Sudafrica in ansia per il suo Mandela
Ricoverato in ospedale
Quel che stupisce è l’assenza di notizie. E il silenzio dei sudafricani, semplicemente in attesa di un evento inevitabile ma che tutti vorrebbero ancora lontano. Nelson Rolihlahla Mandela, immortale come gli dei. «Sono il maestro del mio destino, il capitano della mia anima», dice "Invictus", la poesia vittoriana di W.E. Henley, che Madiba ha recitato a se stesso per tutta la vita: sotto il cielo di Umtata dove è nato, nelle prigioni dei bianchi, per darsi il coraggio di affrontare le sfide del primo presidente del Sudafrica democratico e multirazziale.
Nella notte fra mercoledì e giovedì, Nelson Mandela, 95 anni a luglio, è stato di nuovo ricoverato in un ospedale di Johannesburg. Si è riacutizzata l’infezione polmonare che a dicembre lo aveva costretto a un ricovero di 16 giorni. È la conseguenza della tubercolosi contratta nel bagno penale di Robben Island, nel quale ha passato 18 dei suoi 27 anni di carcere.
«Nel momento in cui si sono accorti della nuova infezione, i medici hanno preferito essere cauti, decidendo per il ricovero immediato: data la sua età e la sua storia». È tutto quello che può dire Mac Maraj che fu ministro dei Trasporti di Mandela nel 1994 e ora è il portavoce del presidente Jacob Zuma.
Non vengono date altre informazioni sullo stato di salute di Mandela: quando è arrivato in ospedale era perfettamente cosciente, è il solo ulteriore dettaglio diffuso. Non sono previsti bollettini medici nelle prossime ore. Non è stato nemmeno dato il nome dell’ospedale nel quale Madiba è stato ricoverato: presumibilmente quello di Houghton, il quartiere tranquillo alle porte di Johannesburg dove Mandela vive. La richiesta di Maraj è di lasciare al paziente e alla famiglia la tranquillità e la privacy necessarie.
«È l’unica cosa che ora possiamo fare per Madiba». Madiba è il nome del suo clan, nel Transkey, ed è usato da tutti come segno di rispetto e contemporaneamente di affetto.
«Faccio appello alla gente del Sudafrica e al mondo intero perché preghino per l’amato Madiba. Abbiamo piena fiducia nei medici», dice Jacob Zuma, il terzo presidente del Sudafrica democratico.
Sembra un invito drammatico, forse è solo un gesto scaramantico: Zuma lo aveva fatto anche a dicembre, durante il terzo ricovero, concluso con l’apparente guarigione. Questo è il quarto, sempre per le stesse ra- gioni: l’infezione polmonare e calcoli biliari.
Così, in attesa di notizie, il Sudafrica ha circondato il suo Madiba in una nuvola di amore silenzioso. Bisogna essere ottimisti, è una specie di impegno nazionale. Solo con grande cautela - premettendo di averlo sentito dire da altri - qualcuno commenta sommessamente che il ricovero dell’altra notte è stato troppo repentino. Che forse qualche motivo di preoccupazione, c’è.
Sotto la compostezza nazionale, da tempo si agitano le acque interessate dello showbiz: le più grandi reti televisive del mondo hanno preparato una logistica holliwoodiana, in previsione della morte di Mandela, considerata già da qualche tempo «evento dell’anno, l’anno in cui accadrà » . Qualche network aveva cercato di accaparrarsi esclusive, cercando di mettersi d’accordo con qualcuno dei numerosi parenti di Mandela. Creando scandalo nella famiglia e nel Paese.