Tasso di occupazione italiano sotto il 60%
È sceso al 59,8% il tasso di occupazione italiano nel 2013, ben lontano dalla media dell’Unione europea a 28 Paesi che si è attestato al 68,3 per cento.
L’anno scorso, secondo i dati diffusi da Eurostat, in Italia il calo del tasso di occupazione è stato di 1,2 punti percentuali, il più consistente dopo quello della Grecia pari a 2,1 punti percentuale e con un tasso di occupazione al 53,2 per cento. La performance dell’anno scorso, unita ai cali già registrati dal 2009 in poi, ha riportato l’Italia sotto il 60%, come nel 2002. La classifica è guidata dalla Svezia con il 79,8% degli occupati; seguono la Germania al 77,1% e la Danimarca con il 75,6 per cento.
In prospettiva, quindi, si allontana l’obiettivo dell’occupazione al 67% che il nostro Paese dovrebbe raggiungere entro il 2020, a fronte di un target europeo del 75 per cento. Il trend italiano, seppur più accentuato in negativo, è comunque in linea con quello della media Ue a 28 Paesi che ha visto una crescita nel periodo 2002-2008, seguito da cinque anni di contrazione.
Uniche eccezioni sono costituite da Germania e Malta, dove, nonostante la crisi, i valori sono sempre stati in crescita: nel primo caso, dal 2002 al 2013, si è passati dal 68,8 al 77,1%, mentre a Malta dal 58,2 si è saliti al 64,9 per cento.
Allineati al trend europeo sono anche i dati, questa volta positivi, riguardanti la percentuale di impiego delle persone con età compresa tra 55 e 64 anni.
Anche in questo caso, comunque, il gap tra l’Italia e l’Ue-28 è sensibile: nel 2013 il tasso italiano del 42,7% si confrontava con il 50,1 per cento.