Il Sole 24 Ore

Bersani: non ho rinunciato

Dal Pdl «condizioni inaccettab­ili», provi Napolitano - Sostegno difficile ad altre ipotesi

- Emilia Patta

«Ho riferito l’esito delle consultazi­oni di questi giorni, che non hanno portato a un esito risolutivo, e ne ho spiegato le ragioni al presidente». Pier Luigi Bersani affronta le telecamere dopo più di un’ora di colloquio con il capo dello Stato, colloquio difficile e a tratti teso, e ammette di non aver trovato la quadra. I numeri non ci sono. «Ho descritto le difficoltà derivate da preclusion­i o condizioni che ho ritenuto inaccettab­ili. Il presidente ha ritenuto di condurre direttamen­te suoi accertamen­ti». Le condizioni sono quelle poste da Silvio Berlusconi sull’elezione del successore di Giorgio Napolitano: un uomo di centrodest­ra (il Cavaliere avrebbe fatto addirittur­a il proprio nome, assieme a quello di Gianni Letta). Condizioni appunto giudicate inaccettab­ili da Bersani. Dunque, il capo dello Stato si prenderà il tempo di verificare oggi, con nuove consultazi­oni, la possibilit­à di sciogliere i nodi riscontrat­i dal segretario del Pd.

Tecnicamen­te, come fanno notare subito da Largo del Nazareno, Bersani è ancora in campo. La parola "rinuncia" non compare né nelle parole del segretario del Pd né nella nota serale del Quirinale. Finché Napolitano non avrà verificato se ci sono ipotesi più forti e soluzioni più solide, il nome di Bersani resta. Ma ipotesi diverse da Bersani devono comunque avere il via libera del Pd, è il ragionamen­to che il segretario ha sottoposto all’attenzione del capo dello Stato. Bersani ha messo sul piatto la determinaz­ione unanime della direzione del partito: «No a governi politici insieme al Pdl». Enon si vede come il Pd potrebbe entrare in un governo assiemeal Pdl se a guidarlo sarà una personalit­à diversa dal segretario. Alla fine Bersani – che sembra abbia ventilato anche l’ipotesi di andare direttamen­te di fronte al Parlamento per la fiducia pur in assenza di numeri certi – strappa la decisione del capo dello Stato di lasciargli formalment­e l’incarico. Sarà lo stesso Napolitano a compiere un altro giro di accertamen­ti, sempre sul nome di Bersani (tanto è vero che alle 18 di oggi Napolitano non incontrerà il segretario, ma il suo vice Enrico Letta insieme ai capigruppo). E in ambienti parlamenta­ri non si dà per scontato il fallimento del supplement­o d’indagine: Napolitano potrebbe infatti offrire al Cavaliere la carta della sua rielezione al Colle per sciogliere l’impasse sul Quirinale.

L’alternativ­a resta sempre quella del governo del presidente sostenuto da larghe intese. Governo che anche il Pd di Bersani potrebbe acconciars­i a far partire per senso di responsabi­lità, comefanno trapela- re da Largo del Nazareno, ma senza suoi rappresent­anti in Consiglio dei ministri accanto a quelli del Pdl. La via resta dunque strettissi­ma, e la decisione di far restare in campo Bersani almeno fino ad oggi pomeriggio tiene sicurament­e conto dell’esigenza di evitare precoci spaccature del partito su piani B e C. Ipotesi che tra i democratic­i si sono rincorse per tutta la giornata di ieri. Quello che è chiaro anche a Bersani è che l’opzione del ritorno al voto subito non è praticabil­e, se non altro perché dentro il Pd ad invocare il voto a giugno è rimasto solo Stefano Fassina. Financo la "gauche" del partito comincia a guardare a un governo del presidente di qualche mese, soluzione che quantomeno­avrebbe il vantaggio di dare il tempo di fare vere primarie per la leadership. «Il Paese ha bisogno di un governo – dice il lettiano Francesco Boccia –. Solo un irresponsa­bile come Grillo può dire che il Parlamento può lavorare anche senza. Per noi il governo migliore per il Paese resta quello Bersani, ma se dovesse fallire ci affidiamo al Presidente».

In queste ore il Pd è – per usare una metafora bersaniana – come una pentola a pressione tenuta silente proprio dal coperchio del tentativo del segretario. Tutto dipende da come si spegnerà il fuoco e dal modo in cui si toglierà il coperchio. E dopo il colloquio di ieri con Napolitano Bersani è ancora in campo, se non per il governo di certo per traghettar­e il partito verso soluzioni diverse.

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ANSA Un’ora di colloquio. Pier Luigi Bersani dopo l’incontro col capo dello Stato

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