Le imprese tedesche spingono le Borse
L’indice Ifo sulla fiducia ai massimi da 10 mesi: Piazza Affari (+1%) miglior listino europeo
mercati finanziari concludono la settimana concentrandosi sul bicchiere mezzo pieno. Vale a dire sull’indice Ifo (che misura la fiducia delle imprese tedesche) salito ai massimi degli ultimi 10 mesi. Nel bicchiere mezzo pieno c’è che ad aprile l’indice è salito a 108,6 punti, il massimo dal giugno 2014, sopra gli attesi 108,4 punti.
Gli investitori, come detto, non si sono invece concentrati sul bicchiere mezzo vuoto, ovvero sul fatto che la componente relativa alle aspettative dell’indice è invece arretrata da 104,5 a 103,5 punti. E questo anche perché la situazione greca è ancora in stallo e funge da tappo sulla fiducia futura. L’Eurogruppo di ieri si è concluso con l’ennesimo nulla di fatto tra Atene e i suoi creditori interna- zionali, intenzionati a non sbloccare la tranche di aiuti da 7,2 miliardi di euro se il governo non presenterà un dettagliato piano di rientro dal debito e di riforme. Al termine del vertice di Riga, il ministro delle Finanze greco, Yanis Varoufakis ha aperto a un compromesso: «Il prezzo da pagare nel caso non si raggiungesse l’intesa sarebbe enorme per noi tutti, Grecia e zona euro».
Gli investitori pensano che in fondo, al termine del braccio di ferro, un accordo sarà trovato. Così si spiega il balzo della Borsa di Atene (+3,2% ieri e +5% nell’ultima settimana) che fa da cornice al rialzo delle altre Borse europee. Piazza Affari ha chiuso con un progresso dello 0,98%, maglia rosa tra i principali listini. Bene anche le altre piazze: Francoforte ha accelerato nel finale chiudendo a +0,74%, Parigi +0,44%, Madrid +0,7% e Londra +0,24%. Il quadro di fondo resta tuttavia abbastanza volatile, almeno fino a quando non arriverà una schiarita definitiva sulla questione greca. La prossima settimana gli investitori attendono i nuovi dati sul Pil degli Stati Uniti, da sempre uno dei più potenti market mover. In caso di un dato superiore alle attese potrebbe riaprirsi il circo delle previsioni sui tempi del rialzo dei tassi negli Usa, passato in secondo piano nelle ultime sedute con gli operatori che ormai hanno quasi del tutto abbandonato quello che fino a poco tempo fa sembrava essere lo «scenario A», ovvero un rialzo dei tassi a giugno. Le attuali stime proiettano questa possibilità in autunno ma cresce il panel di esperti che crede che la stretta statunitense arriverà nel 2016, oltre un anno dopo la fine del quantitative easing della Federal Reserve (rubinetti chiusi a ottobre 2014). Sullo sfondo da monitorare il cambio euro/dollaro, decisamente elastico alle notizie sul Pil Usa e in particolare sulla voce consumi, quella più direttamente collegabile a un prospettato aumento dell’inflazione che spingerebbe inevitabilmente la Fed ad azionare la leva dei tassi. Ieri il cambio si è portato a ridosso di quota 1,09, un bello strappo se si considera che 48 ore prima viaggiava intorno a 1,06.
L’indebolimento del dollaro è uno dei fattori (l’altro, ancor più importante, è stato il balzo di Amazon dopo i conti) che ha spinto il Nasdaq su nuove soglie inesplorate. L’indice tecnologico ha impiegato 15 anni per tornare a superare giovedì i massimi storici del 2000, prima che scoppiasse la bolla delle dot.com e prosegue nella sua fase positiva (+7% in dollari da inizio anno e +19% in euro).
Sul mercato obbligazionario lo spread tra BTp e Bund è risalito di cinque punti base a 129 risentendo del rialzo del rendimento dei BTp decennale all’1,44%. Allo stesso tempo il tasso del Bund tedesco si è assestato in area 0,15%, una soglia che rappresenta comunque il triplo rispetto al minimo di tutti i tempi toccato la settimana scorsa a quota 0,049%. Segnale che anche dal mercato dei bond governativi trapela un certo nervosismo sulla gestione della crisi greca o, molto più semplicemente, i gestori colgono la palla al balzo per aumentare la portata di operazioni speculative in un momento di consolidamento delle quotazioni finanziarie dopo i primi mesi del 2015 improntate al rialzo. In fasi come quella attuale la volatilità è una modalità, non certo la più originale, per continuare a fare profitti.
IL MARKET MOVER Faro sul dato del Pil Usa della prossima settimana: un dato superiore alle attese riaccenderebbe l’ipotesi di un rialzo a breve dei tassi
I RENDIMENTI SUL MERCATO SECONDARIO