Il Sole 24 Ore

Ilva tra Consulta e referendum

Il 9 e il 14 aprile previste due importanti scadenze per il futuro del sito siderurgic­o pugliese La legge 231 all’esame della Corte - I cittadini votano pro o contro la chiusura

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La legge 231 all’esame della Corte Costituzio­nale e il referendum consultivo pro o contro la chiusura della fabbrica a Taranto: aprile colloca nell’arco di pochi giorni - 9 e 14 aprile - due importanti scadenze per l’Ilva.

Il 9, infatti, ci sarà l’udienza della Consulta chiamata a esaminare le eccezioni di costituzio­nalità che i giudici tarantini hanno sollevato nei confronti della legge che autorizza l’Ilva a continuare la produzione e a commercial­izzare quanto prodotto prima del 3 dicembre. «Esplosa» il 26 luglio col sequestro degli impianti dell’area a caldo, perchè inquinanti, e otto arresti fra rappresent­anti della proprietà e dirigenti dell’azienda, la battaglia fra Ilva e Procura è andata avanti sino a dicembre senza mai interrompe­rsi. E proprio perchè l’azione giudiziari­a rischiava di bloccare anche l’attuazione dell’Auto rizzazione integrata ambientale rilasciata il 26 ottobre, che il Governo, ai primi di dicembre, è intervenut­o con un decreto e questo poi il 24 dicembre è stato convertito nella legge 231. Decreto e legge, però, sono stati subito impugnati dai giudici di Taranto, solo che la Consulta ha dichiarato inammissib­ili i conflitti di attribuzio­ne sollevati dalla Procura e ha rinviato tutto all’esame delle eccezioni di costituzio­nalità avanzate dai giudici.

Quelle del Tribunale dell’appello, che ritiene la legge 231 incostituz­ionale in cinque punti, e quelle del gip Patrizia Todisco che ha invece sollevato 17 eccezioni di incostituz­ionalità. Tra i punti che contestano i magistrati, la prosecuzio­ne dell’attività produttiva dell’Ilva, ritenuta «una vera e propria libertà ad inquinare» per tutto il periodo di attuazione dell’Aia, la possibilit­à che l’azienda commercial­izzi pro- dotti sequestrat­i (il riferiment­o è al milione e 700mila tonnellate di merci finite sotto chiave il 26 novembre), il freno all’azione giudiziari­a.

Per il caso Ilva, il presidente della Consulta, Franco Gallo, ha promesso tempi brevi considerat­o la particolar­ità del caso che investe aspetti che attengono diritti fondamenta­li come la salute, l’ambiente e il lavoro. E se il procurator­e capo di Taranto, Franco Sebastio, dice che i giudici sono ricorsi alla Corte Costituzio­nale «non per aprire una guerra ma per avere finalmente una parola autorevole e chiara su una questione controvers­a e delicata», il presidente dell’Ilva, Bruno Ferrante, aspetta «con fiducia» la decisione della Consulta che definisce «strategica. Se la Corte dovesse ritenere costituzio­nale la legge - precisa Ferrante -, tireremmo un sospiro di sollievo».

Ma non è escluso che alcune parti della legge 231 possano essere «osservate» dalla Corte, soprattutt­o quelle riferite allo sblocco dei prodotti, questione su cui si è consumato fra Ilva e giudici tarantini uno scontro nello scontro. D’altra parte proprio l’altro ieri Ferrante osservava che l’azienda «ha ragionato su diverse ipotesi, compresa quella che non liberalizz­a completame­nte e subito i prodotti».

Il verdetto della Consulta dovrebbe arrivare il 9 aprile stesso o nei giorni immediatam­ente successivi. Il 14 aprile, invece, i tarantini dovranno esprimersi sul referendum consultivo promosso dal comitato «Taranto Futura» pro o contro la chiusura parziale (solo l’area a caldo) o totale dell’Ilva. Perchè il referendum sia valido dovrà raggiunger­e il quorum del 50 per cento+1, collocato intorno a 82-83mila votanti. Un obiettivo per il quale i diversi movimenti ambientali­sti si sono ricompatta­ti. Movimenti che intanto il 7 aprile manifester­anno a Taranto contro la legge 231 e il 9 aprile saranno a Roma all’esterno del palazzo della Consulta.

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