«La Ue deve autorizzare l’italia a pagare il debito»
Governatore della Campania
«Rischiamo il fallimento di tutte le nostre imprese sane per eccesso di credito. Se in Italia il quadro è complesso, laddove la crisi è più acuta, diventa insostenibile». Un grido d’allarme quello di Stefano Caldoro, governatore della Campania: Regione con difficoltà finanziarie gravi, e con alcune buone performance di risanamento. Ma - sostiene Caldoro - imbrigliata da vincoli europei e nazionali che ne paralizzano l’azione amministrativa.
«Ansaldo - spiega - minaccia di chiudere i cantieri della metropolitana per i nostri tempi di pagamento troppo lunghi. Enel avverte che ridurrà la fornitura. Dobbiamo spegnere luci e motori? Cosa si aspettano da noi Unione europea e governo italiano?»
Presidente, a quanto ammonta il debito della Regione Campania verso le imprese?
La Regione ha un debito commerciale che è il 10 per cento di quello nazionale, pari all’incirca a 4 miliardi. Ma il nostro problema riguarda soprattutto i tempi.
Eppure lei più volte ha pubblicizzato un recupero straordinario nel settore sanitario!
Un recupero c’è stato. Nell’ordine dei 120 giorni sulle vertenze più complesse, ma rimaniamo sui 300 giorni per pagare. Ma adesso, poi, non possiamo muovere un euro: per il 2012 abbiamo raggiunto il tetto per impegni e per pagamenti. E per il 2013 non abbiamo liquidità, se non per stipendi e gestione ordinaria.
Come si arriva a questa paralisi?
Questo è il risultato di scelte e leggi europee e nazionali sbagliate. Partiamo dai tetti di spesa: sono stati definiti sulla base dei bilanci del 2005. Le Regioni che a quella data avevano uno squilibrio tra impegni e pagamenti (molto inferiori), hanno dovuto mantenerlo. Alla lunga ciò ha ritardato le erogazioni. La Campania, ad esempio, aveva la possibilità di impegnare 1 miliardo in più di quanto potesse erogare. Sebbene dal 2010 ci siamo limitati sugli impegni, lo squilibrio non è stato sanato. Aggiungiamo anche che il livello della spesa consentita è stato di anno in anno ridotto. Quanto? Si pensi che nel 2007 il tetto degli impegni era pari a 4,6 miliardi e i pagamenti a 3,8. Nel 2012 gli impegni non potevano superare i 2,5 miliardi e le erogazioni i 2,2.
Ma non tutte le Regioni sono nelle stesse condizioni.
È vero. Ma che altro possiamo fare? Abbiamo risparmiato 500 milioni di spesa corrente. Siamo riusciti ad arrivare al pareggio di bilancio sanitario nel 2013, risultati che neppure lontanamente lo Stato può vantare. Che fare? Cosa chiede? La soluzione non è più rinviabile. L’Unione europea deve realmente autorizzare l’Italia a pagare il proprio debito commerciale senza se e senza ma. Penso che il governo italiano non abbia saputo offrire le proprie buone ragioni, eppure era quanto ci si aspettava da Mario Monti. Ci troviamo ancora a subire le restrizioni del commissario Rehn che rispolvera il tetto del 3 per cento.
E al governo nazionale cosa chiedete?
Abbiamo amministrazioni con liquidità in eccesso che non possono spendere e altre che non ne hanno. Con tesoreria unica e centrale unica dei pagamenti potremmo far fronte ai servizi essenziali. E intanto si rivedano i criteri di ripartizione delle risorse nazionali. Quali? Quelle del fondo sanitario. Ciascun cittadino campano riceve dal Fondo sanitario nazionale 63 euro in meno della media. Ebbene, se i parametri non verranno modificati, la Campania non firmerà più il piano di riparto.
Ma allora, se il quadro è questo, gli investimenti...
Qui siamo al paradosso. Abbiamo piani di investimenti per i prossimi cinque anni da 6 miliardi. L’Europa che ci spinge a utilizzare le risorse. Ma il patto di stabilità interno ce lo impedisce. Speriamo nella trattativa del ministro Barca con Bruxelles che punta a portare anche il cofinanziamento fuori dal patto di stabilità.