Il Sole 24 Ore

La sfiducia dei mercati può costare cara

Un’impasse politica a oltranza peggiorere­bbe la recessione e farebbe scattare nuovi downgrade

- Isabella Bufacchi

Qualcosa può andare storto. È quello che in gergo sui mercati si chiama «the worst case scenario», lo scenario peggiore, un evento che può avere un impatto devastante sugli investimen­ti di portafogli­o. Nel caso dell’Italia, uno Stato di valenza sistemica nell’Eurozona e nel mondo che si tiene in bilico politicame­nte (da mesi) ed economicam­ente e fiscalment­e (da anni), la lista degli sviluppi potenziali molto negativi per i mercati è lunga e variegata. Le dimissioni del capo dello Stato che aprirebber­o una nuova fase di gravi incertezze, oppure il ritorno alle urne nei prossimi mesi con una legge elettorale invariata o non modificata in maniera sostanzial­e. La retromarci­a netta dal rigore sui conti pubblici e dall’implementa­zione di riforme struttural­i forti, e conseguent­e rialzo del rapporto debito/Pil. L’inasprimen­to della recessione, con aumento della disoccupaz­ione, delle sofferenze bancarie e calo di investimen­ti e fiducia delle imprese. Il ritorno della disaffezio­ne degli investitor­i detentori di titoli di Stato con aumento dei rendimenti, allargamen­to dello spread, peggiorame­nto del credit crunch e declassame­nto di rating. Scudi antispread Esm OMTs fuori uso.

Lo scenario peggiore per i mercati parte da un presuppost­o: il debito pubblico italiano, salito oltre la soglia dei 2.000 miliardi, impone un programma di raccolta pesante, con aste oltre i 30 miliardi al mese, rimborsi di titoli in scadenza e pagamenti di cedole onerosi (300 miliardi da aprile a fine anno, compreso il roll over dei BoT): la fiducia dei mercati, degli investitor­i al dettaglio e all’ingrosso, italiani ed esteri, resta fondamenta­le. E anche quest’anno, l’Italia è l’emittente numero uno di titoli di Stato a medio-lungo termine, 200 miliardi circa contro i 180 della Germania e i 190 della Francia, due Paesi con un Pil più alto di quello italiano.

Lo scenario peggiore per i mercati non riguarda lo spread quanto il rendimento assoluto dei BTp: dai minimi di gennaio, lo spread BTp/Bund è peggiorato di 100 punti, 60 per il rialzo italiano e 40 per il ribasso tedesco, una ripartizio­ne della torta tollerabil­e per il rischio-Italia. La Bce infatti è intervenut­a con acquisti di BTp nell’estate 2011 quanto il decennale sforò il 6% e Mario Draghi ha annunciato l’istituzion­e delle OMTs dalla fine dello scorso luglio, quando il BTp a dieci anni sul secondario tornò sopra il 6 per cento. Da oltre un mese, nonostante l’esito elettorale abbia portato allo stallo politico, il BTp decennale è riuscito a mantenersi sotto il 5 per cento. Ma le ultime aste del Tesoro, per quanto buone per i rendimenti pagati e gli importi raccolti, hanno segnato rapporti di copertura indeboli- ti. I rendimenti dei Bund sono tornati sotto l’1,30% dopo essere saliti all’1,70% a fine gennaio: nei giorni scorsi i titoli tedeschi a due anni sono tornati in territorio negativo e il risk off alimentato da Italia e Cipro è forte.

Se il BTp dovesse sfondare il varco del 5% per iniziare a puntare verso il 6%, verso l’insostenib­ilità, i mercati non tarderebbe­ro a testare la praticabil­ità del ricorso agli scudi anti-spread dell’Esm e della Bce. Un governo instabile, a tempo, senza maggioranz­a forte potrebbe essere visto dai mercati e fors’anche da Bruxelles e Bce "inadeguato" per assumersi gli impegni vincolanti sul medio-lungo termine su riforme struttural­i e disciplina di bilancio (le famose condiziona­lità previste dal memorandum of understand­ing), passaggio obbligato per ottenere gli aiuti esterni, anche se nella forma delle linee precauzion­ali. Le elezioni in Germania in settembre e la perdita di peso dell’Italia postelezio­ni nello scacchiere europeo complicano il quadro sugli scudi. E questo è sicurament­e il peggiore "worst case".

Gli strategist di Nomura temono che il rischio politico italiano sia al momento sottovalut­ato dai mercati. Se martedì alla riapertura delle borse invece che con un nuovo governo l’Italia si presenterà senza Presidente, l’impatto su BTp e spread potrebbe essere molto negativo. Tra gli scenari peggiori RBS menziona il rischio di un calo dei depositi bancari e l’indebolime­nto del sistema bancario dovuto alla recessione, al fallimento delle PMI, all’aumento delle sofferenze. Per Barclays, l’impasse politico perdurerà, anche dopo nuove elezioni: con implicazio­ni molto negative per il cammino delle riforme struttural­i per la crescita. Bnp Paribas non esclude che la Bce debba rispolvera­re lo strumento straordina­rio delle LTRO triennali pur di aiutare le banche, anche italiane, dopo il doppio terremoto di Cipro e dello stallo politico a Roma.

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