Poletti: «Adesso le politiche attive»
Il ministro del Lavoro traccia il programma per la seconda parte della riforma
Saranno la riforma delle politiche attive per l’occupazione e l’introduzione del contratto a tutele crescenti i pilastri attorno a cui verrà costruita la seconda fase del Jobs Act renziano.
A confermarlo è stato ieri lo stesso ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ospite di «Tuttolavoro 2014». Ma il governo sta ragionando anche sul contratto a tempo indeterminato, che potrebbe risultare meno costoso. «Promesse con i soldi degli altri non ne faccio – ha affermato il ministro – però una riduzione del 10-15% può portare un’impresa a valutare questo tipo di contratto piuttosto di un altro, tenuto conto delle sue esigenze».
Più in generale, nel contrasto alla disoccupazione, secondo Poletti «diversamente da quanto fatto sinora dobbiamo sforzarci di passare da una tutela dei redditi a quella delle opportunità e in quest’ottica è cen-
CENTRI PER L’IMPIEGO «In Italia ci lavorano 9mila persone contro le 110mila della Germania: con questi mezzi è possibile soltanto registrare i disoccupati»
trale intervenire sui Centri per l’impiego. Basti pensare che in Italia essi occupano 9mila persone contro le 110mila che lavorano nelle strutture omologhe in Germania. È chiaro che con questi mezzi si può solo registrare i disoccupati perché dare un assegno a una persona che ha perso il lavoro e poi dimenticarsi di lei è più facile che aiutare il suo inserimento o reinserimento in azienda. È su questi servizi che intendiamo procedere con urgenza».
La stessa urgenza che dovrebbe connotare anche l’introduzione del contratto e tutele crescenti, «una delle opzioni più importanti che abbiamo davanti e che vogliamo perseguire. Anche per questo motivo dovremo rapidissimamente iniziare a lavorare sulle deleghe che abbiamo presentato al Senato, le quali hanno già iniziato il loro percorso».
Il ripensamento delle modalità organizzative che connotano attualmente i Centri per l’impiego farà seguito a una prima fase di semplificazione-sburocratizzazione dei contratti a termine e dell’apprendistato avvenuta con il Dl 34/14 la quale, nelle intenzioni del Governo Renzi, verrà ulteriormente portata avanti anche grazie a una più ampia riduzione dei contratti d’ingresso. «Quello che abbiamo voluto dare con questi primi provvedimenti – ha spiegato il ministro alla platea di professionisti raccolta in sala – è un segnale a un Paese in cui c’è troppa litigiosità giudiziale. C’è bisogno di semplificazione e in quest’ottica siamo partiti dai contratti a termine e dall’apprendistato, i quali, da soli, rappresentano l’80% degli avviamenti: togliendo la causale e riformando la disciplina delle proroghe, nel primo caso, semplificando le procedure ed eliminando i vincoli, nel secondo, che così è già più applicabile di prima, riteniamo di aver fornito alle imprese tutti gli strumenti per utilizzare i contratti con correttezza, ragion per cui in futuro fenomeni come quelli delle false partite Iva e dei falsi cocopro verranno combattuti con sempre maggiore durezza».
Il ministro ha detto di aspettarsi «una buona accoglienza delle nuove norme da parte delle imprese», garantendo da parte sua che il governo «verificherà tra 12 mesi l’esito del Dl lavoro, pronto a cambiare qualcosa se gli esiti non dovessero essere positivi», ma precisando anche che in caso contrario «si procederà lungo la strada intrapresa».
È stata una difesa strenua del nuovo decreto del lavoro, del resto, quella portata avanti ieri da Poletti, che ha ricordato come l’Italia anche sui temi occupazionali si confermi «un Paese faticoso, non complesso ma complicato, in qualche misura estenuante». Un Paese in cui il bicchiere si vede sempre mezzo vuoto: «Una cosa che mi ha fatto molto innervosire sull’apprendistato – ha esemplificato il ministro – riguarda il percorso avviato in materia di alternanza scuola-lavoro. Ebbene, ci hanno accusato di voler togliere i giovani dalle scuole, ma oggi abbiamo in Italia 2,3 milioni di giovani che non studiano e non lavorano: dove eravate quando succedeva questo? Eravate al mare? Allora a chi ci critica dico: tornateci e lasciateci lavorare perché pensiamo che l’apprendistato, così come lo abbiamo configurato, sia significativamente più applicabile di prima».
Poletti si è soffermato, infine, anche sui primi, positivi risultati del Progetto europeo garanzia giovani, finanziato dalla Ue con 1,5 miliardi e destinato a soggetti da 15 a 29 anni. «Sono già 50mila i registrati nelle prime due settimane e mi pare un bel risultato. Nei prossimi giorni faremo i primi spot per le aziende, invitandole a iscriversi e a offrire opportunità ai giovani, perché bisogna far agire tutti e due i mondi, quello dei giovani e quello delle imprese».