L’incognita mondiale
Anche il gioco impostato dal cittì è pensato per le caratteristiche di questo Mondiale: possesso palla e centrocampo "manovriero", capace di dettare il ritmo e ottimizzare gli sforzi. Basterà per vincere? Per giocarsela sì. Per far festa al Maracanã bisognerà chieder spazio al Brasile di Neymar, o alla Spagna campione in carica e due volte consecutive regina d’Europa, o all’Argentina di Messi, o alla Germania che non sbaglia (quasi) mai certi appuntamenti. Poi c’è l’Olanda finalista in Sudafrica nel 2010 e outsider come Belgio, Colombia, Francia e il Portogallo di Cristiano Ronaldo.
Team e campioni che dovranno conquistarsi la ribalta facendosi largo tra le contraddizioni di questo Mondiale, nel Paese delle dure proteste già iniziate lo scorso anno durante la Confederations. Un Mondiale pensato per le tv ma che presenterà difficoltà logistiche enormi; un possibile ponte verso il futuro, ma in vista del quale l’Ente brasiliano per l’energia elettrica ha preannunciato che almeno 4 dei 12 stadi della rassegna sono a rischio black-out, e che in almeno 6 la rete Internet non funzionerà. Intanto il Cio già trema nel vedere i ritardi accumulati da Rio de Janeiro in vista delle Olimpiadi del 2016. Più che un Mondiale, quindi, per il Brasile sarà un esame di maturità, da passare a tutti i costi.