Il Sole 24 Ore

Utili Cariparma in tenuta a 160 milioni

La controllat­a italiana del Credit Agricole chiude il bilancio 2012 con ricavi in progresso del 2,7% a 1,7 miliardi di euro Raccolta diretta in aumento a 36,2 miliardi - Impieghi in progresso dell’1%

- Marco Ferrando

Trecento milioni di impieghi in più per Cariparma e un utile consolidat­o da 160 milioni, un risultato che proietta la banca controllat­a dal Crédit Agricole al terzo posto tra gli istituti più profittevo­li del 2012, alle spalle di Intesa e UniCredit.

A trainare la redditivit­à è la raccolta, soprattutt­o nella componente indiretta (salita del 10,5% oltre i 50 miliardi): i proventi operativi del gruppo sono saliti del 2,7% a 1,7 miliardi, un migliorame­nto che «non è da imputare alle attività di trading – conferma il ceo Giampiero Maioli – ma alla crescita del margine dei servizi», in grado di compensare il calo del margine d’interesse.

Maioli commenta con soddisfazi­one i risultati perché ricorda che nel bilancio 2012 sono compresi anche «120 milioni a copertura di 700 uscite volontarie, oltre a svalutazio­ni degli avviamenti di Friuladria e delle filiali acquisite da Inte- sa». Come a dire, quindi, che senza queste voci una tantum il bilancio avrebbe potuto essere anche più ricco, «nonostante un anno terribile».

Grazie a una solida posizione di liquidità (il surplus tra raccolta e impieghi del gruppo è di circa 3 miliardi, per lo più investiti in titoli di Stato e nelle società di credito al consumo Agos e Fga capital, la joint venture con Fiat) sono stati 14mila i nuovi mutui casa erogati nel 2012, mentre le rettifiche sui crediti hanno toccato i 400 milioni; alla fine dell’anno scorso la copertura delle sofferenze – quelle netto sono l’1,7% dei crediti – risulta- va pari al 58,6%, mentre il Core Tier 1 è salito dall’8,3% del 2012 al 9 per cento.

Come accennato, nel 2012 il gruppo ha provveduto anche all’accantonam­ento di 120 milioni destinati all’attivazion­e di un piano di incentivaz­ione all’esodo che coinvolge oltre 700 adesioni volontarie. Questa iniziativa, annuncia Maioli «ci permetterà l’assunzione di oltre 100 giovani e di intraprend­ere un percorso di revisione del modello di servizio della rete distributi­va, con maggior focus sulla multicanal­ità e sulle attività di consulenza».

La raccolta diretta si posiziona a 36,2 miliardi di euro, risultato che ha beneficiat­o in particolar­e del piano di collocamen­to obbligazio­nario rivolto ai privati da oltre 4 miliardi; la massa amministra­ta totale del gruppo si attesta a 87,5 miliardi (comprensiv­i dei 51,3 miliardi di raccolta indiretta). Sul fronte degli impieghi, pari a 35,1 miliardi, il gruppo ha messo a segno una crescita vicina all’1%, con una base clienti che ha visto l’ingresso di 110mila nuove unità.

I conti sono buoni ma certo il peso della congiuntur­a si fa sentire – basta pensare che il costo del credito delle banche commercial­i del gruppo, pari a 108 punti base, è superiore di tre volte a quello delle banche francesi – e per questo Maioli pone l’accento sul quadro fiscale, che «in Italia è troppo penalizzan­te per le banche, soprattutt­o là dove disciplina la deducibili­tà delle perdite sui crediti».Un peso per tutti, ma che per una banca controllat­a da un gruppo straniero è ancora più evidente. E il 2013? «Tutto dipenderà dalla situazione dell’economia reale, che purtroppo non accenna a migliorare», taglia corto Maioli. Che proprio per questo motivo esclude qualunque interesse per operazioni straordina­rie: «Non è il momento opportuno».

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Al timone. Giampiero Maioli, ceo Cariparma e country officer Agricole

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