Mozambico, l’Italia fa da apripista
Presenti ottanta aziende alla missione di sistema nel Paese dell’Africa sub-sahariana
Un’occasione di affari per le grandi imprese, per la ricchezza di materie prime del Paese. Sarà firmato oggi, all’interno della missione di sistema italiana in Mozambico l’accordo tra la Bonatti, general contractor di Parma che opera nel campo della costruzione e manutenzione oil &gas, e la società mozambicana Enh Logistics (appartiene alla società petrolifera di Stato Enh), per creare una società che si candida a fornire servizi, manutenzione e costruzione di impianti che saranno realizzati nei prossimi anni nel Paese. Il progetto della neonata Enhl-Bonatti LDA è di arrivare in cinque anni a 80 milioni di dollari di fatturato, dando lavoro a 2mila persone, a fronte di uniniziale investimento di 10 milioni di dollari. La prima iniziativa si concentrerà nella regione di Capo Delgado, l’area del Mozambico dove saranno sviluppati gli impianti di liquefazione del gas delle oil company attualmente presenti, Eni e Anadarko.
Ma ci possono possibilità d’affari anche per le piccole: l’economia del Mozambico è costituita per il 20% da attività capital intensive, legate alle materie prime, e per il 30% dall’agricolutura e la pesca, che impiegano l’80% della forza lavoro. L’intenzione del governo mozambicano è di sviluppare l’industria manifatturiera e le Pmi italiane hanno il know how necessario. Sono arrivate in 80, ieri a Maputo, tra aziende che lavorano nel settore agricolo, nell’arredamento, nell’energia, oltre a 6 associazioni imprenditoriali, 4 banche, per un totale di 200 partecipanti.
Su questi settori, oltre a quello delle infrastrutture, si è focalizzata la missione avviata ieri, promossa dai ministeri dello Sviluppo economico, presente il vice ministro Carlo Calenda, e degli Esteri, nell’ambito della Cabina di Regia. «Queste missioni sono particolarmente im- portanti per le Pmi, che hanno bisogno di un supporto organizzativo. Le grandi sono in grado di muoversi da sole, hanno l’importante ruolo di fare da traino per le più piccole, aprendo i mercati. Per questo abbiamo puntato di più sulle missioni settoriali mirate», ha spiegato Paolo Zegna, presidente del Comitato tecnico per l’internazionalizzazione di Confindustria.
Ieri Calenda e Zegna hanno incontrato, con una delegazione ristretta di imprenditori, il ministro dell’Industria Armando Inroga, e quello dell’Agricoltura, Jose Paceo.
L’ACCORDO Il gruppo parmense Bonatti e una società di stato locale hanno siglato un’intesa per la fornitura di servizi nel comparto dell’oil & gas
Guido Rosa, per l’Abi, si è visto coni vertici della Banca centrale. Oggi, dopo il forum istituzionale, ci sarà un incontro con il vice ministro dell’Energia Jaime Himede e sono previsti 400 incontri di business.
È a buon punto per arrivare ad un accordo Giorgio Cappello, imprenditore siciliano nel settore dei pannelli fotovoltaici e dei profilati di alluminio: «Stiamo trattando con uno dei maggiori operatori locali per una produzione di pannelli fotovoltaici a tecnologia italiana», dice Cappello, che è a Maputo anche in qualità di presidente della Piccola di Confindustria Sicilia: «La Sicilia è maestra nell’agroindustria, qui in Mozambicohanno bisogno di tutto, possiamo esportare le nostre conoscenze». Piccole aziende, cooperative, artigiani: firmerà un accordo questa mattina Antonio Francescini, responsabile internazionalizzazione Cna, tra la Mozambico Fashion Week e Riccione ModaItalia, per formazione e interscambio, dando la possibilità a giovani stilisti italiani di sfilare ed esportare, potenziando la distribuzione del made in Italy.
Grande interesse anche dal mondo bancario per attirare istituti stranieri in Mozambico, come racconta Rosa, responsabile internazionalizzazione nel Comitato di presidenza dell’Abi. All’incontro con il governatore, Ernesto Gove, erano presenti, oltre a Calenda, 4 banche italiane arrivate a Maputo, Ubi, Popolare di Vicenza, Unicredit e Intesa SanPaolo, e 18 tra banche locali e straniere. Più di cento persone. «C’è un tasso di bancarizzazione molto basso, 3 milioni di conti correnti su 23 milioni di abitanti. Non solo: il settore bancario e finanziario è arretrato, ha bisogno di evolversi, sia per l’afflusso di capitali che arriverà con lo sfruttamento delle materie prime, sia per sviluppare un mercato dei servizi locali», ha raccontato Rosa. «Ci hanno sollecitato ripetutamente ad aprire filiali qui, spiegandoci una serie di incentivi fiscali e normativi». Hanno bisogno di capitali per crescere, vogliono colmare il gap di conoscenze. L’intenzione degli istituti italiani è di supportare gli investimenti italiani, quanto al mercato locale, vista la povertà del paese, non ha un potenziale così attraente.