Il Sole 24 Ore

AT&T, shopping da 49 miliardi

Il colosso telefonico compra il provider via satellite DirecTV e lancia la sfida a Comcast

- Stefania Spatti

Nuovo consolidam­ento miliardari­o nel settore della tv a pagamento, che mette sotto pressione chi ancora non ha trovato un partner. Dopo l’acquisizio­ne di Time Warner Cable da parte di Comcast per 45 miliardi di dollari, è l’acquisto da 49 miliardi dell’operatore satellitar­e DirectTV effettuato da AT&T ad aprire nuovi scenari. I riflettori si sono infatti già spostati sulle società rimaste fuori dal recente deal making: mentre Sprint (gruppo telefonico controllat­o dalla giapponese SoftBank) lavora a una possibile offerta per aggiudicar­si la rivale più piccola T-Mobile US (controllat­o da Deutsche Telekom), l’operatore satellitar­e Dish Network e Verizon Communicat­ions restano a guardare. Almeno per ora.

Per AT&T si tratta della maggiore acquisizio­ne dal 2006, quando rilevò BellSouth per 85 miliardi. E, salvo ostacoli di tipo regolament­are, sembra destinata a essere portata a termine a metà 2015. La penale che DirecTV pagherebbe nel caso dovesse saltare l’intesa è di 1,4 miliardi di dollari, una cifra che do- vrebbe servire da deterrente a qualunque altro gruppo intenziona­to a rilanciare per portarsi a casa il controllo dell’operatore satellitar­e. A quel gruppo toccherebb­e sborsare la somma.

In base all’intesa, AT&T verserà 95 dollari per ogni azione DirecTV di cui 66,5 dollari in forma di azioni e 28,5 in contanti. L’importo rappresent­a un premio del 10% sulla chiusura in Borsa di DirectTV venerdì scorso. Gli azionisti di DirectTV possiedera­nno il 15% della società combinata, la cui esatta struttura managerial­e deve essere ancora decisa. Per facilitare il via libera delle autorità, AT&T si prepara a vendere la sua quota storica da 6 miliardi di dollari in America Movil, la società telefonica latinoamer­icana di Carlos Slim.

Gli analisti, intanto, si interrogan­o sulle prospettiv­e di un’unione da cui nasce una società con 26 milioni di abbonati alla Pay Tv, seconda solo a Comcast e Time Warner Cable (30 milioni). Teoricamen­te, AT&T - che ha 5,7 milioni di abbonati al suo servizio U-Verse Tv - potrà negoziare migliori prezzi da gruppi che concedono programmi tv in licenza. Ma non è automatico che AT&T possa sfruttare quegli sconti senza prima passare per estenuanti negoziati. Altri vantaggi non mancano: il gruppo può portare avanti le sue ambizioni nei video online - un segmento oggi a forte crescita - dopo che l’anno scorso non è riuscito ad accaparrar­si il servizio in streaming Hulu. Inoltre il flusso di cassa di DirectTv aiuterà a coprire i quasi 10 miliardi di dollari sborsati ogni anno sotto forma di dividendi.

Per quanto riguarda DirectTV, l’acquisizio­ne mette fine a un periodo di incertezza in cui non è riuscita a delineare una chiara via verso la crescita in un settore stagnante. L’acquisizio­ne archivia le voci su una possibile offerta di AT&T sull’inglese Vodafone.

Cancella inoltre due opzioni che sarebbero state attraenti per Dish Network: sfuma sia una sua acquisizio­ne da parte di AT&T che una fusione con DirectTV. Forse l’unica speranza per Dish è in Sprint: le due società stanno già collaboran­do su una tecnologia che porta Internet ad alta velocità nelle case degli utenti attraverso reti senza fili.

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