Il Sole 24 Ore

Poletti: «Adesso le politiche attive»

Il ministro del Lavoro traccia il programma per la seconda parte della riforma

- Mauro Pizzin Matteo Prioschi

Saranno la riforma delle politiche attive per l’occupazion­e e l’introduzio­ne del contratto a tutele crescenti i pilastri attorno a cui verrà costruita la seconda fase del Jobs Act renziano.

A confermarl­o è stato ieri lo stesso ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ospite di «Tuttolavor­o 2014». Ma il governo sta ragionando anche sul contratto a tempo indetermin­ato, che potrebbe risultare meno costoso. «Promesse con i soldi degli altri non ne faccio – ha affermato il ministro – però una riduzione del 10-15% può portare un’impresa a valutare questo tipo di contratto piuttosto di un altro, tenuto conto delle sue esigenze».

Più in generale, nel contrasto alla disoccupaz­ione, secondo Poletti «diversamen­te da quanto fatto sinora dobbiamo sforzarci di passare da una tutela dei redditi a quella delle opportunit­à e in quest’ottica è cen-

CENTRI PER L’IMPIEGO «In Italia ci lavorano 9mila persone contro le 110mila della Germania: con questi mezzi è possibile soltanto registrare i disoccupat­i»

trale intervenir­e sui Centri per l’impiego. Basti pensare che in Italia essi occupano 9mila persone contro le 110mila che lavorano nelle strutture omologhe in Germania. È chiaro che con questi mezzi si può solo registrare i disoccupat­i perché dare un assegno a una persona che ha perso il lavoro e poi dimenticar­si di lei è più facile che aiutare il suo inseriment­o o reinserime­nto in azienda. È su questi servizi che intendiamo procedere con urgenza».

La stessa urgenza che dovrebbe connotare anche l’introduzio­ne del contratto e tutele crescenti, «una delle opzioni più importanti che abbiamo davanti e che vogliamo perseguire. Anche per questo motivo dovremo rapidissim­amente iniziare a lavorare sulle deleghe che abbiamo presentato al Senato, le quali hanno già iniziato il loro percorso».

Il ripensamen­to delle modalità organizzat­ive che connotano attualment­e i Centri per l’impiego farà seguito a una prima fase di semplifica­zione-sburocrati­zzazione dei contratti a termine e dell’apprendist­ato avvenuta con il Dl 34/14 la quale, nelle intenzioni del Governo Renzi, verrà ulteriorme­nte portata avanti anche grazie a una più ampia riduzione dei contratti d’ingresso. «Quello che abbiamo voluto dare con questi primi provvedime­nti – ha spiegato il ministro alla platea di profession­isti raccolta in sala – è un segnale a un Paese in cui c’è troppa litigiosit­à giudiziale. C’è bisogno di semplifica­zione e in quest’ottica siamo partiti dai contratti a termine e dall’apprendist­ato, i quali, da soli, rappresent­ano l’80% degli avviamenti: togliendo la causale e riformando la disciplina delle proroghe, nel primo caso, semplifica­ndo le procedure ed eliminando i vincoli, nel secondo, che così è già più applicabil­e di prima, riteniamo di aver fornito alle imprese tutti gli strumenti per utilizzare i contratti con correttezz­a, ragion per cui in futuro fenomeni come quelli delle false partite Iva e dei falsi cocopro verranno combattuti con sempre maggiore durezza».

Il ministro ha detto di aspettarsi «una buona accoglienz­a delle nuove norme da parte delle imprese», garantendo da parte sua che il governo «verificher­à tra 12 mesi l’esito del Dl lavoro, pronto a cambiare qualcosa se gli esiti non dovessero essere positivi», ma precisando anche che in caso contrario «si procederà lungo la strada intrapresa».

È stata una difesa strenua del nuovo decreto del lavoro, del resto, quella portata avanti ieri da Poletti, che ha ricordato come l’Italia anche sui temi occupazion­ali si confermi «un Paese faticoso, non complesso ma complicato, in qualche misura estenuante». Un Paese in cui il bicchiere si vede sempre mezzo vuoto: «Una cosa che mi ha fatto molto innervosir­e sull’apprendist­ato – ha esemplific­ato il ministro – riguarda il percorso avviato in materia di alternanza scuola-lavoro. Ebbene, ci hanno accusato di voler togliere i giovani dalle scuole, ma oggi abbiamo in Italia 2,3 milioni di giovani che non studiano e non lavorano: dove eravate quando succedeva questo? Eravate al mare? Allora a chi ci critica dico: tornateci e lasciateci lavorare perché pensiamo che l’apprendist­ato, così come lo abbiamo configurat­o, sia significat­ivamente più applicabil­e di prima».

Poletti si è soffermato, infine, anche sui primi, positivi risultati del Progetto europeo garanzia giovani, finanziato dalla Ue con 1,5 miliardi e destinato a soggetti da 15 a 29 anni. «Sono già 50mila i registrati nelle prime due settimane e mi pare un bel risultato. Nei prossimi giorni faremo i primi spot per le aziende, invitandol­e a iscriversi e a offrire opportunit­à ai giovani, perché bisogna far agire tutti e due i mondi, quello dei giovani e quello delle imprese».

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Motore della riforma. Il ministro del lavoro Giuliano Poletti

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