AL SENATO TRE BLOCCHI E NESSUNA MAGGIORANZA
Il motivo dello stallo in cui si ritrova il sistema politico sta tutto nei numeri del Parlamento uscito dalle elezioni del 24 e 25 febbraio. Tre forze (Pd, Pdl e Movimento 5 Stelle) hanno ottenuto percentuali simili dagli elettori: alla Camera, grazie a un generoso premio di maggioranza assicurato dal sistema elettorale, il Pd ha ben 345 deputati. Al Senato, invece, la lotteria dei premi regionali ha prodotto una situazione bloccata. Pier Luigi Bersani ha tentato di sommare ai suoi voti certi (124), quelli di Scelta civica (21) e Movimento 5 Stelle (53). Senza successo. L’unica altra soluzione per avere una maggioranza era quella di "accettare" i voti del Pdl e della Lega (in totale 107) ma la trattativa non è andata a buon fine per le condizioni imposte da Silvio Berlusconi: indicare un proprio nome per il Quirinale. L’elezione del presidente della Repubblica (dal 15 aprile) è una partita che si intreccia con la formazione del nuovo Governo. I «grandi elettori» chiamati a scegliere il successore di Giorgio Napolitano sono 1.007 (319 senatori, 630 deputati e 58 rappresentanti delle regioni). Nei primi due scrutini la maggioranza richiesta è dei due terzi dell’assemblea: nessuno schieramento si avvicina al quorum di 671. Dopo il terzo scrutinio, però, è sufficiente la maggioranza assoluta: con i suoi 495 voti il centrosinistra ha la possibilità di eleggere un proprio candidato se riuscisse a ottenere l’appoggio di almeno altri nove grandi elettori (magari grazie a un accordo con Scelta civica). La maggioranza assoluta, infatti, è di 504 voti