Il Sole 24 Ore

La leva risale sopra il del 3%

- Fabio Pavesi

Alla fine hanno dovuto capitolare. Arrendersi alla pressione del mercato e degli osservator­i che temevano da tempo quella leva finanziari­a esasperata che è il marchio tipico di Deutsche Bank fin dall’inizio della crisi finanziari­a. Essere tedeschi non è evidenteme­nte bastato in questi anni a rassicurar­e pienamente il mercato.

Il capitale era troppo basso

Quando hai un capitale di base di soli 35 miliardi e un patrimonio netto tangibile di 40 miliardi che sostiene un attivo di bilancio di ben1.600miliard­i, pensaredi essere immuni da eventuali tempeste dei mercati è quanto meno puerile. Basterebbe, infatti, una svalutazio­neimprevis­ta di qualche punto percentual­e di quell’attivo per azzerare il capitale. E non è un caso che il Core Tier 1 sia ancora sotto il 10%, esattament­eal 9,5% in flessione sul primo trimestre del 2013.

Ecosì eccolo servito quel maxiaument­o di capitale per il colosso bancario tedesco. Otto miliardi in più, ben oltre i 5 miliardi ventilati solo fino a qualche giorno addietro. Segno che la messa in sicurezza vuole essere definitiva e tacitare ogni incertezza. Quell’incertezza che non a caso tiene bloccato il titolo in Borsa da molto tempo.

Il valore dell’azione Deutsche Bank (oggi a 30 euro) è la metà del prezzo toccato nel marzodel 2010. Da allora una lenta discesa con la sogliadei4­0euro, abbandonat­aormai da tre anni e mai più ripresa. Con le borse, e il Dax tedesco in particolar­e, ai suoi massimi storici, la depression­e sul listino della Deutsche è un segno inequivoca­bile della cautela e della sfiducia del mercato.

L’effetto diluitivo

Ora si faranno i conti con le ripercussi­oni della maxi-ricapitali­zzazione della prima banca continenta­le europea.

Quegli 8 miliardi pesano eccome. Con una capitalizz­azione di mercato di poco più di 31 miliardi, valgono un quarto dell’intero valore di borsa dell’istituto di Francofort­e. L’impatto sarà fortemente diluitivo sugli utili per azione dei prossimi tre anni.

Gli analisti di Credit Suisse valutano un taglio dei profitti per azione del 25-26% per il prossimo triennio.

Non deve stupire quindi la reazionede­l mercatodi ieri che ha penalizzat­o il titolo anche perchè le nuove azioni saranno offerte con uno sconto. L’operazione avrà vantaggi sul medio termine so- prattuttop­er il fatto cheil maxi-aumentoda 8miliardi farà finalmente valicare a Deutsche Bank il tetto (ritenuto essenziale) del 3% nel suo leverage ratio, cioè il rapporto tra capitale e attivo totale di bilancio. Per gli analisti salirà al 3,3% già nel 2014 per poistabili­zzarsi sopra il 4% negli anni dal 2015 al 2016. Placate le ansie del mercato, DeutscheBa­nkdovrà provarea recuperare redditivit­à. Nel primo trimestre dell’anno gli indicatori di conto economico sono scesi rispetto a un anno prima: i ricavi di un miliardo secco (-10%) e l’utile pretasse è crollato del 30% a quota 1,68 miliardi. Equesto coni mercati finanziari non certo fiacchi e tradendo la consuetudi­ne di una prima parte dell’anno in genere molto robusta per Deutsche Ba k. Ma il vero nodo che rimane sul tavolo èche l’aumento di capitale sterilizza solo in parte la montagna di derivati e titoli illiquidi che stanno in pancia al colosso bancario tedesco. Le cosiddette attività di livello 3, cioè i titoli illiquidi valevano nel 2013 ancora 30 miliardi, mentre i derivati attivi valevano a metà dell’anno scorso oltre 600 miliardi, cioè più di un terzo di tutto il bilancio. Una nuova tempesta sui mercati avrebbe effetti pesanti sui conti della banca.

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