I big Usa frenano la corsa verso la «periferia»
Cautela e nervosismo, sull’Italia e sulla periferia europea, sono riaffiorati tra gli investitori americani. L’interrogativo aperto è però se e quanto dureranno, se la frenata sarà un fenomeno passeggero o insinuerà dubbi più duraturi. Un interrogativo che dipende da un catena di eventi: la fiducia nelle prossime mosse della Bce, lo stato della ripresa di economia e utili aziendali e chiarimenti nello scenario politico.
«Filtra sicuramente maggior prudenza oggi tra gli investitori americani sull’Italia e la perife- ria europea – dice Allen Sinai, di Decision Economics –. E a mio avvio la partita che viene tenuta sotto osservazione è anzitutto quella che si gioca alla Bce. La previsione è che la Banca centrale Europea allenti la politica monetaria ma che non si spinga per adesso fino a un vero e proprio Quantitative ea-
I TEMI SOTTO LA LENTE Gli investitori statunitensi sono in attesa di conoscere le mosse Bce, i dati economici e aziendali in Europa e l’esito delle elezioni
sing, che a mio avviso sarebbe invece necessario per sostenere davvero l’economia».
Mark Grant, consulente di grandi fondi e managing director presso Soutwest Security, da parte sua avverte che la corsa avvenuta in Italia e nella periferia europea è stata comunque eccessiva. «I rendimenti in Europa sono scesi a livelli così bassi, al confronto con quelli statunitensi, che le istituzioni globali stanno ora vendendo azioni e obbligazioni europee e compreranno bond e titoli azionari americani».
Grandi istituzioni americane nel recente passato impegnate a investire in Italia, da BlackRock a T.Rowe Price e Legg Mason, non hanno in queste ore fatto sapere di aver modificato sostanzialmente le loro strategie. E Sinai ritiene che probabilmente l’attuale pressione alle vendite sarà «questione di una settimana o due», lasciando in seguito spazio a nuove opportunità d’acquisto.
L’effetto, insomma, di una ricalibratura di posizioni "overweight", di sovrappeso, sul Vecchio continente. Ma che lasci intatta, se non gli entusiasmi, la ragione di fondo di un atteggiamento positivo, un’economia comunque in migliora- mento. Scommette anche che la Borsa italiana saprà finire il 2014 con guadagni rilevanti rispetto all’inizio d’anno e che i rendimenti dei titoli di stato torneranno a scendere, seppur non ai recenti minimi.
L’economista e stratega di Decision Economics invita tuttavia a mantenere ciò che definisce come un «impegno cauto» in attesa di una Bce che giudica tuttora «behind the curve», in ritardo, e che considera la maggior incognita per gli investitori. E altri operatori temono che le tensioni e un ripensamento sui rischi possano anche trascinarsi se ci saranno sorprese ne- gative. Tra queste l’esito delle elezioni europee, in particolare per un Paese con un nuovo governo quale l’Italia. Oppure la performance economica e delle imprese.
David Tan di JP Morgan, tra i fautori di un’accresciuta esposizione nei primi mesi dell’anno alla periferia europea anzitutto nel debito sovrano, nel suo ultimo rapporto di ieri ha messo in evidenza la debolezza emersa nel primo trimestre dell’anno sia degli utili aziendali europei (con il 47% di società che ha battuto le attese rispetto alla media storica del 53%) che della ripresa nella periferia, Italia compresa. «Una reazione più impaziente dei mercati a ritardi nella crescita non può sorprendere», ha scritto.