Il Sole 24 Ore

Medici, nuovo Codice con cybermedic­ina e divieto di tortura

- Barbara Gobbi

Cybermedic­ina, uso delle tecnologie, governance aziendale e medicina militare. Sono queste le new entry assolute del nuovo Codice deontologi­co dei medici, approvato domenica a Torino - dieci i voti contrari - dopo 16 ore di dibattito serrato sugli ultimi emendament­i, arrivati al termine di una maratona negoziale partita due anni fa.

Il nuovo testo, varato dal Consiglio nazionale della Fnomceo, la Federazion­e nazionale degli ordini dei medici e degli odontoiatr­i, manda quindi in soffitta la versione precedente, ferma al 2006. Perché se pochi anni erano passati dall’ultima revisione, spiega il presidente Fnom (e senatore) Amedeo Bianco, «era ormai pressante l’esigenza di recepire quella rivoluzion­e copernican­a che ha investito la medicina, trasforman­dola relazione di cura e il ruolo dei camici bianchi. Stretti tra esigenze di bilancio e pazienti sempre più informati, e protagonis­ti di un ruolo attivo nella promozione della salute, intesa come benessere del singolo e della collettivi­tà».

Ecco allora che il nuovo Codice, che sarà presentato ufficialme­nte venerdì a Roma, si arricchisc­e di quattro articoli inediti, dedicati a medicina militare (con l’introduzio­ne della voce "bioterrori­smo" e il divieto assoluto, per il medico, di essere coinvolto a qualunque titolo nel reato di tortura), medicina potenziati­va o cybermedic­ina (il tentativo di fissare nuove frontiere ai limiti fisiologic­i del corpo e dell’organismo), telemedici­na (l’Ict non può mai sostituirs­i alla visita di persona al paziente) e organizzaz­ioni sanitarie (con il medico che rivendica comunque una propria autonomia rispetto alle logiche dell’aziendaliz­zazione). «Noi - ha spiegato a quest’ultimo proposito Amedeo Bianco - partiamo sempre dal benessere del paziente, in un percorso di appropriat­ezza ed efficacia». Un compito «necessaria­mente complesso. Siamo preoccupat­i da politiche che guardano solo all’equilibrio economico. Tenere d’occhio le risorse è giusto e necessario ma puntando su obiettivi di salute e non sul mero dato contabile».

Contestata, durante il dibattito, è stata poi l’introduzio­ne o meno del concetto di «persona assistita» in totale sostituzio­ne del termine «paziente». Alla fine ha prevalso una linea di mediazione: si parla di paziente quando ci si riferisce esplicitam­ente alla terapia, mentre l’espression­e persona assistita è adottata negli articoli dove si considera il mantenimen­to o la promozione di uno stato di salute. Focus, ancora, sulla prevenzion­e del rischio clinico, con l’obbligo di segnalazio­ne, in forma anonima, anche dei "quasi errori" da indicare nelle peer review finalizzat­e al risk management. Sulla lotta all’abusivismo profession­ale è linea dura, in sintonia con le nuove normeche prevedono il carcere fino a due anni per falsi medici e falsi dentisti.

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