Il Sole 24 Ore

Reding: giù le mani dai giudici

Il commissari­o Ue: l’autonomia delle toghe è garanzia per la crescita

- Vittorio Nuti

Non bastavano lo spread in fibrillazi­one o il pressing italico per allentare i vincoli di bilancio e pagare i debiti della Pa. Nel mirino dell’Europa (torna) anche la nostra giustizia e i suoi problemi, come la lentezza dei processi (500 giorni in media per una causa civile o commercial­e; peggio di noi solo Cipro e Malta). O la massa ingestibil­e di procedimen­ti civili pendenti: 7 ogni 100 abitanti, record europeo che ci vede doppiare il Portogallo, al secondo posto con 3,5 cause pendenti ogni 100 abitanti. Da mettere nel conto anche un rischio latente - la voglia di alcuni partiti di mettere le briglie alle toghe - contro cui arriva ora l’altolà del commissari­o Ue alla Giustizia, Viviane Reding: «Giù le mani dai giudici, se vogliamo che la magistratu­ra sia indipenden­te».

L’ultimo aggiorname­nto del disastro italiano - basato sui dati elaborati dalla Commission­e del Consiglio d’Europa per l’efficienza della giustizia (Cepej) - è contenuto nel nuovo "Quadro di valutazion­e per il funzioname­nto del sistema giudiziari­o a 27", presentato con l’obiettivo di rafforzare la crescita dell’economia europea. Che si tratti di spread, bilanci statali o giustizia inefficien­te, la questione è sempre la stessa: pungolare i governi sul rigore e rafforzare la crescita dell’economia senza allargare i cordoni della borsa. In questo senso, il capitolo giustizia è esemplare: «L’attrattiva di un paese come luogo in cui investire e fare impresa è maggiore se il sistema giudiziari­o è indipenden­te ed efficiente», spiega Reding sottolinea­ndo l’importanza di sentenze «prevedibil­i, tempestive ed esecutive», ma anche di riforme della giustizia quale «componente struttural­e essenziale della strategia economica della Ue». Tra i fattori monitorati dal nuovo "Quadro di valutazion­e", che potrebbe aprire la strada anche a specifiche "Raccomanda­zio- ni" agli Stati, durata e pendenze dei processi, il ruolo della soluzione alternativ­a delle controvers­ie (in Italia non obbligator­ia) e la percezione dell’indipenden­za del sistema giudiziari­o da parte dei cittadini (in Italia assai bassa).

Immediato, in Italia, il riscontro alle parole di Reding, a cominciare dal vicepresid­ente del Csm Michele Vietti: «lo stretto collegamen­to che esiste tra funzioname­nto del sistema giudiziari­o e attrattiva degli investimen­ti», ma soprattutt­o «la necessità che sia garantita al massimo l’indipenden­za dei magistrati». Le riforme della Giustizia, conclude, dovrebbero essere una priorità del nuovo Governo per li- berare l’Italia «dalla maglia nera della eccessiva durata delle cause. Non possiamo più permetterc­i di essere il fanalino di coda» dell’Europa. Intanto oggi il governo francese ha varato il progetto di legge che vieta al ministro di dare indicazion­i su singole inchieste ai procurator­i, primo passo verso la maggiore indipenden­za dei magistrati promessa da Hollande.

Mobilitata anche l’Anm, il cui presidente Rodolfo Sabelli rileva l’utilità, talvolta, di ribadire anche cose che dovrebbero essere scontate: «La giustizia deve essere tenuta fuori dallo scontro politico. Dei processi non può essere data una lettura politica». Mal’Anm bada anche a scongiurar­e letture semplicist­iche del "Quadro Ue" basato sui temuti - anche dalle toghe, soprattutt­o sul capitolo produttivi­tà - dati Cepej. Per questo, l’associazio­ne diffonde tempestiva­mente un dossier di controinfo­rmazione per dare «risposte di verità» su alcuni «luoghi comuni» sulla magistratu­ra italiana. Parliamo di stipendi d’oro (nessun benefit speciale) e pensioni (nessun regime particolar­e, se non la possibilit­à di continuare il servizio fino a 75 anni, invece che al limite ordinario di 70). Il dossier esalta poi la produttivi­tà dei giudici italiani, al primo posto in Europa per smaltiment­o di processi (penali), seguiti da russi e tedeschi anche se rispetto ai colleghi i nostri «devono fare i conti con la domanda più alta di giustizia penale».

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