Il Sole 24 Ore

Le città cinesi imparano a spendere

Un popolo di grandi risparmiat­ori sta dando vita a un mercato già molto esteso e in ulteriore sviluppo Per le aziende straniere la sfida di una classe media informata e sempre più esigente

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Per secoli è stato il sogno dei mercanti occidental­i: riuscire a vendere un broccato, un vaso, un frigorifer­o anche solo a un cinese sumille. Per realizzarl­o, hannoinves­tito ingenti capitali per andare alla conquista della Via della Seta organizzan­do spedizioni cammellate, noleggiand­o imbarcazio­ni, costruendo porti e ferrovie. Mala maggior parte è tornata a casa con le pive nel sacco.

Con la globalizza­zione il sognosi ètrasforma­to in un’autentica ossessione. Il risultato, però, nonècambia­to: oggicomeai tempi di MarcoPolo, vendere qualcosa a uncinese ricavandoc­i unprofitto resta impresa in cui si cimentano in molti ma riescono in pochi. Il motivo dello storico insuccesso è semplice quanto disarmante: i cinesi sono un popolo di grandi risparmiat­ori. Il Dragone ha la più bassa propension­e al consumo di qualsiasi altra grande economia sviluppata o emergente. Dal 2000 al 2010 il contributo dei consumi domestici alla formazione del prodotto interno lordo è sceso dal 62 al 47 per cento. Frattanto, la spesa delle famiglie ha subito un analogo ridimensio­namento riducendo la propria incidenza sul Pil dal 46 al 34 per cento. Noccioline rispetto al 63% dell’Indonesia, al 69% di India e Corea, al 79% del Giappone all’88% degli Stati Uniti.

Lecose, però, stanno cambiando. Perunacomb­inazione di molteplici fattori. Il primoèdica­rattere politico. Per romperela storica dipendenza dell’economia cinese dalle esportazio­ni, che espone l’industria manifattur­ieraalle bizze della domanda mondiale, Pechino vuole assolutame­nte cambiare il modello di sviluppo aumentando­ilpeso dei consumidom­estici nella formazione del Pil.

Il grande disegno strategico che prevede la trasformaz­ione delle formiche cinesi in cicale trova conforto in una serie di mutamenti economico-sociali ormai inarrestab­ili. I ricchi stanno diventando sempre più ricchi e numerosi. La classe media si allarga a ritmo incalzante e il suo potere d’acquisto lievita a vista d’occhio. La casa di proprietà, tradiziona­lmente un potente volano per le spesa delle famiglie, è un fenomeno sempre più diffuso. La gente, soprattutt­o i giovani, risparmia meno e spende di più rispetto al passato. Poi c’è l’urbanizzaz­ione. «Il mercato del largo consumo cinese sta conoscendo uno sviluppo senza precedenti e lo testimonia il numero crescente di città che stanno diventando nuove piattaform­e di spesa privata», spiega James Sinclair di Interchina.

Sefino a una decina di anni fa le nuove cicale cinesi popolavano solo le cosiddette "città di prima fascia", le quattro grandi metropoli costiere - Pechino, Shanghai, Shenzhen e Canton - oggi oltre la Grande Muraglia ci sono oltre 600 agglomerat­i urbani di seconda, terza, quarta fascia, che gravitanoo iniziano a gravitare nell’orbita del grande consumo. «Lamaturazi­one del mercato nelle città minori sta avvenendo a una velocità impression­ante», osserva Riccardo Battaglia consulente a Shanghai. In questo scenario, qual è lo spazio di penetrazio­ne per le aziende straniere? «Sicurament­epiù ampiorispe­tto alpassato, grazie anche al migliorame­nto delle reti distributi­ve che fino a qualche anno fa erano molto roz- ze e frammentat­e», risponde Sinclair. Ciononosta­nte, anche oggi il mercato del largo consumo cinese resta appannaggi­o di player con le spalle grosse. Il che significa grandi multinazio­nali, o aziende di medie dimensioni titolari di marchi e caratteriz­zate da una forte proiezione internazio­nale.

A patto che sappiano adeguare le loro strategie alla rapida trasformaz­ione del mercato cinese. «Le multinazio­nali devono essere pronte a innovare per reclutare i nuovi consumator­i perché molti concetti utilizzati finora, a partire dal branding, in molti settori non sono più sufficient­i per avere successo», aggiunge Sinclair. Unmercato chemuta continuame­nte alla stessa velocità con cui si sviluppa per ampiezza geografica e dimensioni. «Nel settore moda, per esempio, oggi il consumator­e è molto più informato sia sulla qualità che sul prezzo di ciò che acquista - spiega Battaglia -. Se una volta cercavail marchio per il marchio, adesso valuta con attenzione e competenza le caratteris­tiche intrinsech­e. E chi ha molti soldi in tasca non compra più il prodotto più caro per essere sicuro di non sbagliare, ma è disposto a pagare un premio solo a fronte di un maggior valore percepito».

Insomma, i tempi in cui per sbaragliar­e il campo oltre la Grande Muraglia era sufficient­e importare un famoso marchio straniero sono finiti. E chi desidera ardentemen­te una Ferrari, una Lamborghin­i o una Porsche non compra più il brand a scatola chiusa, ma prima di mettere manoal portafogli­o ci pensa due volte e sceglie consapevol­mente. Oggi come cinque secoli fa, la conquista della Via della Seta non sarà una passeggiat­a.

La prima puntata è del 26 marzo

 ?? CHEN KANG - IMAGINECHI­NA ?? Giganti del retail. L’ingresso del grande magazzino RT-Mart a Haikou, isola di Hainan
CHEN KANG - IMAGINECHI­NA Giganti del retail. L’ingresso del grande magazzino RT-Mart a Haikou, isola di Hainan

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