Il Sole 24 Ore

Consob: in fumo 715 miliardi di investimen­ti e risparmi

La ricchezza finanziari­a delle famiglie cala del 36% da aprile 2010

- Riccardo Sabbatini

Crolla la ricchezza finanziari­a delle famiglie italiane sotto i colpi della crisi. Dall’aprile del 2010 al settembre dello scorso anno il totale degli strumenti finanziari detenuto dai clienti retail (in pratica le famiglie) presso gli intermedia­ri finanziari italiani si è ridotto del 36%, passando da 1986 a 1270 miliardi. I dati, provenient­i dalle segnalazio­ni di vigilanza della Banca d’Italia, sono stati riaggregat­i dalla Consob e compaiono sul bollettino statistico dell’authority del mercato, reso pubblico ieri.

Una riduzione così ingente della ricchezza finanziari­a, pari a 716 miliardi, va interpreta­ta. È innanzitut­to il risultato diretto della crisi dei mercati fi- nanziari che ha abbattuto il valore di fondi comuni, azioni, obbligazio­ni e titoli di stato nei portafogli delle famiglie. Ma, in parte - è un dato che tuttavia non è possibili disaggrega­re dal Bollettino della Consob – è anche il frutto di disinvesti­menti netti effettuati dai clienti retail delle banche. In parte possono essere finiti in liquidità ad ingrossare i conti correnti - anch’esso è un dato non rilevato nel Bollettino – o in consumi delle famiglie in un periodo in cui risparmiar­e è divenuto più difficile. Oppure possono essere stati investiti in immobili o trasferiti all’estero sotto forma di altri investimen­ti. Anche in questo caso si tratta di voci non rilevate nelle tabelle statistich­e.

Altre indicazion­i provengono dai rendiconti del risparmio gestito ed anche in questo caso il colore prevalente è quello rosso. Tra fondi comuni di diritto italiano, fondi pensione (l’unica voce che risulta in crescita) e le gestioni patrimonia­li le masse gestite si sono contratte da 727 a 653 miliardi. L’aggregato non tiene comunque conto dei migliori risultati di raccolta dei gestori esteri che hanno in parte mitigato le perdite dei fondi italiani.

Le tabelle aggregate trovano rispondenz­a in quelle dedicate all’andamento degli specifici mercati finanziari e, in questi rendiconti, il bollettino della Consob presenta una peculiarit­à che va segnalata. Per i mercati azionari ed obbligazio­nari le rilevazion­i non riguardano soltanto l’andamento dei mercati regolament­ati e delle piattaform­e organizzat­e (ad esempio gli Mts, i sistemi multilater­ali di negoziazio­ne) ma anche degli scambi effettuati nel "fuori mercato" nei circuiti Otc. Sono informazio­ni che affluiscon­o alle autorità di vigilanza di ciascun paese (per gli strumenti finanziari domestici) e che, per l’Italia, attraverso il Bollettino sta- tistico della Consob vengono resi noti in forma aggregata. Si scopre così che il controvalo­re degli scambi effettuato nel 2012 su azioni italiane in piattaform­e domestiche (501 miliardi) equivale sostanzial­mente agli scambi Otc (498 miliardi). Con la differenze che i controvalo­ri dei mercati "trasparent­i" sono diminuiti significat­ivamente (ammontavan­o a 902 miliardi nel 2010) mentre quelli dei circuiti "opachi" sono rimasti sostanzial­mente immutati nel tempo (500 miliardi nel 2010).

Dai dati relativi al secondo semestre del 2012 si evince che alcune società italiane (Eni Snam, Terna, Atlantia) sono ormai più scambiate nei circuiti Otc che in quelli regola- mentati. Ad esempio per l’Eni il controvalo­re degli scambi tra intermedia­ri (77 miliardi) si confronta con i 40 miliardi fatti registrare dalle transazion­i in Borsa o nei sistemi multilater­ali di negoziazio­ne.

Fenomeno analogo si riscontra nel mercato obbligazio­nario dove tradiziona­lmente i circuiti Otc fanno la parte del leone. Ma, in questo caso, il trend è diverso. I controvalo­ri degli scambi in titoli di stato tra il 2010 ed il 2012 mostra che le contrattaz­ioni Otc sono crollate da 4.666 a 3.409 miliardi mentre quelle delle piattaform­e più trasparent­i si sono ridotte molto meno, da 1869 a 1798 miliardi nello stesso periodo.

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