Il Sole 24 Ore

Berlusconi non arretra: intesa sul Colle o elezioni

Il Cavaliere potrebbe chiedere la conferma di Napolitano

- Barbara Fiammeri

Il Pdl stamattina tornerà al Colle con la stessa posizione manifestat­a in questi giorni: pronti a un Governo di larghe intese anche a guida Pd ma a patto di un accordo per un nome condiviso al Colle espression­e del centrodest­ra. In caso contrario: elezioni subito, a giugno. Lo ha ribadito ieri in serata lo stesso segretario Angelino Alfano: «Bersani non è uscito dal vicolo cieco. Dobbiamo evitare che in quel vicolo finisca l’Italia. La nostra linea è stata costruttiv­a e non cambierà. Incontrere­mo fiduciosi il presidente Napolitano». Una fiducia che va oltre il Governo. La vera partita per Berlusconi è infatti quella per il Quirinale. Al di là delle dichiarazi­oni, il Cavaliere era pronto ad appoggiare o meglio a far partire anche un monocolore Pd, in cambio del Colle. Una di quelle condizioni che Bersani ha però bollato come «inaccettab­ili». «Bersani ha detto di aver trovato, durante le sue consultazi­oni, preclusion­i e condizioni non accettabil­i. Le uniche preclusion­i che si sono viste in questa incredibil­e settimana sono state quelle del segretario del Pd», replica Brunetta.

Ma il «no» allo scambio spinge inevitabil­mente Berlusconi a trovare un’ipotesi di mediazione. Nel Pdl monta la richiesta per la «rielezione di Giorgio Napolitano». L’ex premier potrebbe ribadirlo già oggi, in occasione delle consultazi­oni al Colle, allo stesso Capo dello Stato. L’attuale inquilino del Quirinale ha detto più volte di non essere disponibil­e. Ma – fanno notare in casa Pdl – «adesso le condizioni sono cambiate e lo sa anche Napolitano». Berlusconi ritiene infatti che Napolitano sia quello che offra maggiori garanzie in termini di «imparziali­tà», almeno tra quelli che definisce gli «esponenti della sinistra».

Quanto al Governo, per il Pdl è in realtà il problema minore. Sono pronti anche a votare un esecutivo istituzion­ale. Il problema però – spiegano nel partito di via dell’Umiltà – è «la debolezza, le divisioni interne al Pd», che potrebbero portare a una resa dei conti ostacoland­o il tentativo del Quirinale di dar vita a un esecutivo. «Noi siamo tranquilli­ssimi», ripetono in coro. Berlusconi è infatti pronto a calare la carta delle elezioni anticipate. Il Cavaliere, forte dei sondaggi che settimanal­mente gli vengono consegnati, è convinto che un voto prima dell’estate lo vedrebbe vincitore. Non solo. Il ritorno alla campagna elettorale porterebbe ad allungare i tempi dei processi che lo riguardano (Ruby e Mediaset), anche grazie al legittimo impediment­o.

Ma c’è chi nel Pdl è meno euforico, meno ottimista. Il timore è che una volta partito il Governo, si creino in Parlamento pericolose convergenz­e tra grillini e democratic­i. E che quelle stesse convergenz­e possano realizzars­i già sul nome del futuro capo dello Stato. Se così fosse, Berlusconi rischiereb­be grosso. Ecco perché il Cavaliere, per sostenere un Governo di larghe intese o far partire un esecutivo guidato dal Pd, ha chiesto che pubblicame­nte i democratic­i manifestin­o la disponibil­ità a lasciare al Pdl l’indicazion­e del nome da far salire al Colle.

Berlusconi non si fida. Teme il trappolone, la partenza del Governo e la successiva chiusura sul Quirinale. «Nessuno può dare garanzie su un voto a scrutinio segreto, che fin dai tempi della prima Repubblica ha riservato non poche sorprese». Per questo – sostengono nel Pdl – si dovrebbe arrivare a rendere paralleli i due percorsi: il voto al Governo e quello per il capo dello Stato. Per realizzare questa contestual­ità, si dovrebbero però accelerare i tempi per la convocazio­ne delle Camere in seduta comune, ovvero Napolitano dovrebbe dimettersi in modo da consentire il voto per il Colle prima di quello di fiducia al Governo. In questo modo «la partita si giocherebb­e a carte scoperte». Ma Napolitano non ama essere messo alle strette. E Berlusconi deve stare molto attento a non alzare troppo la posta. Il rischio è di ripetere l’errore di Bersani, di osare troppo e poi ritrovarsi isolato.

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