Pac, più aiuti legati ai raccolti
La richiesta di 15 Paesi
Almeno il 15% dei sussidi agricoli dev’essere legato alle quantità prodotte. La richiesta, semplice ma in aperta rottura con gli ultimi 20 anni di riforme, è contenuta in un documento, promosso dalla Francia e firmato dall’Italia insieme ad altri 13 paesi Ue, in cui si chiede di innalzare dal 12 al 15% la quota di fondi a sostegno di produzioni specifiche. Con un ulteriore 3% per le colture proteiche, settore strategico ma quasi assente in Europa (l’Italia importa oltre l’80% del fabbisogno).
Non c’è stato neanche il tempo di festeggiare la prima intesa sulla riforma Pac raggiunta la scorsa settimana in Consiglio (si veda Il Sole 24 Ore del 23 marzo), che 15 partner chiedono di rivederla. La proposta, pur limitandosi ad elevare dal 12 al 15% la soglia per i premi accoppiati, è dirompente. Perché, come detto, sconfessa apertamente 20 anni di riforme. Tutte basate sul disaccoppiamento, ovvero lo sganciamento dei sussidi dalle quantità prodotte, con il trasferimento degli aiuti «dal prodotto al produttore». Una filosofia nata per orientare le imprese al mercato ma che, per tanti motivi, ha fallito. Lo dicono (oltre a 15 dei 27 partner) i numeri sull’andamento dei redditi, e il crollo di alcune produzioni chiave che erano sì cresciute all’ombra dei sussidi europei ma avevano creato filiere agroindustriali da primato. Oltre al caso dei cereali in Italia, dove le aziende più piccole e le aree più marginali hanno dismesso la produzione potendo incassare ugualmente i premi, merita di essere citato il caso, cla- moroso, dello zucchero. Un settore smantellato con costi altissimi (solo in Italia chiusi 15 impianti su 19, oltre 80 in Europa grazie ai generosi incentivi per la dismissione delle quote) sul quale ora si fa dietrofront, con la previsione del mantenimento delle quote produttive fino al 2020.
Il ministro francese Stephane Le Foll parla apertamente di «svolta storica in rottura con la logica degli ultimi 20 anni di riforme». Martedì 9 Le Foll incontrerà Paolo De Castro, incaricato di trattare l’impianto definitivo della riforma per l’Europarla- mento e tra i promotori della proposta: «In uno scenario di progressivo livellamento degli aiuti la possibilità di erogare almeno il 15% dei fondi a settori specifici rappresenta un elemento di flessibilità indispensabile anche gestire eventuali crisi».
Intanto per gli agricoltori europei si profilano nuovi tagli. I pagamenti diretti 2014 dovranno essere ridotti di circa 1,5 miliardi, con un taglio del 5 per cento. È quanto prevede una proposta presentata nei giorni scorsi dalla Commissione europea in applicazione della disciplina finanziaria, un meccanismo in vigore dal 2003, ma mai applicato fino ad oggi.