Titoli di Stato, come difendersi dalla volatilità
Cari cassettisti, allacciatevi le cinture di sicurezza. Il consiglio chearriva dai gestori obbligazionari è pressochè unanime. Perchè, a meno di clamorose novità positive provenienti dalla politica italiana, nei prossimi giorni il mercatodei titoli governativi italiani potrebbefinire in mezzoalle turbolenze. Tradotto: meglio rimanere liquidi, magari parcheggiando il denaro in unconto di deposito, peraggredireil mercato quando nelcielo tornerà qualche raggio di sole.
Un assaggio dei temporali in arrivo si è avuto anche ieri, con lo spread infiammatosi a 350 punti base dopo un’asta non brillante. Il Tesoro ha collocato circa 6,9 miliardi di BTp a 5 e 10 anni, poco sotto il target massimo di 7 miliardi. Il tasso decennale è sceso al 4,66% dal 4,83%, mentre il rendimento quinquennale è salito al 3,65% dal precedente 3,59%.
Il vero campanello d’allarme è suonato tuttavia di fronte alla bassa domandadegliinvestitori. Il rapportotra domandae offerta (il cosiddetto bid-to-cover) è stato appena pari a 1,2 sui titoli a 5 anni, tanto che il Te- soro non è neppure riuscito a collocare interamente i 4 miliardi previsti, nonostante i tassi in aumento. Nessun dramma, sia chiaro. Ma è evidenteche gli investitori istituzionali stanno iniziando a guardare al debito italiano con minor interesse rispetto alle scorse settimane, almeno sulle scadenze a medio termine. «Il livello dei tassi al momento non è da panico ma la domanda inizia ad essereun po’ fiacca», ammette Alessandro Giansanti, strategist di Ing.
I motivi di questa riacutizzazione delle tensioni sono chiari. Gli operatori temono che l’Italia viva una fase prolungata di ingovernabilità. «La prospettiva è che si vada versoqualche forma di governo tecnico per poi tornare al voto», aggiunge Giansanti. Se non si formasse un governo, ci sarebbe «il rischio di downgrade da parte di Moody’s e Standard&Poor’s» e questo «provocheràdanni agli spread». Nonsolo. I nuovi allarmi provenienti dalla Slovenia, dopo Cipro, non possono far dormire sonni tranquilli.
Acomplicareunpo’ le cose c’è anche un fattore tecnico. Se è vero che in aprile sono previsti rimborsi per più di trenta miliardi di BTp, è anche vero che saranno tutti concentrati nella seconda metà del mese. Di fatto, quindi, sul mercato delle aste ieri sono mancati i riscatti che potevanooffrire unparziale supporto alla domanda di titoli con maturità medio-lunga. Con effetti che a cascata si sono sentiti (e si sentiranno) anche sul mercato secondario.
Che cosa fare allora di fronte a unquadro che si preannuncia a tinte fosche? «Il consiglio è rimanere alla finestra - spiega Valentina Vicinanza, gestore obbligazionario di Banca Akros -. Non vale la pena affrettarsi a entrare nel mercato soprattutto se non si è in grado di ge- 7 Il bid-to-cover ratio, o rapporto di copertura, è un coefficiente che indica la differenza tra domanda e offerta in un collocamento obbligazionario. Ad esempio se un Paese offre in asta un miliardo di titoli di Stato e la domanda degli investitori ammonta a 1,5, il bid to cover è appunto di 1,5 volte. Il rapporto di copertura, insieme al tasso di interesse, è uno dei principali indicatori sull’esito di un’asta. Maggiore è il rapporto bid-to-cover, maggiore è l’interesse del mercato per determinati titoli. Viceversa, se il rapporto bid-to-cover scende, significa che l’interesse degli investitori per i titoli si sta riducendo. Di fatto, un rapporto basso è un campanello d’allarme: il mercato percepisce l’investimento come poco interessante in rapporto al tasso di interesse offerto al mercato. stire una fase che si attende molto volatile». Insomma, meglio non farsi prendere dal panico nè dalla voglia di cavalcare una fase di potenziale ribasso, anche perchè, aggiunge il gestore, «in prospettiva potremmo assistere a un ulteriore calo dei prezzi: alle incertezze politiche si aggiungerà la crescente debolezza dei fondamentali economici italiani». Pur in un clima di profonda instabilità, c’è però una parte della curva italiana che nel corso delle ultime settimane è stata maggiormente sotto pressione. E che, in caso di miglioramento dello scenario, potrebbe sovraperformare. «Se dovessi scegliere, punterei sulla parte a 5 anni, che è quella che si è mossa di più, mentre quella più a breve termine è rimasta praticamente invariata». Il gestore mette in evidenza in particolare «la convenienza dei BTp Italia: considerato che l’inflazione italiana (al netto dei prezzi dei tabacchi) è all’1,8%, i due BTp Italia rendono circa il 4% sul tre anni, che si confrontano con il tre anni di pari scadenza rende il 2,65% e si supera il rendimento dei 5 anni. Se non ci si aspetta che l’inflazione non scenda molto, sono due titoli molto interessanti».