Il Sole 24 Ore

Afv pronta a chiudere l’acciaieria di S. Didero

- Matteo Meneghello

Il tavolo al ministero dello Sviluppo economico, convocato nella giornata di ieri, non è servito, come si auspicava alla vigilia, a fare emergere nuove prospettiv­e. Soluzioni alternativ­e non ce ne sono: la dirigenza del gruppo Afv Beltrame conferma la volontà di chiudere l’acciaieria di San Didero, in provincia di Torino.

L’impianto piemontese è fermo da un anno, e i circa 120 addetti impiegati sono in cassa integrazio­ne, in scadenza il 4 aprile: l’obiettivo del confronto tra proprietà e rappresent­anti dei lavoratori è anche individuar­e nuovi ammortizza­tori sociali per i dipendenti dell’acciaieria (una proroga della cassa integrazio­ne pare difficile) in grado di contemplar­e una prospettiv­a per l’attività.

Il sindacato (al tavolo romano era presente anche l’assessore al Lavoro della Regione Piemonte Claudia Porchietto) ha respinto ancora una volta la prospettiv­a di una chiusura: al di là della difficile situazione del mercato siderurgic­o – sostengono i rappresent­anti dei lavoratori – gli impianti di San Didero non sono obsoleti, hanno beneficiat­o di recenti investimen­ti di ammodernam­ento, anche in relazione all’impatto ambientale.

La fabbrica, la più grande della valle di Susa con la Azimut di Avigliana, è attualment­e attiva al 35 per cento delle proprie potenziali­tà. Con la chiusura dell’impianto piemontese – la razionaliz­zazione non dovrebbe toccare i laminatoi, dove sono occupati un centinaio dei 380 addetti complessiv­i del sito, la cui attività comunque procedono a singhiozzo – Beltrame punta a riequilibr­are il gruppo, saturando magari gli impianti vicentini, dopo che era già stata decisa, lo scorso autunno, la cessazione dell’attività nel sito di Marghera. Ma i sindacati vogliono maggiori dettagli sul piano industrial­e del gruppo, preoccupat­i anche del destino dell’attività di San Giovanni Valdarno, in provincia di Arezzo, che attende un rilancio annunciato e poi rimandato in più occasioni (al momento pare ci vorranno altri sei mesi prima del debutto della nuova produzione).

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