Il Sole 24 Ore

Neanche un euro per il terremoto

Tra moratoria fiscale e ricostruzi­one nulla è arrivato dei 12 miliardi stanziati tramite Cdp

- Ilaria Vesentini Natascia Ronchetti

A dieci mesi dal terremoto che ha colpito il cuore produttivo emilianone­mmenouneur­oè ancora arrivato da Roma per far ripartire le fabbriche, afronte dei 12 miliardi stanziati tramite la Cassa depositi e prestiti, tra i 6 per la moratoria fiscale (chiusa a dicembre con domande per appena 750 milioni) e i 6per la ricostruzi­one. Meccanismi troppo complessi confermano l’incapacità del sistema-Paese di camminare allo stesso passo dell’industria. Ei soldi sono solo l’ultima spina di un cespuglio di decreti e leggi che hanno rimandato fino all’ultimo giorno le misure necessarie, in mancanza di una legge nazionale sulle calamità naturali.

La Regione Emilia-Romagna ha dovuto sopperire creando ex novo una cornice legislativ­a. Risultato: 135 ordinanze firmate dal commissari­o Vasco Errani fino a oggi, migliaia di pagine di leggi e di rivisitazi­oni di atti precedenti. Una giungla burocratic­a. Chetestimo­nia peròanche dell’impegno della Regione per adattare le norme alle esigenze di famiglie e imprese.

L’assenza di un governo a pieno regime negli ultimi mesi, tra campagna elettorale e vuoto istituzion­ale post-voto, ha ulteriorme­nte compromess­o la capacità di risposta a un’area di oltre 3mila chilometri quadrati che genera quasi il 2% del Pil nazionale, con danni al sistema produttivo per più di 5 miliardi, che salgono a 11,5 con abitazioni, scuole, ospedali, edifici comunali. «Quasi tutti i giorni – dice l’assessore regionale alle Attività produttive, Gian Carlo Muzzarelli – sollecitia­mo le firme e lo sblocco dei decreti. L’impasse post voto non giustifica i continui rinvii, Governo e dirigenti di Palazzo Chigi sono ancora in carica».

Che qualcosa nonfunzion­i lo te- stimonia il numero di domande "Sfinge" (l’iter telematico per la richiesta di contributi da parte delle imprese). Appena 59 quelle validate dalla Regione, per oltre 41 milioni, ma nessuna pratica è ancora liquidata. Eppure i 6 miliardi per la ricostruzi­one sono disponibil­i dal 10 gennaio, conerogazi­oni acadenza mensile. E se le prime tre tranche sono andate a vuoto, per l’Abi nonci sarà la sperata corsail prossimo 10 aprile. I numeri salgono per le pratiche "Mude", quelle per abitazioni private, negozi e uffici: 13 liquidate finora dalle banche per 300mila euro, un’altra quarantina di domande in pagamento in aprile (prevede l’Abi), a fronte di 330 procedure già trasformat­e in "cambiali Errani" (17 milioni di euro), nonché altre 1.211 istanze in lavorazion­e e 551 domande accettate.

Ma la preoccupaz­ione che i soldi non arrivino perché non vengono richiesti, sta salendo tra istituzion­i, associazio­ni di categoria, banche e sindacati, tutti riuniti due giorni fa in Regione per cercare soluzioni. Stremate, le aziende hanno fatto fronte alla ripartenza con risorse proprie. E subiscono, come in tutto il Paese, l’effetto del credit crunch, «perché i protocolli firmati dalle banche e i plafond per le zone terremotat­e sono stati più pubblicità a loro favore che ossigeno perle Pmi», denuncia la Cnadi Modena. L’ansia è amplificat­a dal ricordo del fiasco della moratoria su tasse e contributi (avanzano inutilizza­ti ancora 5,25 miliardi). La ria- pertura di una seconda finestra per garantire unprestito senza interessi con cui pagare tributi, contributi e premi, annunciata in dicembre, è solo uno dei nodi da sciogliere.

«Il Governo deve trasferire ancora i fondi del bando da 50 milioni a sostegno della ricerca delle imprese delle filiere del cratere – ricorda Muzzarelli – e deve allargare gli ammortizza­tori agli autonomi. Sono leggi già approvate, questo stand-by è inspiegabi­le. Ma per prima cosa serve la proroga dello stato di emergenza almeno sino a fine anno». Per assicurare liquidità alle aziende e permettere alle banche di anticipare una quota (si parla di un 20%) dei contributi nel momento in cui il beneficiar­io riceve l’attestazio­ne (senza aspettare l’asseverazi­one del profession­ista, causa prima del collo di bottiglia nell’iter dei rimborsi) occorre poi una intesa tra Governoe Banca d’Italia. Darisolver­e anche il problema dei pagamenti della Pa, dopo lo sforzo dell’EmiliaRoma­gna, che ha speso 150 milioni per tagliare i tempi della sanità prima di tutto a favore del distretto biomedical­e di Mirandola.

Tra le altre richieste, alle quali o questo o il prossimo Governo dovranno dare risposte rapidament­e, ci sono il bando con fondi Inail per il migliorame­nto sismico degli immobili non danneggiat­i (misura da allargare quest’anno a imprese artigiane senza dipendenti ed agricole) e la questione degli studi di settore. Per la Regione – che ne sta discutendo con l’agenzia delle Entrate – serve che non siano attivati per il 2012 e occorre una soluzione per i danneggiat­i anche per il 2013. Infine, dopo lo spostament­o a settembre dell’approvazio­ne dei bilanci delle società di capitali, Roma deve firmare una norma per spalmare le perdite 2012 su cinque annualità.

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