Il ritorno di fiducia che oscura i populisti
Solo tre mesi fa, l’ondata antieuropea sembrava inarrestabile. In Grecia la coalizione radicale di Syriza aveva conquistato il governo aprendo la strada a movimenti populisti che in molti altri paesi guidavano i sondaggi elettorali. Il rifiuto dell’Europa da parte dei suoi cittadini era la maggiore incognita che gravava sul futuro del continente. In questi giorni il clima sembra cambiato: i consumatori tedeschi che accantonano la loro euroipocondria, prendono coraggio, e trainano la domanda interna, sono l’ultima testimonianza di un sentimento di maggiore fiducia. In Germania il partito anti-europeo “Alternative für Deutschland” si è spaccato ed è ormai diventato solo un partito di estrema destra. In Gran Bretagna i sondaggi mostrano che è caduta l’ipotesi di uscita dall’Ue a seguito delle elezioni del 7 maggio. Anche il Front National francese ha rallentato un’avanzata che sembrava potersi arrestare solo alle soglie dell’Eliseo.
Le temibili difficoltà del nuovo governo ateniese nel fare i conti con un’economia aperta e integrata, l’incapacità di esprimere una lista coerente di riforme, la marcia indietro sull’uscita dall’euro e la caduta nei sondaggi, sono solo alcuni dei fattori che hanno frenato l’onda anti-europea negli altri paesi. I segnali di ripresa dell’economia e l’intervento molto determinato di un’istituzione sovranazionale come la Bce nel contrastare la deflazione e l’instabilità finanziaria, hanno contribuito a risollevare gli indici di fiducia (ieri l’Ifo tedesco ha superato le attese) e quindi a riavvicinare i cittadini alla realtà comune.
Tuttavia sarebbe ingenuo compiacersi della situazione. Gran parte del disarmo dei partiti populisti con il loro contorno di abili demagoghi ed economisti da circo è dovuto al fatto che i partiti tradizionali ne hanno assorbito argomenti e strategie. Sarkozy può imitare Le Pen, così come Cameron può fagocitare Farage. Quanto a Merkel, rimane l’imbattibile garanzia per i tedeschi che gli interessi nazionali nel breve termine di una legislatura saranno preservati. Anche da un punto di vista tecnico, la crisi è stata affrontata rimpatriando i debiti pubblici e privati nei confini nazionali.