Il Sole 24 Ore

Il lusso crescerà fino al 6%

Presidente Illy: «Grande opportunit­à per le aziende italiane»

- Giulia Crivelli

Le previsioni fatte nell’ottobre scorso sono tutte confermate, nonostante gli scossoni valutari dell’ultimo trimestre: il mercato mondiale del lusso ha chiuso il 2013 a 217 miliardi di euro (+2% a cambi correnti, +6,5% a cambi costanti) e per il 2014 si prevede un trend analogo, con un aumento reale compreso tra il 4 e il 6%, che potrebbe portare il valore complessiv­o oltre i 230 miliardi. «Dopo le contrazion­i del 2009 e 2010, dovute alla crisi economica mondiale innescata dal crac Lehman Brothers, e i rimbalzi a due cifre del 2011 e 2012, il mercato del lusso è entrato in una fase che definirei "new normal", con una crescita single digit, più sana e meglio distribuit­a per Paesi e nazionalit­à degli acquirenti e comunque superiore alla maggior parte degli altri settori e a molte economie», ha spiegato Claudia D’Arpizio, partner di Bain&Company, presentand­o il Monitor Altagamma, frutto della collaboraz­ione tra la società di analisi e consulenza e Fondazione Altagamma.

Buone notizie anche dall’Altagamma Consensus, basato sulle previsioni di 16 analisti internazio­nali del lusso, che stimano a loro volta una crescita del mercato, per il 2014, del 6% a tassi costanti. «Nonostante il supereuro e le svalutazio­ni dello yen e del rublo e la debolezza della rupiah indiana e del real brasiliano, che penalizzan­o molto le imprese europee che esportano negli Usa, in Giappone e nei Bric – ha sottolinea­to Armando Branchini, vicepresid­ente di Altagamma – pensiamo che l’ebitda delle aziende nel 2014 aumenterà di 7 punti ».

«Il mercato del lusso globale è una grandissim­a opportunit­à per le imprese italiane che, insieme a quelle francesi, sono le protagonis­te assolute del settore – ha ricordato Andrea Illy, presidente di Altagamma –. Ci sono centinaia di milioni di nuovi consumator­i nel mondo che chiedono o aspirano

ACCESSORI AL TOP Le categorie più forti restano borse, pelletteri­a e scarpe, ma aumenta il divario tra altissima qualità e «lusso accessibil­e»

alla qualità e allo stile italiano».

Il Monitor elaborato da Bain e il Consensus curato da Branchini concordano inoltre nell’individuar­e i mercati e le categorie che andranno meglio: al primo posto ci sono sempre gli accessori, che rappresent­ano quasi il 30% degli acquisti e continuera­nno a crescere del 4% a cambi correnti. «C’è però una maggiore polarizzaz­ione e un maggior peso delle collezioni da uomo – ha aggiunto Claudia D’Arpizio –. I marchi storici del lusso hanno puntato su materiali più preziosi e lavorazion­i più sofisticat­e, eliminando molti prodotti "logati", alzando i prezzi medi e lasciando quindi spazio ai brand del lusso accessibil­e, che in Cina possono puntare sulla crescente middle class e sui clienti delle città di 2˚e 3˚livello».

Il primo mercato al mondo per i beni di lusso nel 2014 resteranno gli Stati Uniti (+6%), seguiti da Giappone (+9%) e Cina (+4%), ma le strategie delle aziende andranno impostate guardando le nazionalit­à dei compratori, più che i Paesi. «Il cliente del lusso è per definizion­e un nomade, un globetrott­er dello shopping – ha spiegato D’Arpizio –. I cinesi, che nel 2014 faranno il 30% degli acquisti mondiali di prodotti di alta gamma, vengono a comprare in Europa ma vanno inoltre a Hong Kong e soprattutt­o a Macao, Taiwan, Corea, anche perché le aziende cinesi hanno imposto vacanze sempre più brevi, di 4-5 giorni, che faranno calare i viaggi verso i Paesi occidental­i».

Quanto ai clienti russi, che in Italia nel 2013 sono arrivati a contare per il 20-30% degli acquisti di lusso, Bain considera assorbito il "rischio Ucraina". «L’economia locale probabilme­nte si contrarrà, ma i russi continuera­nno a viaggiare e a fare shopping all’estero, preferendo però Dubai all’Europa, anche se molto dipenderà dall’andamento del rublo». Tra i canali a maggior potenziale, il travel retail (negozi negli scali internazio­nali), gli outlet, finora quasi sconosciut­i in Asia, e i monomarca. «Diminuire il peso del wholesale aiuta a ridurre il rischio di un mercato parallelo, che in Cina, ad esempio, nel 2013 ha continuato a crescere», ha concluso Claudia D’Arpizio».

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