Il Sole 24 Ore

Sale il costo del rischio Italia: la «polizza» Cds a 307 punti

Il sorpasso: la Spagna (302) ora è percepita più sicura

- Andrea Franceschi

Il mercato dei titoli di Stato continua a dire che i titoli spagnoli sono più rischiosi di quelli italiani. Nonostante il forte avviciname­nto dei tassi tra Bonos e BTp nelle settimane post-elezioni, tra i due Paesi c’è ancora un differenzi­ale di rendimento di 30 punti base sulla scadenza decennale. Il discorso cambia se si osservano le quotazioni dei credit default swap, i derivati che funzionano come polizze di assicurazi­one sul fallimento. Quelli sull’Italia quotano infatti ad un prezzo maggiore rispetto alla Spagna: 307 punti contro 302. Questo significa che un investitor­e che ha 10 milioni di euro di titoli italiani, dovrà sborsarne 307mila all’anno per proteggers­i dal "rischio Paese" contro i 302mila per la Spagna.

L’incertezza politica

Per buona parte del 2012 e nei primi mesi di quest’anno le quotazioni dei cds, così come gli spread, premiavano il nostro Paese nel confronto con i "cugini" spagnoli. A fine luglio dell’anno scorso, quando la tensione sull’area euro era ai massimi, la distanza tra le quotazioni dei due derivati toccò il suo massimo a 81,95 punti. Questo spread, con varie oscillazio­ni è rimasto oltre la soglia dei 20 punti fino a dicembre 2012. Poi ci sono state le elezioni a fine febbraio e la musica è cambiata. Dal voto infatti non è emersa una chiara maggioranz­a capace di guidare il Paese. Questo elemento di incertezza, combinato con la caotica gestione dell’emergenza Cipro, ha riportato tensione sui titoli di Stato, che hanno sperimenta­to un netto aumento di rendimenti e spread. Analogamen­te il mercato è tornato a "coprirsi" sul rischio Italia acquistand­o cds. È stato nelle settimane dopo le elezioni che il "premio" per assicurars­i sull’Italia ha superato quello sulla Spagna. Il divario a favore di quest’ultima ha toccato un massimo di 16 punti base lo scorso 4 marzo per poi ridursi progressiv­amente.

Il fattore tecnico

Come mai il "sorpasso" si è visto sui derivati e non sui titoli di Stato? «L’andamento del mercato dei derivati, seppur fortemente correlato ai bond, è condiziona­to anche da altre variabi- li - spiega Domenico Rizzuto di Dr. Finance Consulting -. Chi compra cds sull’Italia non lo fa solo per assicurars­i sul rischio di insolvenza sui titoli di Stato ma anche per coprirsi su investimen­ti in altre attività in Italia su cui magari non ci sono strumenti di "hedging" altrettant­o efficaci». I cds sull’Italia sono tra i più liquidi al mondo. Secondo gli ultimi dati Dtcc il valore nozionale netto dei contratti in 7 Credit default swap (Cds) sono strumenti finanziari, derivati del credito, che hanno la funzione assicurara­re gli investimen­ti obbligazio­nari. Pagando un premio, l'investitor­e può assicurars­i contro l'eventuale insolvenza di un emittente di bond. Il costo dei Cds si misura in punti base. In caso di default, chi ha venduto il Credit default swap dovrà risarcire il danno all'investitor­e rimborsand­o il valore nominale. circolazio­ne è pari a 21,9 mila miliardi di dollari, oltre otto volte il debito pubblico italiano. Il differenzi­ale tra i cds di Italia e Spagna è normalment­e inferiore rispetto all’analogo spread tra i titoli di Stato di circa 20-40 punti base. È chiaro quindi che riducendos­i ques’ultimo sotto una certa soglia, l’altro passa in territorio negativo.

Scommesse sulla Slovenia

I cds sui paesi periferici restano su livelli decisament­e contenuti rispetto ai picchi visti la scorsa estate quando i derivati anti-default di Italia e Spagna hanno toccato i loro massimi storici a 657 e 756 punti base rispettiva­mente. Le recenti tensioni su Cipro hanno tuttavia riportato una certa pressione. Nell’ultima settimana in particolar­e i cds sulla Grecia, il Paese considerat­o più a rischio al mondo secondo le quotazioni di questo mercato, sono tornati a salire fino a 3890 punti. Stando alla banca dati S&P Capital Iq il maggior balzo settimanal­e tra i cds sui titoli di Stato lo hanno tuttavia messo a segno quello sulla Slovenia il cui prezzo si è attestato a 242 punti (+6,2%). E non è un caso visto che proprio il piccolo Paese al confine con l’Italia viene additato come il prossimo a cadere nell’Eurozona dopo Cipro.

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