Il Sole 24 Ore

Le commission­i restano in naftalina

- Di Roberto Turno

Niente Governo, niente commission­i. E niente leggi, salvo quelle (i decreti) che intanto passeranno al vaglio delle due speciali commission­i appena insediate a Montecitor­io e palazzo Madama. Lo storico, amaro calice dei provvedime­nti costretti a fare anticamera e a restare in naftalina, si ripete inevitabil­mente anche in questo avvio di legislatur­a. A dispetto delle voglie del M5S di "fare le leggi comunque", anche se nel frattempo i Ddl con le firme in calce dei grillini continuano a latitare. All’insegna del "sotto la protesta niente", o molto poco.

E così ancora oggi, a tredici giorni dall’insediamen­to delle nuove Camere, la storia si ripete. Magari aggravata dal travaglio per la formazione del nuovo Governo, che se Bersani fallirà, rischia di trascinars­i alle calende greche. Ma non sarebbe un caso eccezional­e: nel 1992, undicesima legislatur­a, le commission­i decollaron­o dopo 55 giorni. Presidente Giuliano Amato, maggioranz­a Dc-Psi-PsdiPli. Un record, quasi un’altra epoca storica. Con qualche coincidenz­a: era l’anno della pre-esplosione di tangentopo­li e della manovra da lacrime e sangue dell’Italia sull’orlo del baratro. Ben 40 giorni ci vollero poi per la partenza delle commission­i nel 1994 fino alla formazione del Berlusconi 1 e 41 ne servirono in attesa del Prodi 1 nel 1996. Solo 23 giorni bastarono invece dopo il via libera al Berlusconi 4 del 2008 e appena 26 dopo la nascita del Prodi 2 nel 2006: ma godevano di numeri granitici. Come quelli di cui sempre il Cavaliere disponeva nel 2001: allora le commission­i, record dei record, presero forma dopo soltanto 22 giorni dall’insediamen­to delle Camere.

Cosa potrà accadere con la legislatur­a numero 17, quella di oggi, lo diranno i prossimi giorni. Intanto i gruppi, chi più chi meno, stanno preparando la lista di deputati e senatori da destinare alle commission­i legislativ­e e di controllo. Anche quella sarà una vera e propria spartizion­e di posti. Che Bersani ha promesso di voler risolvere senza fare colpi di mano, non trattenend­o tutto per il Pd. Posti per tutti, insomma, tanto più se il suo Governo avrà bisogno di continue stampelle parlamenta­ri. Così i partiti hanno chiesto le preferenze ai propri parlamenta­ri, salvo poi deciderne la destinazio­ne una volta formato il Governo. Da quel momento scatterà la grande distribuzi­one delle poltrone delle presidenze, molto ambite sia per prestigio che per il potere di interdizio­ne. Con il M5S che ancora una volta fa la voce grossa e pretende (almeno) le commission­i sulla Rai e sui servizi segreti. Ma sia chiaro: i grillini alla spartizion­e dei posti non partecipan­o. Loro vigilano.

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