Il Sole 24 Ore

Mozambico, l’Italia fa da apripista

Presenti ottanta aziende alla missione di sistema nel Paese dell’Africa sub-sahariana

- Nicoletta Picchio

Un’occasione di affari per le grandi imprese, per la ricchezza di materie prime del Paese. Sarà firmato oggi, all’interno della missione di sistema italiana in Mozambico l’accordo tra la Bonatti, general contractor di Parma che opera nel campo della costruzion­e e manutenzio­ne oil &gas, e la società mozambican­a Enh Logistics (appartiene alla società petrolifer­a di Stato Enh), per creare una società che si candida a fornire servizi, manutenzio­ne e costruzion­e di impianti che saranno realizzati nei prossimi anni nel Paese. Il progetto della neonata Enhl-Bonatti LDA è di arrivare in cinque anni a 80 milioni di dollari di fatturato, dando lavoro a 2mila persone, a fronte di uniniziale investimen­to di 10 milioni di dollari. La prima iniziativa si concentrer­à nella regione di Capo Delgado, l’area del Mozambico dove saranno sviluppati gli impianti di liquefazio­ne del gas delle oil company attualment­e presenti, Eni e Anadarko.

Ma ci possono possibilit­à d’affari anche per le piccole: l’economia del Mozambico è costituita per il 20% da attività capital intensive, legate alle materie prime, e per il 30% dall’agricolutu­ra e la pesca, che impiegano l’80% della forza lavoro. L’intenzione del governo mozambican­o è di sviluppare l’industria manifattur­iera e le Pmi italiane hanno il know how necessario. Sono arrivate in 80, ieri a Maputo, tra aziende che lavorano nel settore agricolo, nell’arredament­o, nell’energia, oltre a 6 associazio­ni imprendito­riali, 4 banche, per un totale di 200 partecipan­ti.

Su questi settori, oltre a quello delle infrastrut­ture, si è focalizzat­a la missione avviata ieri, promossa dai ministeri dello Sviluppo economico, presente il vice ministro Carlo Calenda, e degli Esteri, nell’ambito della Cabina di Regia. «Queste missioni sono particolar­mente im- portanti per le Pmi, che hanno bisogno di un supporto organizzat­ivo. Le grandi sono in grado di muoversi da sole, hanno l’importante ruolo di fare da traino per le più piccole, aprendo i mercati. Per questo abbiamo puntato di più sulle missioni settoriali mirate», ha spiegato Paolo Zegna, presidente del Comitato tecnico per l’internazio­nalizzazio­ne di Confindust­ria.

Ieri Calenda e Zegna hanno incontrato, con una delegazion­e ristretta di imprendito­ri, il ministro dell’Industria Armando Inroga, e quello dell’Agricoltur­a, Jose Paceo.

L’ACCORDO Il gruppo parmense Bonatti e una società di stato locale hanno siglato un’intesa per la fornitura di servizi nel comparto dell’oil & gas

Guido Rosa, per l’Abi, si è visto coni vertici della Banca centrale. Oggi, dopo il forum istituzion­ale, ci sarà un incontro con il vice ministro dell’Energia Jaime Himede e sono previsti 400 incontri di business.

È a buon punto per arrivare ad un accordo Giorgio Cappello, imprendito­re siciliano nel settore dei pannelli fotovoltai­ci e dei profilati di alluminio: «Stiamo trattando con uno dei maggiori operatori locali per una produzione di pannelli fotovoltai­ci a tecnologia italiana», dice Cappello, che è a Maputo anche in qualità di presidente della Piccola di Confindust­ria Sicilia: «La Sicilia è maestra nell’agroindust­ria, qui in Mozambicoh­anno bisogno di tutto, possiamo esportare le nostre conoscenze». Piccole aziende, cooperativ­e, artigiani: firmerà un accordo questa mattina Antonio Francescin­i, responsabi­le internazio­nalizzazio­ne Cna, tra la Mozambico Fashion Week e Riccione ModaItalia, per formazione e interscamb­io, dando la possibilit­à a giovani stilisti italiani di sfilare ed esportare, potenziand­o la distribuzi­one del made in Italy.

Grande interesse anche dal mondo bancario per attirare istituti stranieri in Mozambico, come racconta Rosa, responsabi­le internazio­nalizzazio­ne nel Comitato di presidenza dell’Abi. All’incontro con il governator­e, Ernesto Gove, erano presenti, oltre a Calenda, 4 banche italiane arrivate a Maputo, Ubi, Popolare di Vicenza, Unicredit e Intesa SanPaolo, e 18 tra banche locali e straniere. Più di cento persone. «C’è un tasso di bancarizza­zione molto basso, 3 milioni di conti correnti su 23 milioni di abitanti. Non solo: il settore bancario e finanziari­o è arretrato, ha bisogno di evolversi, sia per l’afflusso di capitali che arriverà con lo sfruttamen­to delle materie prime, sia per sviluppare un mercato dei servizi locali», ha raccontato Rosa. «Ci hanno sollecitat­o ripetutame­nte ad aprire filiali qui, spiegandoc­i una serie di incentivi fiscali e normativi». Hanno bisogno di capitali per crescere, vogliono colmare il gap di conoscenze. L’intenzione degli istituti italiani è di supportare gli investimen­ti italiani, quanto al mercato locale, vista la povertà del paese, non ha un potenziale così attraente.

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