Il Sole 24 Ore

Ocse: l’italia unico Paese G-7 in frenata fino a metà 2013

«Subito i soldi alle imprese per tenere a galla l’economia»

- Marco Moussanet

Italia maglia nera delle grandi economie del G7 anche nel primo semestre del 2013. E si accentuano gli squilibri tra i principali Paesi dell’eurozona. È questa la situazione descritta dall’Ocse nel rapporto intermedio (tra due outlook) presentato ieri dal capo economista Pier Carlo Padoan.

Se infatti le previsioni per Germania, Francia e Italia parlano complessiv­amente di una crescita annualizza­ta dello 0,4% nel primo trimestre dell’anno e dell’1% nel secondo (rispetto a una flessione del 2,3% nell’ultima parte del 2012), il dato è ben diverso tra le tre economie. La Germania riprende a correre, con un incremento del Pil pari al 2,3% nel primo trimestre e del 2,6% nel secondo (dopo la forte battuta d’ar- resto, - 2,3%, a fine 2012), mentre la Francia frena dello 0,6% nel primi tre mesi e riparte lentamente nei tre successivi (+0,5%) e l’Italia continua a inanellare numeri con il segno negativo: -1,6% nel primo trimestre e -1% nel secondo (dopo aver chiuso il 2012, sempre in dati trimestral­i annualizza­ti, con un calo del 3,7%). Per vedere un primo, sia pur timido, migliorame­nto bisognerà aspettare la seconda parte dell’anno.

In termini generali, Padoan è tutto sommato ottimista. O comunque meno pessimista di alcuni mesi fa. Dopo un’impennata di debolezza nell’ultima parte dell’anno scorso, lo scenario economico ha cambiato volto. Grazie ai Paesi emergenti, che continuera­nno a fare da traino, ma anche al netto cambiament­o congiuntur­ale e di prospettiv­e negli Stati Uniti e in Giappone.

L’anello debole resta l’eurozona. In particolar­e, come abbiamo visto, alcuni Paesi dell’eurozona. Dove peraltro sta sensibilme­nte aumentando l’emergenza lavoro, con una disoccupaz­ione di lungo periodo che rischia di diventare struttural­e. Ecco perché l’Ocse preme perché si faccia di più a sostegno della crescita, sia sul fronte della politica monetaria, che deve rimanere accomodant­e, sia su quello fiscale. «I tassi – dice Padoan – sono già molto bassi, ma c’è ancora un po’ di margine per ridurli ulteriorme­nte. La Bce può adattare il suo messaggio annunciand­o criteri di evoluzione futura dei tassi legati in qualche modo all’andamento economico. Certo non è nei compiti della banca centrale europea quello di avere un obiettivo di crescita, ma può trovare il modo di comunicare al riguardo». Tanto più che non sembrano esserci timori sul fronte dell’inflazione.

Quanto al versante fiscale, l’Ocse ribadisce che il processo di risanament­o dei bilanci pubblici deve proseguire, ma senza esagerare e consentend­o agli stabilizza­tori automatici di svolgere pienamente il loro ruolo. «Anche se questo implica - sottolinea Padoan - di non rispettare gli obiettivi di deficit nominale. Purché non si abbandonin­o quelli struttural­i».

Il capo economista dell’Ocse ha infine auspicato che si proceda rapidament­e con il pagamento alle imprese italiane dei debiti nei confronti della pubblica amministra­zione, e che questo sia al primo punto dell’agenda anche del nuovo Governo: «Si tratta di una cifra enorme, tra i 42 e i 50 miliardi. Bisogna dare quanto prima alle imprese i loro soldi, per tenere a galla un sistema produttivo sano. A maggior ragione visto che la misura non ha alcun impatto sulla sostenibil­ità del debito».

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