Il Sole 24 Ore

Il Pil Usa cresce più del previsto

La cura della Fed sta aiutando l’economia americana: dinamica positiva per gli investimen­ti delle imprese Al rialzo le stime nell’ultimo trimestre 2012 (+0,4%) grazie all’immobiliar­e

- M.val.

L’economia americana è tuttora in cura dalla Federal Reserve, ma le condizioni del "paziente" migliorano. Il prodotto interno lordo degli Stati Uniti ha marciato al passo dello 0,4% nel quarto trimestre del 2012, anziche’ dello 0,1% calcolato in precedenza e di una contrazion­e dello 0,1% temuta nella stima iniziale.

La crescita ha dato fiducia a Wall Street per avventurar­si verso nuovi record: l’indice Standard & Poor’s 500 è entrato, per la prima volta dall’ottobre del 2007, in territorio nel corso della mattinata. Le sfide della lunga convalesce­nza dalla crisi non sono però finite: la revisione del Pil è stata leggerment­e inferiore alle attese dello 0,5 per cento. E dal mercato del lavoro, di recente in ripresa, sono arrivati segni deludenti: le richieste settimanal­i di sussidi di disoccupaz­ione sono aumentate più del previsto, di 16.000 unità a 357.000. Indicatori manifattur­ieri della regione industrial­e del Midwest e di Chicago hanno inoltre mostrato una stagnazion­e in marzo.

Gli analisti pronostica­no in media un passo della crescita che potrebbe raggiunger­e il 2% nel primo trimestre del 2013. Non ancora abbastanza per rassicurar­e la Fed e alterare la sua politica monetaria, varando una exit strategy da tassi di interesse vicini allo zero e da acquisti obbligazio­nari di Quantitati­ve Easing da 85 miliardi al mese. «La tendenza sottostant­e della crescita è incoraggia­nte _ ha dichiarato Laura Rosner, economista di BNP Paribas _ Ma resta lo spettro dell’impatto di strette fiscali che dovrebbe farsi sentire quest’anno».

A sostegno dell’espansione, nel trimestre scorso, hanno giocato la spesa delle aziende e una diminuzion­e del deficit commercial­e. Gli investimen­ti in costruzion­i, in particolar­e, sono aumentati del 16,7%, il massimo da oltre un anno, e la spesa in attrezzatu­re e software è salita dell’11,8% portando in dote 0,82 punti percentual­i al Pil. Il settore immobiliar­e residenzia­le ha continuato a sua volta a dare prove di risanament­i: gli investimen­ti in abitazioni si sono impennati del 17,6 per cento. La riduzione del disavanzo nell’interscamb­io ha contribuit­o altri 0,33 punti percentual­i all’espansione.

L’austerity, soprattutt­o i tagli alla spesa militare scattati negli ultimi mesi del 2012, ha invece agito da freno. La spesa governativ­a, in calo per combattere i deficit, nell’insieme ha sottratto 1,4 punti percentual­i, con flessioni del 22,1% degli stanziamen­ti militari, un record negativo dal 1972. Queste pressioni potrebbero aumentare ulteriorme­nte, con tagli automatici per 85 miliardi di dollari già concordati e possibli nuove intese per sanare i conti pubblici. Le scorte di magazzino delle imprese, in un segno di cautela, hanno a loro volta limato 1,52 punti dal Pil nei tre mesi passati.

A conti fatti, questa è stata l’ultima revisione del dato del 2012: l’anno scorso l’economia statuniten­se è cresciuta del 2,2%, un andamento modesto seppure in accelerazi­one rispetto all’1,8% del 2011. Nel dato di ieri erano contenuti anche i profitti aziendali, a loro volta testimoni della ripresa: nel trimestre sono saliti del 2,3 per cento. Altri recenti dati hanno offerto indicazion­i di crescita: le vendite al dettaglio, sintomo dei consumi che rappresent­ano due terzi dell’attività economica, hanno battuto le attese e il tasso di disoccupaz­ione è sceso al 7,7% in febbraio dal 7,9 per cento. La percentual­e dei senza lavoro rimane tuttavia nettamente al di sopra del 6,5% che è l’obiettivo esplicito adottato dalla Banca Centrale. E le incertezza sulla ripresa - dal lavoro alla gestione del deficit fino a potenziali shock da nuove crisi oltreocean­o - hanno eroso la popolarità del presidente Barack Obama nei sondaggi: la sua efficacia nel gestire l’economia è oggi giudicata alla pari con gli avversari repubblica­ni.

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