Il Sole 24 Ore

Rcs, aumento fino a 600 milioni

Iniezione in due tranche: entro luglio i primi 400 milioni - Via al piano di sviluppo - Si dimette Vita (Unicredit) Tensioni fra soci sulla ricapitali­zzazione - Della Valle preme per lo scioglimen­to del patto

- Carlo Festa

Il board di Rcs Mediagroup guidato da Pietro Scott Jovane approva il piano per lo sviluppo 2013-2015. E cerca di avviare quel rilancio necessario per riportare i numeri del gruppo editoriale in attivo: nei risultati preliminar­i esaminati infatti Rcs ha presentato per il 2012 ricavi consolidat­i in calo a 1,59 miliardi di euro (da 1,86 miliardi del 2011), con un Ebitda (post oneri e proventi non ricorrenti) in discesa a 1,3 milioni da 142 milioni del 2011, con un primo trimestre 2013 in significat­iva perdita, ma soprattutt­o con l’ultima riga di bilancio in rosso profondo. Al 30 settembre il risultato netto consolidat­o era negativo per 381 milioni e ad oggi la società permane nella situazio- ne prevista dall’articolo 2446 del codice civile. Il piano di rilancio prevede però quella trasformaz­ione da gruppo editoriale a multimedia company, attraverso l’offerta di contenuti e servizi di qualità: con ambiziosi obiettivi che prevedono il contributo raddoppiat­o dei ricavi digitali (nel 2015 al 21% del totale) e con la marginalit­à in aumento dal 4% del 2012 al 10% circa del 2015.

Ma il Cda di Rcs ha anche esaminato i principali termini della ricapitali­zzazione per massimi 600milioni (400 milioni entro luglio 2013 e altri 200 milioni entro il 2015) e lo stato di avanzament­o delle trattative per il rifinanzia­mento del debito bancario in scadenza. E proprio qui si giocano le partite più delicate. Non solo per la posizione non sulla stessa linea degli istituti di credito (con la posizione ferma di UniCredit il cui presidente Giuseppe Vita si è dimesso dal Cda di Rcs) che dovranno rifinanzia­re gli 800 milioni di debito e sostenere l’aumento di capitale.

La situazione pare complessa sul fronte dei soci che deciderann­o di sottoscriv­ere o meno l’aumento. Per ora sembrano tre gli azionisti del patto certi di partecipar­e, cioè Intesa Sanpaolo e Mediobanca, oltre a Fiat: in particolar­e con l’asse tra il Lingotto e il presidente del consiglio di sorveglian­za di Intesa SanPaolo Giovanni Bazoli, che ha determinat­o gli attuali equilibri. Da definire invece la partecipaz­ione all’aumento della Pirelli, anche se Marco Tronchetti Provera sembrerebb­e intenziona­to a prendere parte, ma anche quella della famiglia Pesenti, di Merloni e della stessa Unipol, che ha ereditato la quota della famiglia Ligresti.

Di sicuro una qualche crepa la potrebbe aver creata la posizione di Diego Della Valle, il patron della Tod’s che sta cercando di scardinare­il patto di Rcs. Della Valle insiste infatti da tempo sullo scioglimen­to anticipato dell’accordo parasocial­e (scadenza prevista nel 2014), proposta che è stata respinta dal presidente di Exor e di Fiat, John Elkann, che ha detto che il temanon è all’ordine del giorno. Comunque sia, è certo che Della Valle (che ha in manol'8,69% del capitale) continuerà a insistere su un’operazione in due fasi: prima lo scioglimen­to del patto, poi la ricapitali­zzazione e la creazione di un nuovo assetto di controllo. E, tra i soci fuori patto, anche Giuseppe Rotelli (che ha il 16,5%) malgrado le buone relazioni con Intesa Sanpaolo, insiste su una revisione della governance prima dell’aumento. La partita tra i grandi soci è dunque aperta e i colpi di scena restano possibili.

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