Istat: il fatturato dell’industria in discesa dell’1,3% a gennaio
Il presidente Giovannini: la crisi continua soprattutto per le imprese orientate al mercato interno
«La crisi continua, soprattutto per le imprese che sono orientate al mercato interno». Così il presidente dell’Istat, Enrico Giovannini, ha commentato ieri i dati su fatturato e ordinativi relativi al mese di gennaio. I numeri dicono infatti che in gennaio il fatturato dell’industria, al netto della stagionalità, è diminuito dell’1,3% rispetto a dicembre 2012, con un calo dell’1,7% sul mercato interno e una riduzione dello 0,4% mensile su quello estero. Se invece si guarda alla dinamica tendenziale, corretta per gli effetti di calendario (i giorni lavorativi sono stati 22 contro i 21 di gennaio 2012), il fatturato totale diminuisce del 3,4% su base annua, con una riduzione del 5,5% sul mercato interno e un aumento dell’1,2% su quello estero.
Analogamente, per quel che riguarda gli ordinativi, si registra una riduzione congiunturale dell’1,4%, sintesi di un calo del 3% degli ordini interni e di un incremento dell’1,3% di quelli esteri. Ma nel confronto con il mese di gennaio 2012, invece, l’indice grezzo degli ordinativi segna una variazione negativa del 3,3%. L’aumento tendenziale più marcato si registra nelle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (+7,2%), mentre il calo più rilevante si osser- va nella fabbricazione di mezzi di trasporto (-8,8%).
A dar conto di una crisi che nel mercato domestico non accenna ad allentare la sua morsa, ci sono però anche i dati diffusi sempre ieri dall’Istat a proposito della produzione nelle costruzioni. A gennaio 2013 questa produzione costruzioni è diminuita dell’1,4% rispetto a dicembre, ma su base annua il tonfo è del 12% (dato corretto per gli effetti di calendario), mentre l’indice grezzo segna un calo tendenziale del 9%. Infine, c’è una caduta dei consumi interni ben visibile anche attraverso i dati delle vendite al dettaglio: a gennaio, si è verificato un calo del 3%, sintesi di una riduzione del 2,3% delle vendite di prodotti alimentari e del 3,3% di quelle di prodotti non alimentari. Su base congiunturale la contrazione è dello 0,5%, nonostante i saldi di fine stagione. Spiega l’ufficio studi della Confcommercio: le vendite al dettaglio di gennaio «mostrano un calo rilevante (-0,5%) che, in valore reale, si avvicina all’1 per cento. In termini tendenziali, la contrazione mensile dei consumi supera costantemente il 4% reale almeno dall’ottobre scorso». Questo, secondo l’associazione, definisce la gravità della crisi e - aggiunge - del vuoto di domanda confermato sia dalla circostanza che le variazioni nominali sono negative per tutti i comparti di spesa, sia dal fatto che anche il canale discount perde in termini di giro d’affari». Federdistribuzione ne deduce che «bisogna evitare in tutti i modi un ulteriore aumento dell’Iva a luglio, un provvedimento depressivo dei consumi il cui rilancio deve invece essere il perno sul quale fondare la ripresa». Le prospettive per l’anno in corso sono in ogni caso, secondo il suo presidente Giovanni Cobolli Gigli, «estremamente preoccupanti».