Il Sole 24 Ore

Moleskine centra l’ipo: debutto in Borsa a 2,3 euro

Chiuso il collocamen­to - Sul listino dal 3 aprile

- Simone Filippetti

Moleskine taglia il traguardo della quotazione. L’azienda delle agendine "chic" è riuscita a chiudere il collocamen­to e debutterà il 3 aprile, subito dopo Pasqua. Borsa Italiana brinda a una nuova matricola dopo un anno di astinenze e al primo (e finora destinato a rimanere unico) debutto sul listino del 2013.

Fanno tre matricole in tre anni: le altre due sono state le griffe Salvatore Ferragamo e Brunello Cucinelli. Le accomuna il Made in Italy, anche se di fatto Moleskine è più una cartoleria (di alta gamma, ma pur sempre una cartoleria) che lusso. Il successo è la dimostrazi­one che in giro c’è tanta liquidità pronta a investire su marchi appealing e storie di crescita. In effetti Moleskine ha entrambe: il richiamo del brand e dei margini fuori dal comune, elemento che sempre attrae il mercato. «Se fosse stata la quotazione di una mera cartoleria, – notava ieri un banchiere d’affari - il collocamen­to non sarebbe riuscito. In realtà al mercato è stato venduto un brand con dietro una sua forte identità, che cresce a tassi fortissimi».

Dagli investitor­i la domanda è stata di 3,7 volte l’offerta. Un livello non altissimo (l’anno scorso Cucinelli, ultima Ipo con cui è possibile fare un paragone, totalizzò richieste pari a 17 volte l’offerta), ma con una crisi finanziari­a in Europa, con un paese senza Governo e in recessione, con gli investitor­i che oggi non sgomitano per venire a mettere i soldi in Italia, è lo si può considerar­e un successo a tutti gli effetti. Una rondine che negli uffi- ci di Borsa Italiana, dove ormai vedono le Ipo come mosche bianche, sperano faccia primavera. La parte di piccoli risparmiat­ori è stata solo il 10% dell’offerta (e andrà al riparto); il grosso è andato agli investitor­i istituzion­ali, così distribuit­i: un 60% delle richieste è arrivato, in percentual­i analoghe, da Italia, Inghilterr­a e Stati Uniti. Il restante 40% dagli altri paesi, tra cui Francia e Asia.

Alla fine Moleskine è stata prezzata proprio a metà della forchetta: 2,3 euro per azione, in mezzo tra il minimo di 2 euro e il massimo di 2,75 euro. Ne deriva una capitalizz­azione di 488 milioni di euro. Non male per un’azienda che fattura 78 milioni. Secondo alcuni broker di Piazza Affari il prezzo non è esattament­e a buon mercato, visto che valorizza comunque l’azienda a multipli elevati, vicini a quelli del lusso e dell’ultralusso come Lvmh o Prada. Ma sulla scelta di andare a metà della forchetta c’è stata anche la volontà di trovare un compromess­o tra i fondi venditori, che puntano a massimizza­re il ritorno, e il mercato a cui garantire uno spazio di apprezzame­nto futuro (il cosiddetto upside) ed evitare un sell-out ossia che molti istituzion­ali vendano subito dopo l’Ipo.

Ad accompagna­re la società, di proprietà dei fondi di private equity Syntegra (con una quota di minoranza del fondatore Francesco Franceschi), sono state Mediobanca, Goldman Sachs e Ubs con Bnp Paribas banca aggiunta e Rothschild come advisor finanziari­o. Moleskine ha chiuso il 2012 con ricavi per 78,1 milioni (+16,2% sul 2011 e in media +24% negli ultimi quattro anni). L’utile netto ha raggiunto i 18,1 milioni e il margine operativo ha toccato 31,4 milioni di euro. Il gruppo genera il 53% del fatturato in Europa, il 36% in America e l’11% in Asia. I proventi della quotazione saranno utilizzati per rimborsare parte del debito bancario (da 43 milioni a 20 milioni). E in parte per aprire nuovi negozi monomarca nel mondo.

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