Berlusconi: da noi il nome per il Colle
Senza intesa sul Quirinale più lontana l’ipotesi di un’uscita dall’aula del Senato per non impedire la nascita dell’esecutivo
«La vicenda è chiusa e l’ha chiusa Bersani che ora si trova nel vicolo cieco in cui si è infilato». Angelino Alfano nella tarda serata di ieri sembrava ultimativo. Eppure in coda alle parole del segretario del Pdl qualche speranza residua c’è, quando, nel rivolgersi idealmente a Bersani, lancia un mezzo appello: «Sta a lui, ora, rovesciare la situazione, se vuole e se può, nell’interesse del Paese».
Le speranze di un esito condiviso, a ben guardare, sono poche. Ma nel partito di Berlusconi si vuole utilizzare fino all’ultimo minuto utile alla ricerca di un accor- do. A condizione però di non cedere terreno: il segretario democratico può andare a palazzo Chigi se al Quirinale va una personalità proposta dal centro-destra. E si affacciano nei colloqui riservati i nomi di Marcello Pera, Antonio Martino e Gianni Letta.
Oggi il presidente del Consiglio incaricato chiuderà le consultazioni per poi salire al Colle a riferire sul risultato degli incontri. Il Cavaliere - secondo i ben informati - sarebbe tuttavia intenzionato a mantenere il punto. Tocca a Bersani, questo è il pensiero, decidere l’intesa con il Pdl (pronto a uscire dall’aula del Senato per non im- pedire la nascita dell'Esecutivo) e avere, così, i voti necessari a dar vita a un governo. O diversamente chiudere su tutto, compreso il nome della personalità da mandare al Quirinale. Occupando, così, tutte le cariche istituzionali, come accaduto sinora.
Al momento la strada però è tutta in salita nonostante le voci che hanno tenuto banco per tutto il giorno a Montecitorio secondo cui il Cavaliere avrebbe dato il via libera a un’intesa. Che le cose non stiano così lo si intuisce anche dalle battute serali di Alfano. Un discorso che se, da un lato, serve a tacitare chi considera l’accordo già raggiunto, dall’altro è un modo per rilanciare, prima che il tempo scada, l’offerta di collaborazione. Qualcuno accredita al contempo nel Pdl l’indiscrezione che siano le stesse modalità di trattativa utilizzate da Alfano oggetto di discussione dentro il partito. La sensazione di questi esponenti pidiellini è che il segretario sia andato oltre la linea concordata dal Cavaliere, forzando la mano nel chiudere a tutti i costi l’intesa più di quanto voglia in realtà Berlusconi. E, a riprova, si fa notare il fatto che l’ex premier si sia affidato anche ad altri "ambasciatori", Gianni Letta in testa, per capire fino a che punto ci siano i margini per negoziare con il segretario democratico.
Intanto ad Arcore pensano anche al possibile dopo Bersani. Nonostante si dica ufficialmente che l’unica alternativa sia tornare al voto, il Pdl è convinto che il capo dello Stato sia pronto ad affidare l’incarico a una personalità super partes per tentare di dar vita a un governo di larghe intese. Questo rimescolerebbe ulteriormente le carte, forse aprendo qualche spiraglio in più sulla casella in cima ai pensieri di Berlusconi, il Quirinale.