Berlusconi non arretra: intesa sul Colle o elezioni
Il Cavaliere potrebbe chiedere la conferma di Napolitano
Il Pdl stamattina tornerà al Colle con la stessa posizione manifestata in questi giorni: pronti a un Governo di larghe intese anche a guida Pd ma a patto di un accordo per un nome condiviso al Colle espressione del centrodestra. In caso contrario: elezioni subito, a giugno. Lo ha ribadito ieri in serata lo stesso segretario Angelino Alfano: «Bersani non è uscito dal vicolo cieco. Dobbiamo evitare che in quel vicolo finisca l’Italia. La nostra linea è stata costruttiva e non cambierà. Incontreremo fiduciosi il presidente Napolitano». Una fiducia che va oltre il Governo. La vera partita per Berlusconi è infatti quella per il Quirinale. Al di là delle dichiarazioni, il Cavaliere era pronto ad appoggiare o meglio a far partire anche un monocolore Pd, in cambio del Colle. Una di quelle condizioni che Bersani ha però bollato come «inaccettabili». «Bersani ha detto di aver trovato, durante le sue consultazioni, preclusioni e condizioni non accettabili. Le uniche preclusioni che si sono viste in questa incredibile settimana sono state quelle del segretario del Pd», replica Brunetta.
Ma il «no» allo scambio spinge inevitabilmente Berlusconi a trovare un’ipotesi di mediazione. Nel Pdl monta la richiesta per la «rielezione di Giorgio Napolitano». L’ex premier potrebbe ribadirlo già oggi, in occasione delle consultazioni al Colle, allo stesso Capo dello Stato. L’attuale inquilino del Quirinale ha detto più volte di non essere disponibile. Ma – fanno notare in casa Pdl – «adesso le condizioni sono cambiate e lo sa anche Napolitano». Berlusconi ritiene infatti che Napolitano sia quello che offra maggiori garanzie in termini di «imparzialità», almeno tra quelli che definisce gli «esponenti della sinistra».
Quanto al Governo, per il Pdl è in realtà il problema minore. Sono pronti anche a votare un esecutivo istituzionale. Il problema però – spiegano nel partito di via dell’Umiltà – è «la debolezza, le divisioni interne al Pd», che potrebbero portare a una resa dei conti ostacolando il tentativo del Quirinale di dar vita a un esecutivo. «Noi siamo tranquillissimi», ripetono in coro. Berlusconi è infatti pronto a calare la carta delle elezioni anticipate. Il Cavaliere, forte dei sondaggi che settimanalmente gli vengono consegnati, è convinto che un voto prima dell’estate lo vedrebbe vincitore. Non solo. Il ritorno alla campagna elettorale porterebbe ad allungare i tempi dei processi che lo riguardano (Ruby e Mediaset), anche grazie al legittimo impedimento.
Ma c’è chi nel Pdl è meno euforico, meno ottimista. Il timore è che una volta partito il Governo, si creino in Parlamento pericolose convergenze tra grillini e democratici. E che quelle stesse convergenze possano realizzarsi già sul nome del futuro capo dello Stato. Se così fosse, Berlusconi rischierebbe grosso. Ecco perché il Cavaliere, per sostenere un Governo di larghe intese o far partire un esecutivo guidato dal Pd, ha chiesto che pubblicamente i democratici manifestino la disponibilità a lasciare al Pdl l’indicazione del nome da far salire al Colle.
Berlusconi non si fida. Teme il trappolone, la partenza del Governo e la successiva chiusura sul Quirinale. «Nessuno può dare garanzie su un voto a scrutinio segreto, che fin dai tempi della prima Repubblica ha riservato non poche sorprese». Per questo – sostengono nel Pdl – si dovrebbe arrivare a rendere paralleli i due percorsi: il voto al Governo e quello per il capo dello Stato. Per realizzare questa contestualità, si dovrebbero però accelerare i tempi per la convocazione delle Camere in seduta comune, ovvero Napolitano dovrebbe dimettersi in modo da consentire il voto per il Colle prima di quello di fiducia al Governo. In questo modo «la partita si giocherebbe a carte scoperte». Ma Napolitano non ama essere messo alle strette. E Berlusconi deve stare molto attento a non alzare troppo la posta. Il rischio è di ripetere l’errore di Bersani, di osare troppo e poi ritrovarsi isolato.