Il Sole 24 Ore

La Germania non spinge la Ue

Più investimen­ti e liberalizz­azioni, critiche e suggerimen­ti da Fmi e Ocse

- Alessandro Merli

La Germania ha bisogno di più investimen­ti pubblici e di liberalizz­are il settore dei servizi se vuole trasformar­si da «ancora di stabilità» a «motore di crescita» per l’eurozona. L’annuale missione del Fondo monetario nella più grande economia dell’area euro si è conclusa ieri con un elogio ai risultati ottenuti dal Governo tedesco sul fronte della creazione di posti di lavoro e di aggiustame­nto dei conti pubblici, ma anche con una serie di osservazio­ni critiche, che riguardano le principali scelte politiche adottate negli ultimi mesi dalla grande coalizione, dall’aumento della spesa pensionist­ica all’introduzio­ne del salario minimo.

Il quadro di fondo è quello di un’economia tedesca che nel primo trimestre dell’anno è cresciuta dello 0,8% contro una media dell’eurozona dello 0,2% e una contrazion­e in diversi Paesi, fra cui Italia, Olanda e Portogallo. È probabile che, nella redazione finale del rapporto, attesa per luglio, l’Fmi riveda al rialzo, ha detto Enrica Detragiach­e, capo della missione in Germania, le previsioni avanzate nel World Economic Outlook il mese scorso, che parlano di una crescita dell’1,7% quest’anno e dell’1,6% il prossimo. La stessa Bundesbank, che ha diffuso ieri il suo bollettino mensile, ammette tuttavia che i dati dei primi tre mesi dell’anno sono stati influenzat­i, per uno 0,3% circa, dall’inverno mite, che ha spinto l’attività nelle costruzion­i, e che il secondo trimestre vedrà un rallentame­nto, senza peraltro alterare significat­i- vamente il trend positivo. Sia il Fondo sia la Bundesbank vedono un’economia dove prevale l’impulso della domanda interna, soprattutt­o per consumi, ma i cui rischi più gravi vengono dal possibile rallentame­nto dei mercati emergenti e dai pericoli gepolitici, a partire dall’Ucraina.

L’Fmi aggiunge però, come primo rischio al ribasso, la debole crescita del resto dell’area euro. L’economia tedesca tuttavia potrebbe fare di più «per contribuir­e a portare l’eurozona fuori dalla sua lunga crisi», secondo Detragiach­e, soprattutt­o con maggiori investimen­ti pubblici e privati. Questi, e la riforma del settore di servizi, farebbero aumentare la crescita in Germania e al tempo stesso sosterrebb­ero la ripresa nel resto dell'area euro, è la conclusion­e del Fondo monetario.

L’investimen­to pubblico, in particolar­e nell’infrastrut­tura dei trasporti, è necessario e fattibile, senza violare gli obiettivi di bilancio, sostiene l’Fmi, anche per cifre addizional­i pari nallo 0,5% del prodotto interno lordo per quattro anni. Il Governo ha poi in parte chiarito alcuni elementi della riforma del settore energetico, ricordano gli economisti dell’istituzion­e di Washington, ma l’incertezza su molti apsetti continua a scoraggiar­e l’investimen­to delle imprese anche di altri settori. Si stima che la Germania abbia bisogno di investire per rafforzare l’infrastrut­tura energetica cifre pari all’1-1,5% del pil all’anno fino al 2020.

La Germania resta poi un Paese dove alla competitiv­ità del settore manifattur­iero fa riscontro una crescita più lenta dei servizi, frenata dalla regolament­azione, come os- servava l’Ocse nel suo rapporto biennale sul Paese diffuso la scorsa settimana. Come l’Ocse, l’Fmi insiste sull’importanza di liberalizz­are le profession­i. L’Fmi nota inoltre che, nelle ferrovie e nelle poste, sussistono discrimina­zioni contro i nuovi operatori e quindi andrebbero assegnati maggiori poteri alle autorità di regolament­azione. Le riforma e la deregulati­on delle reti e delle profession­i migliorere­bbero il potenziale di crescita e sarebbe un vantaggio per tutta l’economia, secondo l’Ocse: rafforzere­bbero anche la domanda interna e quindi ridurrebbe­ro la dipendenza dall’export. Nei mesi scorsi, lo stesso Fondo, il Tesoro degli Stati Uniti e la Commission­e europea avevano sollecitat­o Berlino a fare di più per ridurre il propio avanzo nei conti con l’estero, che viaggia attorno al 7% del pil, un livello considerat­o insostenib­ile e dannoso per i partner della Germania. Il sisterma bancario (vedi l’articolo a pagina 25 su Deutsche Bank) presenta diverse incognite e va tenuto sotto «stretta osservazio­ne». Il Fondo è critico sulle misure adottate dalla grande coalizione di Governo per aumentare la spesa pensionist­ica, che non migliora il potenziale di crescita e non porta nessun vantaggio alle altre economie. Il prepension­amento di lavoratori con lunghi periodi di contributi abbasserà la partecipaz­ione alla forza lavoro dei più anziani e aggraverà il problema, già molto sentito, della carenza di alcune profession­alità. Quanto al salario minimo, crea il rischio, come sottolinea­to anche da diversi economisti indipenden­ti, di far salire la disoccupaz­ione in diverse regioni.

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