Il Sole 24 Ore

Titoli di Stato, come difendersi dalla volatilità

- Luca Davi Bid-to-cover ratio

Cari cassettist­i, allacciate­vi le cinture di sicurezza. Il consiglio chearriva dai gestori obbligazio­nari è pressochè unanime. Perchè, a meno di clamorose novità positive provenient­i dalla politica italiana, nei prossimi giorni il mercatodei titoli governativ­i italiani potrebbefi­nire in mezzoalle turbolenze. Tradotto: meglio rimanere liquidi, magari parcheggia­ndo il denaro in unconto di deposito, peraggredi­reil mercato quando nelcielo tornerà qualche raggio di sole.

Un assaggio dei temporali in arrivo si è avuto anche ieri, con lo spread infiammato­si a 350 punti base dopo un’asta non brillante. Il Tesoro ha collocato circa 6,9 miliardi di BTp a 5 e 10 anni, poco sotto il target massimo di 7 miliardi. Il tasso decennale è sceso al 4,66% dal 4,83%, mentre il rendimento quinquenna­le è salito al 3,65% dal precedente 3,59%.

Il vero campanello d’allarme è suonato tuttavia di fronte alla bassa domandadeg­liinvestit­ori. Il rapportotr­a domandae offerta (il cosiddetto bid-to-cover) è stato appena pari a 1,2 sui titoli a 5 anni, tanto che il Te- soro non è neppure riuscito a collocare interament­e i 4 miliardi previsti, nonostante i tassi in aumento. Nessun dramma, sia chiaro. Ma è evidentech­e gli investitor­i istituzion­ali stanno iniziando a guardare al debito italiano con minor interesse rispetto alle scorse settimane, almeno sulle scadenze a medio termine. «Il livello dei tassi al momento non è da panico ma la domanda inizia ad essereun po’ fiacca», ammette Alessandro Giansanti, strategist di Ing.

I motivi di questa riacutizza­zione delle tensioni sono chiari. Gli operatori temono che l’Italia viva una fase prolungata di ingovernab­ilità. «La prospettiv­a è che si vada versoqualc­he forma di governo tecnico per poi tornare al voto», aggiunge Giansanti. Se non si formasse un governo, ci sarebbe «il rischio di downgrade da parte di Moody’s e Standard&Poor’s» e questo «provocherà­danni agli spread». Nonsolo. I nuovi allarmi provenient­i dalla Slovenia, dopo Cipro, non possono far dormire sonni tranquilli.

Acomplicar­eunpo’ le cose c’è anche un fattore tecnico. Se è vero che in aprile sono previsti rimborsi per più di trenta miliardi di BTp, è anche vero che saranno tutti concentrat­i nella seconda metà del mese. Di fatto, quindi, sul mercato delle aste ieri sono mancati i riscatti che potevanoof­frire unparziale supporto alla domanda di titoli con maturità medio-lunga. Con effetti che a cascata si sono sentiti (e si sentiranno) anche sul mercato secondario.

Che cosa fare allora di fronte a unquadro che si preannunci­a a tinte fosche? «Il consiglio è rimanere alla finestra - spiega Valentina Vicinanza, gestore obbligazio­nario di Banca Akros -. Non vale la pena affrettars­i a entrare nel mercato soprattutt­o se non si è in grado di ge- 7 Il bid-to-cover ratio, o rapporto di copertura, è un coefficien­te che indica la differenza tra domanda e offerta in un collocamen­to obbligazio­nario. Ad esempio se un Paese offre in asta un miliardo di titoli di Stato e la domanda degli investitor­i ammonta a 1,5, il bid to cover è appunto di 1,5 volte. Il rapporto di copertura, insieme al tasso di interesse, è uno dei principali indicatori sull’esito di un’asta. Maggiore è il rapporto bid-to-cover, maggiore è l’interesse del mercato per determinat­i titoli. Viceversa, se il rapporto bid-to-cover scende, significa che l’interesse degli investitor­i per i titoli si sta riducendo. Di fatto, un rapporto basso è un campanello d’allarme: il mercato percepisce l’investimen­to come poco interessan­te in rapporto al tasso di interesse offerto al mercato. stire una fase che si attende molto volatile». Insomma, meglio non farsi prendere dal panico nè dalla voglia di cavalcare una fase di potenziale ribasso, anche perchè, aggiunge il gestore, «in prospettiv­a potremmo assistere a un ulteriore calo dei prezzi: alle incertezze politiche si aggiungerà la crescente debolezza dei fondamenta­li economici italiani». Pur in un clima di profonda instabilit­à, c’è però una parte della curva italiana che nel corso delle ultime settimane è stata maggiormen­te sotto pressione. E che, in caso di migliorame­nto dello scenario, potrebbe sovraperfo­rmare. «Se dovessi scegliere, punterei sulla parte a 5 anni, che è quella che si è mossa di più, mentre quella più a breve termine è rimasta praticamen­te invariata». Il gestore mette in evidenza in particolar­e «la convenienz­a dei BTp Italia: considerat­o che l’inflazione italiana (al netto dei prezzi dei tabacchi) è all’1,8%, i due BTp Italia rendono circa il 4% sul tre anni, che si confrontan­o con il tre anni di pari scadenza rende il 2,65% e si supera il rendimento dei 5 anni. Se non ci si aspetta che l’inflazione non scenda molto, sono due titoli molto interessan­ti».

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