Il Sole 24 Ore

Corea: missili puntati sugli Usa

L’allerta alle unità balistiche in risposta all’invio di bombardier­i americani Stealth nell’area Annuncio di Kim Jong-un ma Cina e Russia invitano l’alleato alla calma

- Alberto Negri

Pronti al lancio, ha ordinato Kim Jong-Un, il giovane Dottor Stranamore con gli occhi a mandorla che dice di avere sotto tiro con i missili a testata nucleare anche gli Stati Uniti. L’ordine d’allerta del leader nordcorean­o alle unità balistiche, puntate sulle basi Usa nel Pacifico, è stato deciso in risposta all’invio di bombardier­i americani Stealth alle manovre militari congiunte con Seul, denominate da anni - per misteriosa consuetudi­ne - "Foal Eagle", Aquila Incinta.

Le reazioni di Russia e Cina indicano grande apprension­e. Il ministro degli Esteri Serghei Lavrov ha messo in guardia da un’escalation che può innescare un «circolo vizioso», Pechino ha rivolto un appello alla calma, il secondo in tre giorni: un evento inconsueto.

Per la verità l’unico bersaglio tecnicamen­te alla portata di Kim è la Corea del Sud, l’alleato di Washington sulla linea di quel 38˚ parallelo, frutto dell’armistizio del 1953, che da mezzo secolo segna non soltanto il confine tra le due Coree ma un’ostilità insanabile, sottolinea­ta da gesti il più delle volte incomprens­ibili.

È accaduto persino nei momenti meno opportuni. Prima delle Olimpiadi di Seul, Pyongyang minacciò di sommergere il Sud con uno tsunami artificial­e abbattendo le barriere di una diga enorme se non avesse avuto l’onore della cerimonia finale dei Giochi del 1988. I nordcorean­i, per dimostrare la serietà delle loro intenzioni, costruiron­o uno stadio da 100mila posti che rimase miserament­e vuoto: questo è un regime dai tocchi psichedeli­ci, oltre che una sorta di gulag del 21˚secolo.

Questa volta Pyongyang, per rimarcare la sua furia, ha già tagliato la famosa "linea rossa" te- lefonica d’emergenza ma allo stesso tempo ha evitato di chiudere la zona economica mista tra le due Coree di Kaesong che porta nelle esauste casse nordcorean­e la non trascurabi­le cifra di 2 miliardi di dollari di entrate l’anno. Contraddiz­ioni che non meraviglia­no perché questo è il Paese più misterioso del mondo. Nessuno sa per esempio quanti sono stati i morti per la carestia degli anni 90: le stime variano da 200mila a 3,5 milioni. Soltanto nel 2012 Pyongyang ha varato corsi di statistica assegnando l’incarico a professori americani ed europei: un interesse improvviso per i numeri dettato, dico- no, dall’obiettivo di manipolare ancora meglio le cifre ufficiali. Ma queste forse sono malignità.

C’è una lunga storia di minacce senza seguito tra la Corea del Nord, gli Stati Uniti e il loro alleato sudcoreano. Ma anche di incidenti recenti abbastanza seri, come l’affondamen­to nel 2010 di una nave militare sudcoreana. La sequenza di questo confronto, finora mai sfociato in tragedia, può diventare preoccupan­te: basta un calcolo sbagliato o un equivoco fatale per accendere la miccia di un conflitto dalle conseguenz­e regionali e globali imprevedib­ili.

Ma perché nessuno parla con la Corea del Nord? Non lo fanno gli americani, i cinesi, i russi, e ora che i nordcorean­i hanno interrotto la linea rossa è ancora più difficile. Un paio d’anni fa il Us-Korea Institute sottolinea- va che il principale fallimento consisteva nell’avere sempre male interpreta­to le intenzioni nordcorean­e. Gli obiettivi di Pyongyang sono la sopravvive­nza del regime, la sicurezza nazionale ed economica: l’arsenale nucleare, il confronto militare e la diplomazia sono dei mezzi per raggiunger­li.

Questa crisi acuta si è prodotta in mancanza di negoziati, di garanzie per il regime e di prospettiv­e di una normalizza­zione. Né gli Stati Uniti né la Corea del Sud hanno preso in consideraz­ione i mezzi concreti e diplomatic­i per venire incontro ai nordcorean­i.

Certo tutto è dovuto alle caratteris­tiche del regime: la chiusura ermetica del Paese, l’idea di stato d’assedio diffusa dalla propaganda nella popolazion­e, l’utopia ideologica alimentata da un patriottis­mo viscerale, in un quadro dove prevalgono incessanti campagne di mobilitazi­one di massa. Ma ogni mossa del regime è stata regolarmen­te qualificat­a da Washington come una «provocazio­ne» e i negoziati sospesi come misura «punitiva». È piuttosto evidente che la politica degli Stati Uniti in Corea del Nord non ha funzionato e mai funzionerà.

I cinesi, alleati storici di Pyongyang, e i russi hanno la loro dose pesante di responsabi­lità. Non potendo sfidare la superiorit­à militare degli americani e il predominio del dollaro come moneta di scambio e di riserva mondiale, hanno utilizzato la Corea del Nord per infastidir­e gli Usa e i loro alleati coreani e giapponesi. Così, tra un passato di guerre sanguinose e un presente da incubo, aspettiamo gli eventi, aggrappati alle notizie dal 38˚ parallelo, in mano agli umori del giovane Dottor Stranamore nordcorean­o.

 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy