Il Sole 24 Ore

L’emersione non più rinviabile

Bisogna onorare gli impegni del passato per dare al Paese un futuro

- Di Massimo Bordignon

I debiti delle imprese nei confronti della Pa a fine 2011 erano 91 miliardi: la stima aggiornata è stata fornita in un’audizione dalla Banca d’Italia. «Finalmente, mifa piacere chesi arrivi alle nostre tesi, avevamo detto che erano di più», ha commentato il presidente di Confindust­ria, Giorgio Squinzi, che ha invitato il governo ad accelerare sui rimborsi. Il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, ha illustrato ieri ratio e obiettivi del Dl per i pagamenti, «immediatam­ente applicativ­o» per un’operazione «una tantum» che sblocchi 40 miliardi di crediti conpriorit­à a imprese e profession­isti; poi toccherà alle banche. Suemersion­e e pagamento dei debiti com

merciali della Pa si è creata un gran confusione, sintomo anche di tensioni pre-elettorali non del tutto risolte.

Proviamo allora a mettere giù qualche punto fermo. Primo, l’emersione va fatta, sia per ragioni di giustizia sia per motivi congiuntur­ali. Giustizia, perché è assurdo che lo Stato chieda il rispetto degli impegni presi da parte dei cittadini, in particolar­e sul piano fiscale, quando è esso stesso il primo a non rispettarl­i. Efficienza, perché la situazione congiuntur­ale è pesante, i ritardi nei pagamenti sono aumentati, le imprese non hanno accesso al credito, e un intervento robusto di pagamento dei debiti pregressi potrebbe dare un sostegno importante alla domanda in un momento in cui altre strade non sono praticabil­i.

Secondo, il dilemma debito/indebitame­nto netto della Pubblica amministra­zione, su cui si è accentrata in parte la discussion­e, è in realtà un falso problema. La maggior parte dei debiti commercial­i dell’amministra­zione pubblica, per esempio le fatture delle ASL, sono per l’acquisto di beni e servizi; un loro eventuale rimborso impattereb­be sul fabbisogno e sul debito, ma non sull’indebitame­nto netto, perché questi sono già stati conteggiat­i in competenza e dunque già fanno parte dell’indebitame­nto del passato. Esiste una parte dei debiti che sono stati accesi per finanziare spese d’investimen­to e in questo caso un loro rimborso avrebbe un effetto anche sull’indebitame­nto; è il caso per esempio dei debiti delle amministra­zioni locali per opere pubbliche, che i comuni intendono finanziare con le loro giacenze di cassa presso la tesoreria.

Ma in primo luogo si tratta di cifre limitate e in secondo luogo, se questo è il problema, può essere risolto con interventi ad hoc. Per esempio, immaginand­o un intervento diretto da parte dello stato centrale che finanzia direttamen­te i creditori con l’emissione di titoli di stato, oppure, come nel caso spagnolo, con l’introduzio­ne di un veicolo speciale garantito dallo stato che finanzia i creditori e che si rifà poi sulle amministra­zioni locali. Se c’è un problema con l’indebitame­nto netto per il 2013, cioè con gli impegni presi nei confronti di Bruxelles, questo riguarda il peggiorame­nto del quadro macroecono­mico, non la questione dei debiti pregressi.

Terzo, il problema vero riguarda il futuro piuttosto che il passato. Bisogna evitare che l’intervento ingeneri fenomeni di azzardo morale, premiando i furbi e i disonesti, e bisogna soprattutt­o evitare che gli stessi fenomeni si ripresenti­no nel futuro. L’esperienza spagnola a questo proposito è significat­iva. A un anno dal così detto “Plan Montoro”, con il quale il governo spagnolo ha messo a di-

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