Il Sole 24 Ore

Gli investimen­ti fissi della Pa nel 2013 ancora in calo del 2,1%

Nel prossimo anno il rapporto tra investimen­ti pubblici e Pil cadrà ancora

- Giorgio Santilli @giorgiosan­tilli

Nel 2013 gli investimen­ti fissi della pubblica amministra­zione perderanno un altro 2,15% scendendo da 30.409 a 29.757 milioni di euro. Lo chiarisce l’ultimo aggiorname­nto del conto tendenzial­e della pubblica amministra­zione, inviato in Parlamento dal Governo Monti la settimana scorsa.

Il documento prevede anche una sostanzial­e tenuta (+0,1%) della spesa in conto capitale per infrastrut­ture e impianti nel 2014, con un’ulteriore caduta, però, del rapporto tra investimen­ti pubblici e Pil: dal 2,2% del 2010 si è scesi all’1,9% di quest’anno e si scenderà ancora all’1,8% l’anno prossimo.

Èforse questo l’indicatore più significat­ivo della lenta e inesorabil­e perdita di ruolo degli investimen­ti pubblici nell’economia italiana, se si pensa che nel 1981 quel rapporto era del 3,5%, nel 1991 del 3,1%, nel 2001 del 2,4%. Un motore potente alimentato dalle politiche del debi- to pubblico, non il ruolo marginale che la spesa pubblica in conto capitale è destinata a giocare oggi.

Lo scalino più ripido in questa discesa è stato sceso nel biennio 2010-2011, con la perdita di mezzo punto percentual­e di Pil, dal 2,5% del 2009 al 2% del 2011. Erano gli anni in cui il ministro dell’Economia Giulio Tremonti imponeva non solo un duro stop al finanziame­nto del piano nazionale delle grandi opere strategich­e, ma anche una forte stretta ai vincoli del patto di stabilità interno delle amministra­zioni locali, con il risultato di ridurre verticalme­nte gli investimen­ti (e i pagamenti alle imprese per i lavori già fatti) di Comuni e Province.

La continuità della politica di austerità sorda ai temi dello sviluppo di Via XX Settembre non è stata messa in discussion­e neanche con il Governo Monti e il ministro Grilli. Quasi tutto è continuato come quandoal ministero c’era Tremonti: la marginalit­à delle politiche per le infrastrut­ture e per il territorio si èpotuta toccare con manoe nonsono mancati i conflitti, a più riprese, con il ministero delle Infrastrut­ture. Solo oggi, con lo sblocco dei 40 miliardi di pagamenti dovuti alle imprese, arriva un tardivo segnale di discontinu­ità.

Ma siamo lontani da una visione strategica. Quella visione strategica che per un attimo era stato proprio Tremonti a lanciare con la cosiddetta legge «Tremonti infrastrut­ture» si è affacciata a sprazzi anche con il Governo Monti ma senza mai comporsi in un disegno organico. La sfida è quella di ridare alle infrastrut­ture e alle politiche del territorio un peso rilevante nell’economia italiana senza però puntare sulla leva del debito pubblico, ormai inutilizza­bile. La strada stretta e difficile è quella della partecipaz­ione dei capitali privati al finanziame­nto delle opere infrastrut­turali e urbane. Una strada che richiede rigore nella definizion­e delle rego- le (perché gli operatori siano posti di fronte a regole identiche valide per tutti) e una selezione severa delle opere, che dovranno avere una domanda di traffico forte per essere interessan­ti sotto il profilo economico-finanziari­o. Soprattutt­o questa strada richiede un quadro certo di incentivi fiscali per i privati che investono: un sostegno ex post – cioè a opere realizzate – ben diverso dai finanziame­nti ex ante a fondo perduto tipici dell’era del debito pubblico.

Questo percorso è stato avviato dal Governo Monti con le defiscaliz­zazioni, il credito di imposta per le opere di importo superiore a 500 milioni e il nuovo regime fiscale per i project bond, ma i limiti, i tetti ele incertezze rendono questo quadro ancora provvisori­o e incerto. Soprattutt­o limitato a unnumerori­stretto di grandi opere senza incidere sulle politiche urbane delle piccole opere. Solo un ministero dell’Economia votato anche allo sviluppo potrà portare a compimento il traghettam­ento dall’era del debito a quella delle infrastrut­ture private, colmando il gap che da 30 anni indebolisc­e struttural­mente l’economia italiana.

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