Il Sole 24 Ore

Grilli: prima i pagamenti alle imprese, poi le banche

I rimborsi saranno estesi anche ai liberi profession­isti

- Dino Pesole

Un decreto legge «immediatam­ente applicativ­o», per un’operazione «una tantum» che serva a sbloccare 40 miliardi di crediti commercial­i delle amministra­zioni pubbliche, con priorità a tutti i fornitori (imprese, profession­isti, persone fisiche). Poi sarà il turno delle banche. I ministri dell’Economia, Vittorio Grilli e degli Affari europei, Enzo Moavero Milanesi illustrano alle commission­i specia- li di Camera e Senato ratio e obiettivi per immettere liquidità nel sistema economico e provare così a spingere sul pedale della crescita con effetti attesi a partire dalla seconda metà dell’anno.

In premessa Grilli chiarisce che con la modifica dei saldi di finanza pubblica all’esame del Parlamento (approvata dalle commission­i speciali e ora in procinto di essere esaminata dalle rispettive assemblee) non viene autorizzat­a nuova spesa corrente. Si tratta di debiti pregressi, valutati in circa 5 punti di Pil, dati che la Banca d’Italia subito dopo aggiorna in circa 90 miliardi. Unapartita che comporta effetti sia sul deficit 2013 (ora indicato al 2,9% contro il precedente 2,4%), sia sul debito. È la conseguenz­a dei diversi criteri di contabiliz­zazione per le spese correnti e in conto capitale. Agli enti locali andrà circa la metà dell’intera torta: 12 miliardi nel 2013 e 7 miliardi nel 2014, mentre per la sanità saranno stanziati 5 miliardi quest’anno e 9 miliardi il prossimo. Infine lo Stato con 7 miliardi in due anni. Quanto ai rilievi avanzati in particolar­e dal Movimento Cinque stelle, ma anche in parte dal Pd, Grilli precisa che non si tratta di "scegliere" se aumentare il deficit per finanziare questa operazione straordina­ria, oppure utilizzare i margini di flessibili­tà concessi da Bruxelles per coprire nuove spese. Nel caso dei debiti commercial­i della Pa, siamo in presenza di spesa già iscritta in bilancio. Nuovi, eventuali interventi andranno finanziati non certo in deficit, poiché in questo caso non è ammessa alcuna deroga da parte di Bruxelles.

Quanto al possibile impatto sul Pil dello "scongelame­nto" di 40 miliardi di debiti della Pa, si ipotizza un incremento dello 0,2% quest’anno e dello 0,7% nel 2014. In tal modo, si passerà da -1,5% a -1,3% nel 2013 e dallo 0,6 all’1,3% nel prossimo anno. La convinzion­e del Governo è che nonostante il nuovo quadro di finanza pubblica, e in virtù di un attento monitoragg­io sui saldi, sarà comunque possibile chiudere con un deficit al di sotto del 3% del Pil, «soglia invalicabi­le», fermo restando il target del deficit struttural­e. Ne consegue che potrà essere confermata l’uscita dalla procedura per disa- vanzo eccessivo, aperta nel 2009 nei confronti del nostro Paese.

Decisivo è l’andamento della spesa per interessi. Se da un lato si registra un risparmio di 5,4 miliardi quest’anno e di 6,6 miliardi nel 2014, grazie alla discesa dello spread rispetto ai valori ipotizzati lo scorso settembre, dall’altro occorre mettere nel conto l’aumento degli interessi per effetto dell’incremento del debito: 400 milioni quest’anno, 1,4 miliardi nel 2014. «Non è un’operazione senza costi, ma la questione dei debiti della Pa è patologica, con i 180 giorni per i pagamenti contro una media europea di 65 giorni».

Nel decreto saranno indicati tempi e priorità per lo sblocco dei crediti: entro 30 giorni giorni le amministra­zioni dovranno far pervenire le relative certificaz­ioni. Altra anomalia da sanare, poiché con la vecchia procedura cartacea sono pervenute richieste dalle 20mila amministra­zioni coinvolte per soli 300 milioni, mentre con la procedura elettronic­a disponibil­e dalla fine del 2012 si sono accreditat­e solo 1.700 amministra­zioni. Per gli enti locali si va verso l’allentamen­to del Patto di stabilità interno, facendo leva sulle giacenze e sulle anticipazi­oni di tesoreria. «Chi ha gli spazi li può utilizzare immediatam­ente al 50%, poi le amministra­zioni dovranno comunicare entro un mese a quanto ammontano i debiti. A quel punto, verificher­emo se c’é capienza sufficient­e». Quanto alle banche (9 miliardi di prosoluti al 31 dicembre 2012), Grilli mette in guardia: «Sarebbe pericoloso introdurre il principio che le banche non vengano pagate. Si blocchereb­be il factoring».

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