AT&T, shopping da 49 miliardi
Il colosso telefonico compra il provider via satellite DirecTV e lancia la sfida a Comcast
Nuovo consolidamento miliardario nel settore della tv a pagamento, che mette sotto pressione chi ancora non ha trovato un partner. Dopo l’acquisizione di Time Warner Cable da parte di Comcast per 45 miliardi di dollari, è l’acquisto da 49 miliardi dell’operatore satellitare DirectTV effettuato da AT&T ad aprire nuovi scenari. I riflettori si sono infatti già spostati sulle società rimaste fuori dal recente deal making: mentre Sprint (gruppo telefonico controllato dalla giapponese SoftBank) lavora a una possibile offerta per aggiudicarsi la rivale più piccola T-Mobile US (controllato da Deutsche Telekom), l’operatore satellitare Dish Network e Verizon Communications restano a guardare. Almeno per ora.
Per AT&T si tratta della maggiore acquisizione dal 2006, quando rilevò BellSouth per 85 miliardi. E, salvo ostacoli di tipo regolamentare, sembra destinata a essere portata a termine a metà 2015. La penale che DirecTV pagherebbe nel caso dovesse saltare l’intesa è di 1,4 miliardi di dollari, una cifra che do- vrebbe servire da deterrente a qualunque altro gruppo intenzionato a rilanciare per portarsi a casa il controllo dell’operatore satellitare. A quel gruppo toccherebbe sborsare la somma.
In base all’intesa, AT&T verserà 95 dollari per ogni azione DirecTV di cui 66,5 dollari in forma di azioni e 28,5 in contanti. L’importo rappresenta un premio del 10% sulla chiusura in Borsa di DirectTV venerdì scorso. Gli azionisti di DirectTV possiederanno il 15% della società combinata, la cui esatta struttura manageriale deve essere ancora decisa. Per facilitare il via libera delle autorità, AT&T si prepara a vendere la sua quota storica da 6 miliardi di dollari in America Movil, la società telefonica latinoamericana di Carlos Slim.
Gli analisti, intanto, si interrogano sulle prospettive di un’unione da cui nasce una società con 26 milioni di abbonati alla Pay Tv, seconda solo a Comcast e Time Warner Cable (30 milioni). Teoricamente, AT&T - che ha 5,7 milioni di abbonati al suo servizio U-Verse Tv - potrà negoziare migliori prezzi da gruppi che concedono programmi tv in licenza. Ma non è automatico che AT&T possa sfruttare quegli sconti senza prima passare per estenuanti negoziati. Altri vantaggi non mancano: il gruppo può portare avanti le sue ambizioni nei video online - un segmento oggi a forte crescita - dopo che l’anno scorso non è riuscito ad accaparrarsi il servizio in streaming Hulu. Inoltre il flusso di cassa di DirectTv aiuterà a coprire i quasi 10 miliardi di dollari sborsati ogni anno sotto forma di dividendi.
Per quanto riguarda DirectTV, l’acquisizione mette fine a un periodo di incertezza in cui non è riuscita a delineare una chiara via verso la crescita in un settore stagnante. L’acquisizione archivia le voci su una possibile offerta di AT&T sull’inglese Vodafone.
Cancella inoltre due opzioni che sarebbero state attraenti per Dish Network: sfuma sia una sua acquisizione da parte di AT&T che una fusione con DirectTV. Forse l’unica speranza per Dish è in Sprint: le due società stanno già collaborando su una tecnologia che porta Internet ad alta velocità nelle case degli utenti attraverso reti senza fili.