Le commissioni restano in naftalina
Niente Governo, niente commissioni. E niente leggi, salvo quelle (i decreti) che intanto passeranno al vaglio delle due speciali commissioni appena insediate a Montecitorio e palazzo Madama. Lo storico, amaro calice dei provvedimenti costretti a fare anticamera e a restare in naftalina, si ripete inevitabilmente anche in questo avvio di legislatura. A dispetto delle voglie del M5S di "fare le leggi comunque", anche se nel frattempo i Ddl con le firme in calce dei grillini continuano a latitare. All’insegna del "sotto la protesta niente", o molto poco.
E così ancora oggi, a tredici giorni dall’insediamento delle nuove Camere, la storia si ripete. Magari aggravata dal travaglio per la formazione del nuovo Governo, che se Bersani fallirà, rischia di trascinarsi alle calende greche. Ma non sarebbe un caso eccezionale: nel 1992, undicesima legislatura, le commissioni decollarono dopo 55 giorni. Presidente Giuliano Amato, maggioranza Dc-Psi-PsdiPli. Un record, quasi un’altra epoca storica. Con qualche coincidenza: era l’anno della pre-esplosione di tangentopoli e della manovra da lacrime e sangue dell’Italia sull’orlo del baratro. Ben 40 giorni ci vollero poi per la partenza delle commissioni nel 1994 fino alla formazione del Berlusconi 1 e 41 ne servirono in attesa del Prodi 1 nel 1996. Solo 23 giorni bastarono invece dopo il via libera al Berlusconi 4 del 2008 e appena 26 dopo la nascita del Prodi 2 nel 2006: ma godevano di numeri granitici. Come quelli di cui sempre il Cavaliere disponeva nel 2001: allora le commissioni, record dei record, presero forma dopo soltanto 22 giorni dall’insediamento delle Camere.
Cosa potrà accadere con la legislatura numero 17, quella di oggi, lo diranno i prossimi giorni. Intanto i gruppi, chi più chi meno, stanno preparando la lista di deputati e senatori da destinare alle commissioni legislative e di controllo. Anche quella sarà una vera e propria spartizione di posti. Che Bersani ha promesso di voler risolvere senza fare colpi di mano, non trattenendo tutto per il Pd. Posti per tutti, insomma, tanto più se il suo Governo avrà bisogno di continue stampelle parlamentari. Così i partiti hanno chiesto le preferenze ai propri parlamentari, salvo poi deciderne la destinazione una volta formato il Governo. Da quel momento scatterà la grande distribuzione delle poltrone delle presidenze, molto ambite sia per prestigio che per il potere di interdizione. Con il M5S che ancora una volta fa la voce grossa e pretende (almeno) le commissioni sulla Rai e sui servizi segreti. Ma sia chiaro: i grillini alla spartizione dei posti non partecipano. Loro vigilano.