L’emersione non più rinviabile
Bisogna onorare gli impegni del passato per dare al Paese un futuro
I debiti delle imprese nei confronti della Pa a fine 2011 erano 91 miliardi: la stima aggiornata è stata fornita in un’audizione dalla Banca d’Italia. «Finalmente, mifa piacere chesi arrivi alle nostre tesi, avevamo detto che erano di più», ha commentato il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, che ha invitato il governo ad accelerare sui rimborsi. Il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, ha illustrato ieri ratio e obiettivi del Dl per i pagamenti, «immediatamente applicativo» per un’operazione «una tantum» che sblocchi 40 miliardi di crediti conpriorità a imprese e professionisti; poi toccherà alle banche. Suemersione e pagamento dei debiti com
merciali della Pa si è creata un gran confusione, sintomo anche di tensioni pre-elettorali non del tutto risolte.
Proviamo allora a mettere giù qualche punto fermo. Primo, l’emersione va fatta, sia per ragioni di giustizia sia per motivi congiunturali. Giustizia, perché è assurdo che lo Stato chieda il rispetto degli impegni presi da parte dei cittadini, in particolare sul piano fiscale, quando è esso stesso il primo a non rispettarli. Efficienza, perché la situazione congiunturale è pesante, i ritardi nei pagamenti sono aumentati, le imprese non hanno accesso al credito, e un intervento robusto di pagamento dei debiti pregressi potrebbe dare un sostegno importante alla domanda in un momento in cui altre strade non sono praticabili.
Secondo, il dilemma debito/indebitamento netto della Pubblica amministrazione, su cui si è accentrata in parte la discussione, è in realtà un falso problema. La maggior parte dei debiti commerciali dell’amministrazione pubblica, per esempio le fatture delle ASL, sono per l’acquisto di beni e servizi; un loro eventuale rimborso impatterebbe sul fabbisogno e sul debito, ma non sull’indebitamento netto, perché questi sono già stati conteggiati in competenza e dunque già fanno parte dell’indebitamento del passato. Esiste una parte dei debiti che sono stati accesi per finanziare spese d’investimento e in questo caso un loro rimborso avrebbe un effetto anche sull’indebitamento; è il caso per esempio dei debiti delle amministrazioni locali per opere pubbliche, che i comuni intendono finanziare con le loro giacenze di cassa presso la tesoreria.
Ma in primo luogo si tratta di cifre limitate e in secondo luogo, se questo è il problema, può essere risolto con interventi ad hoc. Per esempio, immaginando un intervento diretto da parte dello stato centrale che finanzia direttamente i creditori con l’emissione di titoli di stato, oppure, come nel caso spagnolo, con l’introduzione di un veicolo speciale garantito dallo stato che finanzia i creditori e che si rifà poi sulle amministrazioni locali. Se c’è un problema con l’indebitamento netto per il 2013, cioè con gli impegni presi nei confronti di Bruxelles, questo riguarda il peggioramento del quadro macroeconomico, non la questione dei debiti pregressi.
Terzo, il problema vero riguarda il futuro piuttosto che il passato. Bisogna evitare che l’intervento ingeneri fenomeni di azzardo morale, premiando i furbi e i disonesti, e bisogna soprattutto evitare che gli stessi fenomeni si ripresentino nel futuro. L’esperienza spagnola a questo proposito è significativa. A un anno dal così detto “Plan Montoro”, con il quale il governo spagnolo ha messo a di-