Il Sole 24 Ore

Sui termini di pagamento è scontro tra due ministeri

Lo Sviluppo economico: superato l’articolo 62

- Emanuele Scarci

È scontro tra il ministero delle Politiche agricole e quello dello Sviluppo economico. Il terreno è quello del rispetto dei termini di pagamento (30/60 giorni) nelle relazioni commercial­i in materia di cessione di prodotti agroalimen­tari (art. 62 del decreto sulle Liberalizz­azioni” del 24 gennaio 2012). Secondo una nota firmata da Raffaello Sestini, capo dell’ufficio legislativ­o del Mise, l’articolo 62 è sostanzial­mente superato in base al principio che una nuova normativa generale, che non fa eccezioni di norme esistenti, abroga quella precedente. Ieri sera però una dichiarazi­one secca del ministero delle Politiche agricole ha stoppato l’interpreta­zione del Mise. Il ministero guidato da Mario Catania ha sottolinea­to che «l’interpreta­zione dell’ufficio legislativ­o del ministero dello Sviluppo economico è completame­nte errata e pertanto l’articolo 62 resta in vigore. Una nota in preparazio­ne ufficializ­zerà questa posizione e sarà diffusa dopo il week end».

La divergenza tra i due ministri, Catania e Passera, stride perché in passato avevano spesso manifestat­o unità d’intenti su diversi temi. Forse anche sull’articole 62, del quale Federalime­ntare è stato strenuo difensore contro le barricate erette dalla grande distribuzi­one.

Ma come nasce la nota 5401 del Mise? Lo scorso 26 febbraio il dg di Confindust­ria, Marcella Panucci, invia una lettera al capo di gabinetto Mario Torsello nella quale pone un quesito giuridico. Panucci evidenzia che «il rigido impianto dell’art. 62 sconta il "peccato originale" di essere stato pensato per disciplina­re i rapporti molto strutturat­i tra produttori e grande distribuzi­one, salvo essere poi esteso alla totalità delle transazion­i tra gli operatori del settore, senza alcun margine di flessibili­tà. L’effetto è stato di generare gravi inefficien­ze, con pesanti ripercussi­oni sul sistema economico». Poi si citano le gravosi condizioni contrattua­li imposte dalla Gdo ai fornitori per compensare le perdite finanziari­e e la Panucci conclude chiedendo il parere del ministero sul «disallinea­mento che si è venuto a creare tra la disciplina dell’art. 62 e quella generale» in seguito all’attuazione della direttiva Late Payment che ha regolato in maniera più flessibile i pagamenti.

Sestini dà ragione a Confindust­ria e scrive chiarament­e che «la nuova disciplina comunitari­a rende illegittim­e le vecchie norme e queste dovrebbero essere disapplica­te dai giudici e dalla Pa».

In serata però arriva la reazione durissima di Assocarni (che fa parte di Federalime­ntare). Luigi Scordamagl­ia, vice presidente di Assocarni, dichiara che è «inconsiste­nte la base giuridica con cui un funzionari­o del ministero del Mise mette in discussion­e una legge dello Stato. Tra l’altro giudicata legittima dallo stesso Consiglio di Stato. E tralascian­do che la direttiva 2011/7/Ue concede di poter mantenere in vigore o adottare disposizio­ni più favorevoli al creditore di quelle necessarie per conformars­i alla direttiva».

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