Napolitano in campo: oggi consultazioni sprint
Colloquio teso con Bersani: tentativo con esiti non risolutivi
Più di un’ora di colloquio, molto teso, tra il capo dello Stato e Pierluigi Bersani sfocia in un comunicato sibilino nella forma ma chiaro nella sostanza. Il leader del Pd non rinuncia al pre-incarico ma, di fatto, la mano passa a Giorgio Napolitano. Sarà il presidente della Repubblica, oggi, a fare «personalmente» un altro giro di consultazioni per verificare se è possibile superare la situazione di stallo che ha bloccato Bersani. Dunque, è Napolitano in campo e sarà lui a verificare se è possibile allargare i consensi sul segretario Pd – o puntare su un altro nome – visto che le sue consultazioni «non sono state risolutive». Sono parole chiare quelle che pronuncia il segretario generale del Quirinale, Donato Marra, anche se subito dopo si scatena una ridda di interpretazioni sul fatto che non sia presente la parola «rinuncia». E infatti lo stesso Bersani dirà di non aver rinunciato. Il punto però è che la frizione tra Napolitano e Bersani ha portato a mettere "garbo" istituzionale in quel comunicato per non dare l’idea di una brutale archiviazione del leader Pd.
La tensione è stata su due punti: il primo è che far tramontare il tentativo Bersani esplicita- mente, avrebbe portato subito divisioni nel partito in un momento delicato. E questo è un tema su cui il capo dello Stato è assai sensibile. Il secondo è che Bersani ha ripetuto che una sua uscita di scena avrebbe complicato un appoggio a un eventuale governo istituzionale o di scopo. Insomma, liquidare Bersani sarebbe stato uno schiaffo nella forma e controproducente nella sostanza e, dunque, Napolitano ha deciso un supplemento di consultazioni per vedere se lui – in prima persona – riuscirà a superare lo stallo di cui è parte decisiva la trattativa sul nuovo inquilino del Colle.
Conclusione? Oggi si ricomincia il giro di consultazioni durante il quale il capo dello Stato sarà molto esplicito con tutti i partiti. La sua domanda sarà: quale opzione politica volete? E la risposta dovrà essere pubblica con un’assunzione di responsabilità di ogni forza politica. Le consultazioni finiranno questa sera e già sabato ci dovrebbe essere la sintesi di Napolitano.
L’unica cosa che danno per scontata al Quirinale è una: non ci sarà un governo di minoranza di Bersani o di altri. «Non è mai esistito un governo politico di minoranza a inizio legislatura: l’opzione è stata scartata da Napolitano dall’inizio altrimenti non avrebbe affidato a Bersani un pre-incarico così ben definito. Il presidente non ha cambiato idea»: questo era quello che ripetevano i più stretti collaboratori del Colle. E, in assenza di novità politiche di oggi, questo esclude la possibilità che Napolitano mandi Bersani alle Camere senza maggioranza.
Scartata l’ipotesi di governo politico di minoranza, ne restano in piedi due. O la possibilità che il capo dello Stato riesca a formare un governo istituzionale o di scopo e già circolano i nomi di Fabrizio Saccomanni, Fabrizio Barca o di Luciano Violante o di costituzionalisti come Cheli, Onida o Capotosti. Oppure c’è l’extrema ratio di lasciare il governo Monti fino all’elezione del nuovo inquilino del Colle (dopo il 20 aprile). Napolitano, infatti, non può sciogliere le Camere, dunque, il suo tentativo può essere solo quello di formare un nuovo governo. È vero che fino a qualche giorno fa, prima che esplodesse il caso delle dimissioni di Terzi, l’opzione della permanenza di Monti veniva considerata plausibile ma ora il flop dei "tecnici" ha indebolito questa opzione.
Naturalmente se oggi Napolitano dovesse riuscire a convincere il Pdl o Grillo o un’altra combinazione di partiti sul nome di Bersani, allora il leader del Pd potrà completare il suo pre-incarico che per ora rimane in sospeso. Se questo scenario non ci sarà e le forze politiche ripeteranno ciò che hanno detto finora, allora sarà Napolitano a fare un nuovo nome che vada incontro alla soluzione più gradita ai partiti: governo del presidente o istituzionale. Sabato ci dovrebbe essere la soluzione del rebus: Napolitano ha infatti promesso tempi brevissimi. «L’Italia non può permettersi una crisi istituzionale per molto tempo, né che questa si avviti su se stessa», dicono al Colle guardando ai mercati. E alla luce di questa stessa logica si escludono dimissioni anticipate del Colle visto che resterebbe vacante la più alta carica dello Stato in un quadro politico affatto chiaro e rassicurante.