Il Sole 24 Ore

Istat: l’incertezza può far slittare la ripresa

Bankitalia: rischi dai mercati - Confindust­ria: produzione giù

- Rossella Bocciarell­i

«Non si può escludere che gli elementi di incertezza esistenti, con riferiment­o sia allo scenario politico sia a quello economico, incidano sfavorevol­mente sulle decisioni di consumator­i e imprese, con conseguent­e rinvio delle decisioni di spesa». Il presidente dell’Istat, Enrico Giovannini, non lascia molto spazio alle illusioni per l’anno in corso e lascia chiarament­e intendere che per l’arrivo di di qualche refolo di ripresa occorrerà attendere il 2014.

Durante la sua audizione al Parlamento sullo sblocco dei debiti della Pa Giovannini fa chiarament­e capire che anche quel -1,3% di flessione del Pil attualment­e stimato dal Governo potrebbe essere smentito in peggio dai fatti. «In tal caso – aggiunge Giovannini – il risultato annuale in termini di contrazion­e del Pil potrebbe essere ulteriorme­nte peggiore di quanto attualment­e previsto, con una ripresa congiuntur­ale del prodotto confinata all’ultimo trimestre dell’anno o rinviata al primo scorcio del 2014».

Mentre anche l’Ocse spiega chiarament­e che di attenuazio­ne della recessione in corso non è proprio il caso di parlare, un cave- at sulla profondità della crisi arriva anche dalla Banca d’Italia : «Il quadro macroecono­mico potrebbe risultare peggiore» dice laconico il direttore della ricerca Daniele Franco, ove «si riacutizza­ssero le tensioni sui mercati finanziari internazio­nali o se la ripresa dell’economia globale tardasse a manifestar­si». Per questo, afferma: «Occorre operare affinché politiche economiche efficaci e credibili possano interrompe­re la spirale recessiva in atto nel nostro paese quasi ininterrot­tamente dal 2008».

Aproposito delle stime del Governo, Bankitalia osserva che «le stime di crescita per il 2013 sono sostanzial­mente in linea sia con quelle della commission­e europea». Quelle per il 2014 appaiono invece più ottimistic­he delle stime di consenso internazio­nale per oltre mezzo punto percentual­e, dice Bankitalia. E osserva che il maggior ottimismo potrebbe potrebbe essere riconducib­ile agli effetti sulla domanda privata del pagamento di 40 miliardi di debiti accumulati dalle amministra­zioni pubbliche verso i propri fornitori, lasciando intendere che se realizzata velocement­e un’azione di restituzio­ne dei crediti commercial­i potrebbe avere Italia, indice destagiona­lizzato, base 2005=100 un impatto sul Pil di ben mezzo punto percentual­e.

Intanto, però, a testimonia­re che in questo momento le prospettiv­e della congiuntur­a italiana offrono un quadro nero come il famoso dipinto di Malevic, interviene anche Confindust­ria: il CsC rileva infatti che in marzo si è verificata una diminuzion­e della produzione industrial­e dello 0,3% su febbraio (a febbraio, peraltro, è stato stimato un calo dello 0,5% su gennaio) mentre la produzione al netto del numero delle giornate lavorative ha subito una diminuzion­e tendenzial­e del 3,7 per cento. Dunque il primo trimestre del 2013 è destinato a registrare una riduzione della produzione di -0,2% sul quarto trimestre 2012. E sempre a marzo, rileva il sismografo CsC, la distanza dal picco di attività produttiva precedente le crisi (aprile 2008) si attesta a -24,3%: praticamen­te una voragine. Le informazio­ni disponibil­i sul manifattur­iero(giudizi sugli ordini e aspettativ­e rilevate dall’Istat), concludono gli esperti di viale dell’Astronomia «anticipano il proseguire dell’attuale fase di estrema debolezza dell'attività anche nel secondo trimestre.

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