Controffensiva degli «Stati-banca»
La reazione dei due Governi: le nostre economie non sono malate
La crisi cipriota ha creato nuovo allarme sia sui mercati finanziari che nell’establishment politico della zona euro. Per mesi lo sguardo è stato rivolto ai Paesi con un elevato debito pubblico. Oggi la preoccupazione è rivolta agli Stati membri caratterizzati da un settore bancario molto grande rispetto alla taglia dell’economia nazionale. Ieri il Governo lussemburghese ha voluto rassicurare gli investitori; lo stesso ha fatto Malta, a conferma di quanto sia controverso il salvataggio della piccola isola mediterranea.
«Il Lussemburgo è preoccupato dalle recenti dichiarazioni fatte nel contesto della crisi cipriota - ha spiegato il Governo del Granducato guidato dal premier Jean-Claude Juncker, ex presidente dell’Eurogruppo, in un insolito comunicato - dichiarazioni esacerbate da confronti tra settori finanziari internazionali nella zona euro e da riflessioni sulla grandezza del settore finanziario rispetto al prodotto interno lordo del Paese e sui presunti rischi che ciò porrebbe per la sostenibilità economica e di bilancio».
Il Governo ha sottolineato le differenze tra la situazione cipriota e quella lussemburghese, nonostante cifre a tutta prima preoccupanti. Il settore bancario di Cipro pesa otto volte il prodotto interno lordo del Paese. Quello lussemburghese rappresenta oltre venti volte il Pil del piccolo Granducato. Nel comunicato, il Lussemburgo spiega che il suo settore bancario è «fondamentalmente internazionale» perché il paese è la porta d’ingresso di investimenti diretti in tutta Europa.
Le misure usate per Cipro - ristrutturazioni bancarie con perdite per obbligazionisti e depositanti - sono ritenute una minaccia dal Granducato, fosse solo perché creano incertezza per tutti coloro che hanno conti nel piccolo Paese. «La taglia appropriata di un settore finanziario non può essere determinato in funzione del Pil», spiega il Lussemburgo. Più importanti sono «la qualità e la stabilità del settore» e «la sua taglia non tanto rispetto all’economia nazionale ma piuttosto in rapporto alla zona euro e al mercato interno nel loro insieme».
Il ragionamento sarebbe pienamente convincente se la zona euro si fosse dotata di un’unione bancaria e di un bilancio federale. Le cose stanno diversamente, e ormai anche il Lussemburgo si sente coinvolto dalla crisi debitoria. Ciò detto, secondo la Berenberg Bank, solo l’8% degli attivi bancari nel Paese è detenuto da banche locali (rispetto a una quota del 71% a Cipro). La differenza non è banale: si può immaginare che in caso di crisi finanziaria le filiali straniere verrebbero aiutate dalle case madri.
Più incredibile è il debito implicito del piccolo Paese (comprensivo dei futuri oneri pensionistici): pari al 1.115% del Pil, secondo la Stiftung Marktwirtschaft di Colonia, tra i più elevati d’Europa.
In questo contesto, da La Valletta, parlando al Times of Malta, anche il governatore Josef Bonnici ha definito «fuorvianti» i paralleli tra Cipro e Malta, che ha bilanci bancari pari a sette volte il Pil nazionale. I casi lussemburghese, maltese o cipriota fanno paura, ma non sono peggiori di altri a livello internazionale: le Isole Cayman hanno un Pil di 2,3 miliardi di dollari e attività bancarie per 1,75 mila miliardi di dollari.