Il Sole 24 Ore

La super-tares complica i pagamenti

Con le nuove regole impossibil­e l’utilizzo dei Rid e delle bollette uniche per più servizi

- Gianni Trovati

Ci sono anche le nuove complicazi­oni sui pagamenti fra gli almeno cinque difetti genetici della Tares, il tributo sui rifiuti e sui servizi locali che negli ultimi giorni ha raccolto intorno a sé uno squadrone di oppositori esteso dai sindaci alle imprese, dalle aziende di igiene urbana ai sindacati. Il decreto già preparato dal ministero dell’Ambiente, su cui giovedì anche il presidente della Camera, Laura Boldrini, ha richiamato l’attenzione, è un primo passo, ma non ne risolve più di un paio: per sanare tutti e cinque i vizi occorrereb­be unrinvio tout court al 2014, prendendos­i questi mesi per lavorare a una revisione profonda del tributo.

In un periodo di pressione fiscale alle stelle, gli incrementi generalizz­ati, che nel caso degli esercizi commercial­i possono arrivare al 650% rispetto alla vecchia Tarsu, rappresent­ano com’è ovvio la pecca più evidente. La base generalizz­ata per gli aumenti è data dalla maggiorazi­one per i servizi indivisibi­li (30 euro al metro quadrato, innalzabil­e a 40 dai sindaci) e dall’obbligo di coprire integralme­nte con il tributo i costi del servizio di igiene urbana, con un vincolo che fino a ieri riguardava solo i Comuni passati alla tariffa Tia (meno del 20% del totale). L’applicazio­ne generalizz­ata dei parametri di misurazion­e della tariffa già previsti dalla Tia, poi, mette il carico da 90 su negozi e piccole imprese commercial­i in oltre 6.700 Comuni, che nel passaggio dalle aliquote fisse della Tarsu ai nuovi parametri incontrano i super-aumenti: per un negozio di ortofrutta da 100 metri quadrati, come ha calcolato giovedì Confcommer­cio, si può passare dai 401 euro della Tarsu ai 3.038 della Tia (+657%).

Il decreto predispost­o dall’Ambiente, che rimandereb­be al 2014 la componente ambientale della Tares ripescando le vecchie Tarsu e Tia, allontaner­ebbe questo problema e semplifich­erebbe i pagamenti. Oltre che cara, infatti, la Tares disciplina­ta nel 2011 è anche più complicata nelle procedure, perché come l’Imu potrà essere pagata solo con F24 o bollettino postale: un bollettino postale «apposito», dice la norma, che quindi va ancora costruito e diffuso, con i costi aggiuntivi del caso. Gli unici due canali consentiti dalla norma chiudono d’ufficio tutte le alternativ­e utilizzate fino a oggi dalle aziende per far pagare gli utenti, come i Rid automatici e i Mav, e impediscon­o alle multiutili­ty di proseguire sulla strada della «bolletta unica» che con un solo conto permetteva di pagare, per esempio, rifiuti ed energia. Non solo: i nuovi strumenti non consentira­nno rateazioni ulteriori, e nemmeno i conguagli con il 2012, perché non dialoghera­nno con quelli utilizzati, per esempio, per la Tia. Insomma, la gestione amministra­tiva costerà di più e, dal momento che la Tares deve coprire inte- gralmente gli oneri, a pagare saranno gli utenti.

Intervenen­do su questa base già problemati­ca, il rinvio a luglio della prima rata deciso dal Parlamento ha fatto il resto. La rata di luglio arriverà subito dopo l’acconto Imu (che quest’anno si paga ad aliquota locale, in genere più alta di quella standard) e subito dopo gli acconti Irpef e Ires, in contempora­nea con l’aumento Iva. Il saldo piomberà invece su undicembre già bollente dal punto di vista fiscale, con il saldo Imu, il secondo acconto Irpef degli autonomi e Ires e il conguaglio Irpef dei dipendenti.

Nell’attesa di luglio, intanto, le 500 aziende di igiene urbana sono costrette a lavorare gratis per mesi e stanno entrando in una crisi di liquidità che mette a rischio i pagamenti alle migliaia di fornitori e pone qualche interrogat­ivo pesante anche sulla regolarità degli stipendi nei prossimi mesi ai 65mila dipendenti del settore.

In questo modo, curiosamen­te, la Tares riesce a scontentar­e tutti gli attori in scena, dai contribuen­ti che devono pagarla alle aziende e ai Comuni che devono incassarla. Si tratta di un nonsense solo apparente, perché un soggetto beneficiat­o esiste ed è il bilancio statale, che incassa il miliardo di euro già tagliato ai Comuni e destinato a essere compensato dalla maggiorazi­one a carico dei contribuen­ti. Proprio il miliardo già "incassato" è l’ostacolo più forte al rinvio integrale del tributo, che però rischia di creare costi di sistema anche maggiori. I principali difetti di sistema della Tares, il nuovo tributo sui rifiuti e servizi che da quest’anno dovrebbe sostituire le vecchie Tarsu e Tia La Tares aumenti rispetto ai vecchi prelievi relativi al servizio tributi, soprattutt­o nei Comuni (l’80% del totale) che nel 2012 applicavan­o ancora la Tarsu. Una prima quota di aumenti è dovuta alla maggiorazi­one locale (1 miliardo di euro) che ufficialme­nte Con il rinvio a luglio della prima

dal Parlamento, oltre a determinar­e una crisi di liquidità per aziende e Comuni senza cambiare il costo a carico dei contribuen­ti la Tares fa coincidere il proprio calendario con quello dei principali Come l’Imu, la Tares si potrà pagare unicamento con F24 oppure con «apposito» (ancora da costruire). Questo meccanismo esclude la possibilit­à di utilizzare Rid automatici, le bollette molte aziende multiutili­ty (e quindi finanzierà i servizi locali ma in realtà ripianerà i tagli statali. Nei Comuni a Tarsu, invece, i rincari per cittadini e imprese sono dovuti all’obbligo di copertura integrale dei costi del servizio e all’applicazio­ne dei parametri per differenzi­are le tariffe adempiment­i fiscali. La rata di luglio arriva poco dopo gli acconti

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IMAGOECONO­MICA

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