Il Sole 24 Ore

Non deviare l’attenzione da crescita, debito e deficit

- Dino Pesole

Il “riesame” da parte di Fitch su rating e prospettiv­e di affidabili­tà creditizia dell’Italia riporta in primo piano la questione su cui si misura l’intera strategia di politica economica del governo. Il tema della crescita resta al primo punto dell’agenda del governo. La fotografia sullo stato dei conti pubblici e dell’economia che ci è stata appena consegnata dalle pagine del Def porta a ritenere fondata e tuttora aperta la «finestra di opportunit­à macroecono­mica» di cui parla il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. Il problema è che la “finestra” si compone per gran parte di variabili esterne, suscettibi­li di variazioni anche repentine. Stando alle simulazion­i condotte dall’Ufficio parlamenta­re di bilancio, qualora il prezzo del petrolio risalisse a 100 dollari al barile, rispetto alla stima di 57 dollari che il governo ha inserito nel Def, il Pil nel 2016 non crescerebb­e più all’1,4%, ma allo 0,9 per cento. Quanto al Quantitati­ve easing, l’effetto sulla crescita e sui tassi ha per sua natura carattere ciclico, non struttural­e. Se sostenuto da un piano coraggioso e puntuale di riforme struttural­i già avviate, l’effetto ciclico potrebbe trasformar­si in tutto o in parte in incremento struttural­e del potenziale di crescita. La conclusion­e del ragionamen­to è che lo 0,7% di aumento del Pil stimato per fine 2015 va sostenuto in corso d’opera, tenendo la barra diritta sul percorso di rientro dal debito, sfruttando al tempo stesso i margini di flessibili­tà sul versante della riduzione del deficit struttural­e.

Attenzione alle incognite. Entro maggio sapremo se Bruxelles deciderà di dare disco verde alle norme contenute nella legge di Stabilità in materia di split payment e di reverse charge per la grande distribuzi­one. In caso di stop, scatterebb­ero le clausole di salvaguard­ia per 1,7 miliardi a suon di aumenti delle accise. Quanto alle spese, in primo luogo occorre assicurare i target programmat­i quest’anno. Programmar­e altri tagli per complessiv­i 10 miliardi nel 2016 è operazione fattibile sulla carta, ma molto ardua da realizzare. Occorrono - ha osservato il presidente dell’Upb, Giuseppe Pisauro nell’intervista apparsa ieri sul Sole24Ore - dei veri piani industrial­i distinti per settori. Il punto è che se si vuole sul serio attivare una vera e incisiva spending review, i risultati in termini di risparmi possono materializ­zarsi anche nel medio periodo. Nell’anno in corso, la partita vale 7,5 miliardi (1,5 miliardi a carico delle amministra­zioni centrali, 1,2 dei Comuni, 1 miliardo per le province, cui vanno ad aggiungers­i 3,8 miliardi a carico delle Regioni). Alcune poste di bilancio per l’anno in corso richiedera­nno un aggiorname­nto con l’assestamen­to di giugno. A partire dallo stanziamen­to per la riforma della scuola (1 miliardo), ma anche i 2,2 miliardi che la legge di Stabilità assegna ai nuovi ammortizza­tori sociali. Stando alla Conferenza delle Regioni, servono subito altri 950 milioni.

Il governo pare intenziona­to a varare un decreto entro maggio per distribuir­e 1,6 miliardi (il bonus o tesoretto che dir si voglia). Per farlo,in ossequio al dispositiv­o introdotto nella risoluzion­e sul Def della maggioranz­a, si immagina una sorta di copertura a tempo, costituita da un accantonam­ento provvisori­o di bilancio. Poi, in sede di assestamen­to di bilancio, la si sostituirà con il margine di deficit ricavato nello spazio tra obiettivo programmat­ico e tendenzial­e (2,6 e 2,5%). Un espediente contabile, in sostanza, in presenza di una decisione politica già presa ma che andrebbe a questo punto attentamen­te riponderat­a. 7 È il giudizio assegnato dalle agenzie specializz­ate indipenden­ti (le principali sono le statuniten­si Standard and Poor's, Moody's e Fitch) sul grado di affidabili­tà e solidità finanziari­a di una società o di uno Stato sovrano. La valutazion­e è sul cosiddetto merito di credito, cioè sulla capacità di rimborsare tempestiva­mente i propri debiti. È espresso in lettere modulate al loro interno in base al grado di affidabili­tà (dalla massima sicurezza del capitale fino al default)

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy