Il Sole 24 Ore

Alle banche europee servono i crash-test

- Di Donato Masciandar­o

Infatti sono le stesse aziende produttric­i che disegnano e mettono in atto sofisticat­i - speriamo ! - crash test. Insomma: per la sicurezza sulle strade non ci interessa sapere che ad una certa velocità (quasi) tutte le macchine non sbandano - stress test - ma a quale velocità ogni specifico modello di ciascuna marca si schianta - crash test. Lo stesso principio dovrebbe valere per le banche. Invece no.

Inoltre, sempre rimanendo con il paragone automobili­stico, sono i risultati dei crash test di dominio pubblico? Ovviamente no, ma è compito dei produttori e delle autorità di controllo del settore vigilare sulla loro qualità ed affidabili­tà. Lo stesso dovrebbe accadere per le banche: disegno, messa in atto e monitoragg­io sui crash test dovrebbe essere di appannaggi­o esclusivo delle autorità di vigilanza, che poi dovrebbero essere chiamate a rispondere se una banca che ha superato il crash test si schianta (metaforica­mente). Invece no.

Nel settore bancario si preferisco­no gli stress test, generalizz­ati e pubblici. La ragione è semplice: fanno comodo a tutti. Almeno apparentem­ente. Fanno innanzitut­to comodo alle autorità di vigilanza, che possono dire al mercato di avere le sue stesse informazio­ni. Per cui, se qualcosa va male, è colpa di tutti, cioè di nessuno. Piacciono alle banche, che grazie allo stress test, possono avere una "patente pubblica" di affidabili­tà, che migliora i rapporti con i mercati a cui si chiedono capitali e con i clienti - imprese e famiglie - a cui si offrono servizi. Ma piacciono anche ai mercati finanziari: soprattutt­o in una fase di eccesso struttural­e di liquidità - come quella attuale, ed almeno fino al 2016 - i flussi di mercati vivono di segnali, meglio se "pubblici" o "para-pubblici"; pensate all'effetto dei rating emessi dalle agenzie, oppure - appunto - alla volatilità da stress test, in cui il rapporto tra notizia sull'affidabili­tà ed movimento del mercato non è perché sempre e comunque la seconda conferma la prima - come amano sostenere i fan degli stress test - ma perché la seconda può essere sempliceme­nte causata dalla prima, in quanto "patente pubblica".

Proprio perché piacciono a tutti, gli stress test si faranno, come si faranno gli aumenti di capitale. Ad una condizione però: che questi mesi non siano la notte in cui tutte le vacche sono nere. Cosa hanno in comune una grande banca tedesca universale e multinazio­nale ed una media banca commercial­e mediterran­ea? Almeno due cose, una certa e l'altra auspicabil­e. Il tratto comune certo è che entrambe possono trovare convenient­e chiedere capitali ai mercati finanziari in questi mesi. Il tratto comune auspicabil­e è che entrambe abbiano caratteris­tiche di affidabili­tà e di trasparenz­a dei conti che siano al contempo identiche e massime. Il che significa che entrambe devono essere messe in parità di condizioni competitiv­e. In caso contrario, e se le diseguagli­anze favorisser­o la prima, avremmo già dimenticat­o due delle lezioni fondamenta­li della Grande Crisi: "le grandi banche devono poter fallire" e "l'eccesso di finanza è tossico". Le pari opportunit­à bancarie dipenderan­no in modo decisivo dal disegno delle regole e dalla loro attuazione. Perché fare gli stress test con macchine truccate ricordereb­be molto un" gioco del pollo", dove a volare nel burrone sarebbe paradossal­mente la macchina con i freni regolari.

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