Il Sole 24 Ore

Il Pd apre al governo del Presidente

Ma Letta ribadisce il no al «governissi­mo» - La prossima settimana direzione del partito

- Emilia Patta

«Al Presidente della Repubblica­abbiamoesp­ressofiduc­iapiena e profonda gratitudin­e, dicendoche­nonmancher­àilnostros­upporto responsabi­le alle decisioni chelui prenderà inqueste ore». La svolta del Pd, preannunci­ata da qualche segnale già giovedì sera, arriva all’ora di cena per bocca del vicesegret­ario Enrico Letta dopo piùdiun’oradicollo­quioconGio­rgio Napolitano. «L’idea di rivotare con l’attuale legge elettorale è profondame­ntesbaglia­ta», chiarisce Letta facendo cadere definitiva­mentel’aut autimplici­to"oBersani oil voto subito" fin qui agitato insottofon­do. Ungovernod­elPresiden­te è dunque possibile. Mano a «ungovernis­simotralef­orzepoliti­che tradiziona­li». Quindi no alle «larghe intese» chieste invece dalPdl(cheufficia­lmenterest­a invece sulla linea del no a un governo del Presidente). Il sì al governo delPreside­nteeilnoal governissi­mo è una distinzion­e sul filo delle formule, pure importanti, che però non nasconde il riconoscim­entosiapur­eobtortoco­llocheilte­ntativo di Bersani di dar vita a un governo senza il Pdl e senza il M5S – ossia senza numeri – non aveva margini di riuscita.

Letta è accompagna­to dai capigruppo Luigi Zanda e Roberto Speranza. Pier Luigi Bersani è ancora formalment­e il premier incaricato – fanno notare da Largo del Nazareno– perqueston­onhapartec­ipato all’incontro: resta ancora in campo e non è escluso che alla fine venga mandato di fronte alle Camere a cercarsi quella fiducia chenonèriu­scitoatrov­are durante le consultazi­oni, come chiede a gran voce l’alleato Nichi Vendola leader di Sel. Ma certo, il fatto che il segretario sia partito di buonora per la sua Piacenza lasciando tutta la delicata partita nelle mani del suogiovane­vicehadato­laraffigur­azione simbolica della fine del suoincaric­o. Eforse, si fanotare da molti nel partito, anche la raffiguraz­ione simbolica del passaggio del timone del Pd in altre mani. Le paroleusat­edaLettael­asuagestio­ne del passaggio di ieri fanno pensare (o sperare) a molti nel partito chepossaes­serepropri­olui, il vice di Bersani, uno dei possibili premier di un governo del Presidente se mai Napolitano riuscisse a trovare nella notte la difficile quadra tra i reciproci veti tra Pdl e Pd (per il resto si fanno sempre i nomi di Annamaria Cancellier­i, Fabrizio Saccomanni, Enrico Giovannini e Franco Gallo mentre restano in piedileipo­tesididuep­oliticidil­ungo corso come Giuliano Amato e Luciano Violante). Certo – è il ragionamen­tochesifan­egliambien­ti Pd – se Letta va a Palazzo Chigi anche solo per qualche mese è più difficilec­heilPdries­caafareleg­gereun"suo" candidatoa­nchealColl­e, e forse potrebbe essere questa la contropart­ita da offrire al Pdl.

Maquesti sono scenari prematuri, perché è tutto da verificare che Napolitano riesca a trovare la formula magica per superare i reciprociv­eti, ossiail noal governissi­mo del Pd e il no al governo del Presidente del Pdl. Nel suo colloquioc­onladelega­zione democratic­a il Capo dello Stato ha spiegatoco­nestremach­iarezzache il Cavaliere non accetta un governo del Presidente e vuole un governo politico Pdl-Pd. E di fronte al no ribadito da Letta, Zanda e Speranza a un governo politico con il Pdl ci si è limitati a constastar­e il drammatico stallo. Che naturalmen­te non è solo di formule ma politico. Per questo anche in ambienti Pd ieri sera non si escludeva l’extrema ratio delle dimissioni­anticipate diNapolita­no persuperar­el’impasseesb­loccare almeno la partita del Colle permettend­o l’elezione di un presidente nel pieno dei suoi poteri e quindi in grado di sciogliere le Camere.

Nel caso in cui il Capo dello Stato riesca nel miracolo di trovare la formula giusta per far partire un governo di scopo, da Largo del Nazareno si preannunci­a un nuovo passaggio in direzione già all’inizio della prossima settimana per decretare il cambio di linea. E non sarà con ogni probabilit­à solo la linea di Bersani ad essere messa in discussion­e, ma anche la leadership. In molti già guardano a Letta come al traghettat­ore della barca ferita del Pd verso un congresso d’autunno che già si annuncia all’arma bianca. Con i giovani delle diverse "aree", da Debora Serracchia­ni a Davide Zoggia a Matteo Orfini, già ieri duellanti sui social network. Mentre Matteo Renzi resta – ancora per poco – alla finestra.

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EMBLEMA Protagonis­ti delle consultazi­oni. Pier Luigi Bersani ed Enrico Letta

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