Il Patto non frena la spesa corrente
I consuntivi del 2011
Tra i primi dossier di finanza locale che il prossimo Governo, qualunque sia la sua composizione, dovrà affrontare c’è anche il Patto di stabilità. Lo dicono le convulsioni sullo sblocco dei pagamenti arretrati dopo la semi-apertura di Bruxelles, e lo ribadiscono i numeri dei bilanci comunali messi in fila dalla Corte dei conti nella relazione sulla finanza locale diffusa ieri dalla Sezione Autonomie.
Numeri riferiti ai consuntivi 2011, ma attualissimi nelle loro indicazioni complessive. La prima: il Patto di stabilità non riesce a frenare la spesa corrente dei Comuni, che negli ultimi due anni monitorati è cresciuta del 3,4%, mentre colpisce con decisione sempre maggiore gli investimenti, che nello stesso periodo si sono alleggeriti del 14,9% (nelle Province il crollo è stato del 36,4% nel solo 2011). Cifre che segnano l’approfondirsi delle tendenze riscontrate negli anni passati, e che sono un macigno sulle già fragilissime prospettive di ripresa dei sistemi locali soprattutto nelle costruzioni e negli altri settori a più stretto contatto con le amministrazioni.
Spulciando i dati, i magistrati contabili incontrano un problema in più nei grandi Comuni: anche per sostenere i livelli di spesa corrente in un contesto di tagli, le amministrazioni hanno agito sulla leva fiscale (+8,3% in un anno) e sulle tariffe (+5%), con una dinamica che l’arrivo dell’Imu e i tagli ulteriori da spending review hanno poi addirittura incrementato, moltiplicandoli, nel 2012. Soprattutto al Sud, però, la zoppicante macchina della riscossione non è riuscita a tenere il passo degli accertamenti, contribuendo a squilibrare le casse: nei 117 Comuni e nelle 2 Province «in disa- vanzo», quelli cioè che non sono riusciti a raggiungere un pareggio nemmeno formale, si è aperta una maxi-falla da 1,3 miliardi di euro, alimentata soprattutto dagli 850 milioni di Napoli, dai 204 di Catania e dai 61 di Messina.
Da una parte il solito squilibrio Nord-Sud, dall’altra le criticità dei Comuni a seconda delle rispettive dimensioni, continuano così ad essere, per la Corte dei conti, le principali anomalie del sistema complessivo della finanza locale. Al Centro-Sud si registra un crescente e «improprio» ricorso alla anticipazioni