«Flessibilità e più intese decentrate per la crescita»
Coniugare la micro flessibilità, ovvero la capacità dell’economia di riallocare i lavoratori dove c’é bisogno per aumentare la produttività, con la flessibilità macro, ovvero la capacità di reazione agli shock economici. È quanto raccomanda il Fondo monetario internazionale in una nota di discussione su «Le politiche sul mercato del lavoro e i consigli dell’Fmi nelle economie avanzate durante la Grande recessione». I tecnici del Fondo avvertono però che il raggiungimento di entrambi i tipi di flessibilità, ovvero tutela e mantenimento di incentivi per i lavoratori e per le imprese ad investire non é così semplice e il mercato del lavoro deve affrontare «delicati compromessi».
In particolare, spiega il Fondo monetario internazionale, per avere flessibilità micro i lavoratori devono essere protetti più attraverso un’assicurazione contro la disoccupazione, piuttosto che attraverso la tutela dell’occupazione. La protezione dell’occupazione, aggiunge l’Fmi, svolge un ruolo nella creazione di incentivi per i lavoratori e per le imprese ad investire in progetti esistenti, ma non deve essere eccessiva. «La tutela duale del lavoro - è l’analisi -, cioé dare molta protezione a lavoratori a tempo indeterminato e poca a quelli con contratti temporanei dovrebbe essere evitata».
La flessibilità macro invece dipende strettamente dalla struttura di contrattazione collettiva. Ciò che é necessario per l’efficienza del mercato del lavoro, é un sistema che permetta la regolazione salariale decentrata, mantenendo il coordinamento centrale per aiutare l’aggiustamento macroeconomico. «Una combinazione di contrattazione nazionale ed a livello di impresa - spiega l’Fmi - sembra una soluzione interessante per le esigenze di flessibilità e coordinazione». Secondo il Fondo, infine, oltre alla calibratura sulla contrattazione solo coerenti riforme strutturali dei mercati dei prodotti e del lavoro possono garantire minori «tassi naturali» di disoccupazione, indispensabili per garantire una maggiore crescita potenziale dell’economia.