Credit Suisse ammette: aiutato clienti a evadere il fisco
Le autorità americane hanno imposto ieri sera a Credit Suisse un’ammissione di colpevolezza, che comporta anche sanzioni da circa 2,6 miliardi di dollari per complicità nell’evasione fiscale di facoltosi clienti americani. La banca svizzera diventa così il primo grande istituto globale in oltre un decennio a dichiararsi colpevole di un reato davanti al dipartimento della Giustizia. La notizia è stata svelata dal Wall Street Journal, che ha indicato come i procuratori federali abbiano depositato fin dal tardo pomeriggio in tribunale il fascicolo d’accusa relativo a un unico reato di "cospirazione" per l’aiuto a sfuggire alle imposte: tradizionale segnale di un accordo con ammissione di responsabilità. La presentazione dei dettagli dell’intesa era in programma per la tarda serata presso un tribunale federale della Virginia.
L’azione vuole rappresentare un giro di vite esemplare contro le banche da parte di autorità federali in passato criticate per non aver perseguito con adeguata determinazione l’alta finanza. Anche la francese Bnp Paribas potrebbe presto raggiungere un accordo multimiliardario per violazione delle sanzioni contro l’Iran e altri Paesi sottoposti a embargo Usa.
I magistrati hanno anche cercato di mitigare le ripercussioni dello scandalo sull’attività dell’istituto. Stando al Journal hanno preso contatti con tutte le authority nazionali e locali statunitensi per evitare che scattino interventi ulteriori e tali da mettere a rischio il futuro dell’istituto, quali una revoca della licenza bancaria negli Usa. Anche i vertici di Credit Suisse dovrebbero sopravvivere: sia l’ad Brady Dougan che il presidente Urs Rohner appaiono destinati a rimanere al loro posto, nonostante le richieste in Svizzera di dimissioni.
La sanzione da 2,6 miliardi è nettamente superiore a quella pagata dalla rivale Ubs, che nel 2009 per simili accuse versò 780 milioni di $ senza ammissione di colpa. Credit Suisse pagherà 1,7 miliardi al dipartimento della Giustizia, più 715 milioni al dipartimento dei Servizi finanziari dello Stato di New York e circa 100 milioni alla Federal Reserve. La banca ha già stanziato a riserva 800 milioni di $ per la vicenda, che inizialmente aveva sperato di archiviare con una sanzione da mezzo miliardo.