Reding: giù le mani dai giudici
Il commissario Ue: l’autonomia delle toghe è garanzia per la crescita
Non bastavano lo spread in fibrillazione o il pressing italico per allentare i vincoli di bilancio e pagare i debiti della Pa. Nel mirino dell’Europa (torna) anche la nostra giustizia e i suoi problemi, come la lentezza dei processi (500 giorni in media per una causa civile o commerciale; peggio di noi solo Cipro e Malta). O la massa ingestibile di procedimenti civili pendenti: 7 ogni 100 abitanti, record europeo che ci vede doppiare il Portogallo, al secondo posto con 3,5 cause pendenti ogni 100 abitanti. Da mettere nel conto anche un rischio latente - la voglia di alcuni partiti di mettere le briglie alle toghe - contro cui arriva ora l’altolà del commissario Ue alla Giustizia, Viviane Reding: «Giù le mani dai giudici, se vogliamo che la magistratura sia indipendente».
L’ultimo aggiornamento del disastro italiano - basato sui dati elaborati dalla Commissione del Consiglio d’Europa per l’efficienza della giustizia (Cepej) - è contenuto nel nuovo "Quadro di valutazione per il funzionamento del sistema giudiziario a 27", presentato con l’obiettivo di rafforzare la crescita dell’economia europea. Che si tratti di spread, bilanci statali o giustizia inefficiente, la questione è sempre la stessa: pungolare i governi sul rigore e rafforzare la crescita dell’economia senza allargare i cordoni della borsa. In questo senso, il capitolo giustizia è esemplare: «L’attrattiva di un paese come luogo in cui investire e fare impresa è maggiore se il sistema giudiziario è indipendente ed efficiente», spiega Reding sottolineando l’importanza di sentenze «prevedibili, tempestive ed esecutive», ma anche di riforme della giustizia quale «componente strutturale essenziale della strategia economica della Ue». Tra i fattori monitorati dal nuovo "Quadro di valutazione", che potrebbe aprire la strada anche a specifiche "Raccomandazio- ni" agli Stati, durata e pendenze dei processi, il ruolo della soluzione alternativa delle controversie (in Italia non obbligatoria) e la percezione dell’indipendenza del sistema giudiziario da parte dei cittadini (in Italia assai bassa).
Immediato, in Italia, il riscontro alle parole di Reding, a cominciare dal vicepresidente del Csm Michele Vietti: «lo stretto collegamento che esiste tra funzionamento del sistema giudiziario e attrattiva degli investimenti», ma soprattutto «la necessità che sia garantita al massimo l’indipendenza dei magistrati». Le riforme della Giustizia, conclude, dovrebbero essere una priorità del nuovo Governo per li- berare l’Italia «dalla maglia nera della eccessiva durata delle cause. Non possiamo più permetterci di essere il fanalino di coda» dell’Europa. Intanto oggi il governo francese ha varato il progetto di legge che vieta al ministro di dare indicazioni su singole inchieste ai procuratori, primo passo verso la maggiore indipendenza dei magistrati promessa da Hollande.
Mobilitata anche l’Anm, il cui presidente Rodolfo Sabelli rileva l’utilità, talvolta, di ribadire anche cose che dovrebbero essere scontate: «La giustizia deve essere tenuta fuori dallo scontro politico. Dei processi non può essere data una lettura politica». Mal’Anm bada anche a scongiurare letture semplicistiche del "Quadro Ue" basato sui temuti - anche dalle toghe, soprattutto sul capitolo produttività - dati Cepej. Per questo, l’associazione diffonde tempestivamente un dossier di controinformazione per dare «risposte di verità» su alcuni «luoghi comuni» sulla magistratura italiana. Parliamo di stipendi d’oro (nessun benefit speciale) e pensioni (nessun regime particolare, se non la possibilità di continuare il servizio fino a 75 anni, invece che al limite ordinario di 70). Il dossier esalta poi la produttività dei giudici italiani, al primo posto in Europa per smaltimento di processi (penali), seguiti da russi e tedeschi anche se rispetto ai colleghi i nostri «devono fare i conti con la domanda più alta di giustizia penale».