Il Sole 24 Ore

Berlusconi: da noi il nome per il Colle

Senza intesa sul Quirinale più lontana l’ipotesi di un’uscita dall’aula del Senato per non impedire la nascita dell’esecutivo

- Ni. Ba.

«La vicenda è chiusa e l’ha chiusa Bersani che ora si trova nel vicolo cieco in cui si è infilato». Angelino Alfano nella tarda serata di ieri sembrava ultimativo. Eppure in coda alle parole del segretario del Pdl qualche speranza residua c’è, quando, nel rivolgersi idealmente a Bersani, lancia un mezzo appello: «Sta a lui, ora, rovesciare la situazione, se vuole e se può, nell’interesse del Paese».

Le speranze di un esito condiviso, a ben guardare, sono poche. Ma nel partito di Berlusconi si vuole utilizzare fino all’ultimo minuto utile alla ricerca di un accor- do. A condizione però di non cedere terreno: il segretario democratic­o può andare a palazzo Chigi se al Quirinale va una personalit­à proposta dal centro-destra. E si affacciano nei colloqui riservati i nomi di Marcello Pera, Antonio Martino e Gianni Letta.

Oggi il presidente del Consiglio incaricato chiuderà le consultazi­oni per poi salire al Colle a riferire sul risultato degli incontri. Il Cavaliere - secondo i ben informati - sarebbe tuttavia intenziona­to a mantenere il punto. Tocca a Bersani, questo è il pensiero, decidere l’intesa con il Pdl (pronto a uscire dall’aula del Senato per non im- pedire la nascita dell'Esecutivo) e avere, così, i voti necessari a dar vita a un governo. O diversamen­te chiudere su tutto, compreso il nome della personalit­à da mandare al Quirinale. Occupando, così, tutte le cariche istituzion­ali, come accaduto sinora.

Al momento la strada però è tutta in salita nonostante le voci che hanno tenuto banco per tutto il giorno a Montecitor­io secondo cui il Cavaliere avrebbe dato il via libera a un’intesa. Che le cose non stiano così lo si intuisce anche dalle battute serali di Alfano. Un discorso che se, da un lato, serve a tacitare chi considera l’accordo già raggiunto, dall’altro è un modo per rilanciare, prima che il tempo scada, l’offerta di collaboraz­ione. Qualcuno accredita al contempo nel Pdl l’indiscrezi­one che siano le stesse modalità di trattativa utilizzate da Alfano oggetto di discussion­e dentro il partito. La sensazione di questi esponenti pidiellini è che il segretario sia andato oltre la linea concordata dal Cavaliere, forzando la mano nel chiudere a tutti i costi l’intesa più di quanto voglia in realtà Berlusconi. E, a riprova, si fa notare il fatto che l’ex premier si sia affidato anche ad altri "ambasciato­ri", Gianni Letta in testa, per capire fino a che punto ci siano i margini per negoziare con il segretario democratic­o.

Intanto ad Arcore pensano anche al possibile dopo Bersani. Nonostante si dica ufficialme­nte che l’unica alternativ­a sia tornare al voto, il Pdl è convinto che il capo dello Stato sia pronto ad affidare l’incarico a una personalit­à super partes per tentare di dar vita a un governo di larghe intese. Questo rimescoler­ebbe ulteriorme­nte le carte, forse aprendo qualche spiraglio in più sulla casella in cima ai pensieri di Berlusconi, il Quirinale.

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